tag:blogger.com,1999:blog-13236053335026191962024-03-13T11:37:26.441-07:00Italiani all'esteroBlog per tutti quelli che, per un motivo o per l'altro, dall'Italia se ne sono voluti (o dovuti) andareUomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.comBlogger27125tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-63081600740539419122014-02-28T01:27:00.000-08:002014-03-07T03:04:58.441-08:00Crisi<style type="text/css">P { margin-bottom: 0.21cm; direction: ltr; }P.western { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }</style>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>07-04-20xx</b></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Perché
non hai colto i quadrifogli con me?</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
E' una
cosa semplice, all'apparenza può sembrare anche infantile, immatura.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Però
non te ne importava, e nemmeno a me.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Non ci
importava, no no, ho sbagliato il tempo; spero importa, di fare cose
semplici o immature.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Che poi
che è semplice lo dici solo tu. Prima di tutto dobbiamo trovare il
tempo di incontrarci, poi cambiare tre bus per lasciarci tutti i
palazzi alle spalle. Dobbiamo trovare un posto tranquillo dove non ci
siano troppe persone e dal quale si possa vedere il lago e le anatre.
Ah, e naturalmente deve essere e mezza via tra il sole e l'ombra per
non moririci di freddo e nemmeno di caldo. Poi, finalmente, possiamo
sfidarci a chi trova più quadrifogli. E baciarci. Per ognuno che
portiamo all'altra, un bacio. Ci regaliamo delle cose a vicenda senza
spendere niente, mi piace tanto. E ti ricordi quella domenica di
qualche mese fa, quando era pieno di gente meglio vestita di noi che
non ci lasciava cercare bene e tu non ne hai trovato nessuno? Ti sei
arrabbiato ed hai iniziato ad urlargli contro che era meglio che si
andassero a chiudere dentro un centro commerciale, perché noi
eravamo impegnati ad innamorarci e il loro essere gente perbene
disturbava noi e calpestava i quadrifogli. Mi hai fatto ridere. Ti ho
dato dieci baci anche se non c'era bisogno di arrabbiarti e non avevi
trovato nessun quadrifoglio.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Stefano,
lo sai che i quadrifogli sono una scusa, e che allontanarci dalla
città non è un fuga. E' il nostro antidoto alle vie del centro,
alle marche sui cartelloni pubblicitari. Il nostro siero contro le
persone famose, contro il ciclo fare-per-comprare. E' il nostro
elisir di baci.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
E'
bellissimo quando ci sdraiamo sfiniti di troppi trifogli e ci diciamo
in faccia quello che faremo fra qualche tempo, quando ci accorgeremo
di quello che vorremo fare.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
A me
non pare semplice. Secondo me essere così non è semplice. Sarebbe
più facile imprigionarci anche noi in un centro commerciale per
guardare quello che è di moda, comprarcelo a rate e finirlo di
pagare quando anche la moda sarà finita.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Allora
spiegami perché l'ultima volta i quadrifogli non li hai voluti
cogliere e te ne sei rimasto due ore seduto sul prato ad ubriacarti
di birra, senza dire niente.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<b>27-04-20xx</b></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Bella
mia, ti scrivo dopo un po' di tempo.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Mi è
servito per capire come mi girava in quel periodo. Ho dovuto
metabolizzare bene e trovare le parole adatte per spiegarti come
voglio. Spero tu non sia troppo arrabbiata con me e mi voglia
perdonare. Lo so che parlavi in modo sincero e che le tue parole sono
partite tutte dal profondo del cuore. Però i tuoi discorsi poggiano
tutti su terreni metafisici. Mi parli di amore, di pensieri, di due
anime, le nostre, unite contro l'impero del quieto vivere e del
consumismo. Lo sai che la penso come te, però fermarsi a quello è
ingiusto. E' ingiusto se non contestualizzi e riporti tutto al
periodo in cui è avvenuto. Lo so che avresti voluto rimanere ferma
nel nostro mondo d' amore, anche io, ma il mondo se ne frega e
continua a girare. Nelle specifico il periodo, il giorno in cui ho
smesso di cogliere quadrifogli ed iniziato a bere, girava in un modo
di merda.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Me lo
ricordo bene, era fine marzo, un paio di giorni prima del tuo
compleanno.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Sai che
riesco ancora a ricordarmi le scene di quella mattina come se fosse
un film?</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Davvero,
riesco a vedermi camminare dal di fuori come stessi osservando
qualcun altro o qualcosa che non appartiene a me. Penso sia normale
averlo ancora così nitido nella mente ora, ma...</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
… ci
ho messo comunque qualche tempo per recuperare tutto e sostituirlo ai
buchi di memoria che ho avuto. Qualcuno ce l'ho ancora.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Comunque,
per il tuo compleanno non hai mai voluto niente. Dicevi che se un
giorno non è ben speso, allora ogni momento vale un altro. Per
questo andavamo sempre a vedere un posto nuovo per festeggiare:
legando quel giorno a quel posto avremmo costruito un ricordo nuovo.
Non ho mai capito fino in fondo cos'è che volevi dire: anche andando
a cena fuori credo lo avremmo creato, il ricordo. L'ultima volta
avrei voluto regalarti una cosa diversa: al parco mi avevi parlato di
tutti i 45 giri che avevi trovato nello scantinato di tuo nonno, una
collezione grandissima di cantanti italiani, e di come avresti voluto
poterli ascoltare per capire che tipo fosse tuo nonno; sentirti un
po' come si sentiva lui a venti anni quando li ascoltava, far finta
insieme un pomeriggio di essere una giovane coppia degli anni 60 che
passava un pomeriggio ad ascoltare vinili di nascosto dai genitori.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
L'avevo
trovata un'idea bellissima.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Mi
ricordo bene il sole che c'era la mattina che sono uscito a cercarti
il giradischi d'epoca, di come ti scaldava quando non eri nelle zone
d'ombra, e di come il freddo della tramontana ti penetrasse fin
dentro lo stomaco quando c'eri. Mi ricordo di aver girato fino a
mezzogiorno e mezza, quattro negozi di musica prima di imbroccare
quello buono. Di come avessi parlato intimamente col proprietario del
regalo che volevo farti, della commozione di poter realizzare il tuo
desiderio (inespresso naturalmente, come tutti i tuoi riguardanti le
cose materiali); lo avrei fatto sapere anche al conducente del 175
quanto ero felice in quel momento “Oh conducente, oggi ho comprato
un giradischi d'epoca alla mia ragazza per ascoltare insieme musica
anni 60 e far finta di essere ancora in quegli anni. Ma il traffico
non pare un po' meno brutto pure a te oggi?”</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Mi
ricordo il prezzo che mi ha detto. Di sbrigarmi a prenderlo perché
anche un vecchio era venuto a vederlo qualche giorno prima e aveva
detto che lo avrebbe comprato appena presa la pensione.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
“Non
ci credo, lo dici solo per mettermi fretta” gli ho detto, e lui “No
ti giuro. Poi a me non mi frega, a chi lo vendo lo vendo. Però sarei
più contento di darlo a te. Quello capace che se lo compra e dopo
du' giorni schiatta”.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Avrei
voluto prenderlo subito, ma non avevo tutti quei soldi.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Mi è
scoppiato il mal di testa quando sono uscito dicendogli di tenermelo
almeno fino a quando il vecchio non fosse ritornato.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Non era
colpa mia ma non potevo farci niente. Sia per il giradischi che per
il mal di testa, non potevo farci niente.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Se ero
uno studente di 22 anni e non avevo lavoro non era certo colpa mia,
ne sono convinto, almeno in parte.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Quando
sono uscito faceva più freddo, o così mi ricordo perché la
tramontana oltre che dallo stomaco mi entrava pure dalle orecchie. Ho
pensato che l'unica soluzione poteva essere chiedere una mano a mio
padre. Certo non era proprio il momento migliore visto che aveva dato
fondo a tutti i soldi dell'assicurazione per aprire il bar dopo che
mia madre era morta nell'incidente.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Forse
era stata una follia, ma non mi ero sentito di biasimarlo. Forse
buttarsi in un cosa nuova senza avere niente a proteggerlo lo faceva
sentire più libero dopo aver perso la cosa più importante per lui.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
E poi
era proprio bello. Papà è un po' una bestia, selvaggio, con quella
barba nera e le poche parole mi è sempre sembrato un diavolo dei
boschi. Non so se gli sia venuto naturale o abbia dovuto raschiare
ogni frammento di sensibilità che mia madre gli aveva lasciato
addosso. Ma alla fine era riuscito a farlo come lo avrebbe fatto lei.
C'era mia madre in quel bar, nei tavoli nuovi di noce sbiancata,
nelle palme Areca discrete agli angoli, nei quadri dell'avanguardia
russa e spagnola appesi ai muri, nella voce rotta dall'alcool di De
Andrè e Brassens che usciva dalle casse.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Nella
disposizione della macchina del caffè, tazze, bottiglie, tutto si
integrava in un unico tipo di natura, tutto si voleva sposare
all'altro. Eppure durante il primo mese le cose non stavano andando
bene, per niente. Ed io ancora non ti so descrivere bene la rabbia,
tristezza, senso d'inadeguatezza che m'ha preso quando sono arrivato
e dalle vetrine ho visto mio padre in piedi, immobile col suo
grembiule nero davanti alla cassa, al bar vuoto. Dopo tutti i suoi
sforzi, e la mamma, e il giradischi, cazzo il giradischi. Poi tutto
si è mischiato al mal di testa, m'ha rotto la mente e al suo posto
c'ha lasciato un vuoto. Non riuscivo a pensare a niente. Quando t'ho
raggiunto questo vuoto m'aveva già quasi mangiato tutto da dentro.
Ho bevuto tanto per tentare di colmarlo.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ecco...
Ti ho risposto e ti ho spiegato.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Mi
perdoni?</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<b>01-07-20xx</b></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Stè,
ti continuo a scrivere perché al momento è l'unico modo che ho per
mettermi in contatto con te, col tuo vero te. Visto che quando siamo
insieme non mi ascolti più, spero almeno tu mi legga quando non lo
siamo.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Spiegami
che cosa sta succedendo, perché non lo capisco, spiegamelo perché
sono triste. Lo so che è difficile trovare lavoro mentre si studia e
che il bar di tuo padre non se la sta passando bene. Però non sono
buoni motivi per cadere a pezzi. Lo sarebbero, forse, se non ci
avessimo l'una con l'altra, però ci siamo, no? Quando uno dei due
sta male non può cadere, perché quando inizia ad inclinarsi e a
franare verso terra, subito accanto c'è l'altra che lo sostiene, lo
tiene in piedi fino a quando non sta meglio e può reggersi da solo.
Non dire che sono la solita romantica, non è un fatto d'amore
questo, è fisica. Se due oggetti sono posti uno accanto all'altro ed
uno dei due comincia ad inclinarsi da un lato (possibilmente quello
giusto), se il corpo che gli è accanto riesce ad opporre una forza
uguale e contraria lo tiene in piedi, sennò cadono entrambi. Al
liceo te l'avevo fatto capire spiegandoti che la terra e la luna si
attraggono e respingono con la stessa forza, se uno dei due ci
mettesse troppa forza attirerebbe l'altro nella sua orbita ed
esploderebbero entrambi. Vorrei non esplodessimo.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Lo so
che è difficile, lo è per tutti. Però devi guardare le cose
positive che ci sono: certo non puoi permetterti grandi spese in
questo momento, ma ti servono? Hai una casa, puoi mangiare tutti i
giorni, coltivare i tuoi sogni, costruirti la tua strada lunga e
luminosa. Hai me.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Fino a
qualche settimana fa avevamo anche questo parco tutto per noi.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Il lago
era nostro quando ci facevamo lunghe passeggiate intorno e ci
riflettevamo sulla superficie col bel tempo, le papere e le anatre
erano nostre quando passavamo mezz'ore a guardarle andare giù e poi
riemergere dopo qualche angosciato secondo di troppo dalla parte
opposta.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
I
visoni, le volpi, tutte le bestie morte che stavano appese alle
signore bene nel caldo di aprile erano nostre quando le guardavamo e
le facevamo le boccacce. In tutte queste cose noi ci appartenevamo.
Non tu a me ed io a te, ognuno a se stesso. Eravamo esclusiva
proprietà di noi stessi.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ti
scrivo questo perché vorrei tornassi ad appartenerti. Perché quando
non ascolti e sei perso nei fantasmi delle tue fantasie, o
semplicemente perché sei ubriaco, non sei tuo, sei tuo schiavo.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
E
sopratutto, davvero, la cosa più importante, non fare mai
maimaimaimaimaipiù come la sabato scorso. Perché hai iniziato a
tirare pietre alle anatre? Credo che ad una tu abbia spezzato un'ala.
Avresti potuto ucciderla, ed ho paura che tu lo sappia.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
L'ho
detto... ho paura. Smettila e amiamoci e basta.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ps. Non
m'importa non sia stato un bel compleanno. Torna indietro e
facciamone un altro.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<b><br /></b>
</div>
<b>
</b>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<b>09-07-20xx</b></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ero
arrabbiato. Ero arrabbiato perché non avevo potuto comprarti il
giradischi; per questo ho preso a sassate le anatre. Ti ho raggiunto
al parco e tu eri sotto il sole con un cappello di tela beige, una
roba da mercatino. Però ci avevi messo qualche margherita che avevi
colto poco prima, sorridevi. A ripensarci eri proprio semplice. Una
bellezza semplice, senza roba inutile.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Eri una
vista incredibile. Un deserto.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Cristo
come mi ha fatto incazzare vederti così bella e sapere di non
poterti dare quello che io avrei voluto. Di non poterti dare il
giradischi per sentire i 45giri di tuo nonno, non poterti portare a
cena fuori, non poterti offrire un cono gelato gigantesco solo per
sporcarti il naso di panna e ridere insieme.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Tu
stavi lì, bellissima e sorridente, ed io non avevo niente.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Lo so,
lo so che mi diresti che quello che volevi ce l'avevo già, che era
dentro di me.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Però
cazzo, la vita è più complessa, non siamo fatti di materia eterea,
siamo di carne e ossa. Carne che respira, si nutre, desidera. Il
punto della vita, il centro preciso ed esatto non è proprio
realizzare i propri desideri prima che finisca lei? Non è questa la
vera libertà? Non è finire quello che vogliamo prima di morire? E
io questa libertà non ce l'avevo. Volevo esaudire tutti i tuoi
desideri. Volevo esaudire il MIO desiderio di esaudire i tuoi
inespressi.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Invece
noi stavamo fermi. Fermi davanti al lago a vedere passare le papere e
le anatre.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
A
vederle nuotare in acqua senza problemi, senza pensieri, senza cose
da dover fare se non quelle che le dettavano l'istinto. Ho provato
una gran rabbia.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Perché
non devono pagare l'affitto del lago? Perché non devono comprare
quello che mangiano? Perché non hanno ricordi da dover dimenticare?</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Più ci
penso e più mi sembra di essere risucchiato in un buco nero, un buco
nero che nasce da dentro di me, che parte dalle budella e mi rivolta
dall'interno, mi gira come un guanto e mette la pelle al posto delle
ossa e le ossa al posto della pelle e ho i capelli dentro la testa e
mi pizzicano tutti come mille spilli e il cervello fuori a contatto
con l'aria mi duole e questo buco nero succhia e succhia sempre più
forte fino al centro e tutto mi tira tutto mi fa male sono
inghiottito da me stesso e non so che fare. E le papere, le maledette
papere non pensano a niente, perché perché perché perché perché?</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
No. No
no scusa lascia stare, è stato solo un attimo. Mi sentivo davvero
così ma è passato. E' stato tempo fa, adesso sono più leggero.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Però
cerca di capire, il bar di mio padre aveva chiuso, non riuscivo a
dare esami, non avevo trovato lavoro nemmeno per dare i giornali
fuori dalla metro, e sta cazzo di crisi che pare abbia fermato il
mondo, i miei amici che piangevano miseria e nel frattempo uno s'era
fatto la Dacia nuova con i soldi della pensione del padre, l'altro
s'era comprato la Playstation anche se erano tre mesi che non
lavorava. E io manco un giradischi usato ti sono riuscito a comprare.
Non mi riesce niente. Mi sento un peso per te. Mi sento come se tu
sognassi anche per me, perché a me ormai non riesce nemmeno quello.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ma
adesso, adesso ho capito, devo starti vicino, lo devo fare perché tu
lo fai. E se ci stiamo vicini non ci possiamo perdere, non possiamo
perdere la strada anche se non prendiamo quella giusta. Non possiamo
perdere e basta. Non ho ragione? E' in momenti come questi che
dobbiamo stringerci. Nei momenti che cambiano tutto il nostro piccolo
mondo, noi dobbiamo rimanere uguali.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Conservare
le immagini che abbiamo di te e di me.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Per
sempre.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ps. Per
favore, rispondi.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<b>11-10-20xx</b></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Sai
qual'è stata al liceo la cosa che mi ha fatto interessare a te? Il
minidisc...</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
In quel
periodo tutti avevano iniziato ad ascoltare i primi lettori mp3 della
Sony o della Creative (nessuno immaginava ancora la bomba atomica
culturale che sarebbe stata la Apple per i giovani, e d'altronde
quasi nessuno sapeva cos'era o cosa facesse... Come cambiano le
cose...)</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Tu te
ne venivi in classe sempre con le cuffie infilate nelle orecchie e la
musica dei Bluvertigo e dei Doors sparata al massimo. Gli altri
compagni ti prendevano in giro: i Doors erano passati di moda da
troppo tempo, e i Bluvertigo non lo sono mai stati, in più usavi
quell'affare strano per ascoltarli, eri un personaggio. Un giorno,
durante l'intervallo, tu stavi con la guancia appoggiata sul banco e
gli occhi chiusi, la musica ovattata che ti usciva dalle orecchie si
impastava alla risa delle ragazze in seconda fila (io stavo in
penultima), alle voci scoordinate dei ragazzi che giocavano a
calcetto col cancellino. Ma era un'immagine troppo eterogenea perché
si amalgamasse davvero, non sembravi far parte della stessa realtà:
eri come protetto da una nuvola densa e trasparente che partiva dagli
auricolari e ti avvolgeva come una placenta.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Per un
attimo mi sembrò che dove eri seduto tu, il tuo corpo, il banco, la
sedia, tutto fosse un'immagine ritagliata da un'altra realtà ed
appiccicata alla bene e meglio nella nostra. O forse eravamo noi ad
essere stati ritagliati ed appiccicati con la saliva sulla tua.
Mentre l'intervallo proseguiva disordinato, smisi di parlare con le
mie amiche ed attraversai la nuvola.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ti
battei due colpi sulla spalla, ti girasti dall'altra parte emettendo
una specie di grugnito. Te ne diedi altri due e tu senza girarti,
con la faccia rivolta verso la finestra mi dissi (più o meno, è
passato tanto tempo) “Ma che vuoi? Lasciami dormire”.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Non mi
perdei d'animo e continuai a picchiettarti la spalla con un ritmo
fastidioso, volevo sapere, capire perché ascoltassi un aggeggio così
strano e diverso da quello degli altri.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Alla
fine riuscii a farti voltare. Avevi ancora le cuffie e mi guardavi
con un occhio aperto e uno chiuso, la faccia contorta in
un'espressione di attesa indesiderata. Non dicevi niente, io nemmeno,
mi guardavi e basta, aspettavi, io pure. Stavi per rimetterti con il
viso contro il muro quando presi coraggio e ti chiesi “Com'è che
si chiama quella roba che stai ascoltando?”</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
“Questa
roba si chiama “Bluvertigo”, e lo sai benissimo visto che mi
prendete tutti per il culo perché sono l'unico ad ascoltarli”,
continuavi a tenere l'occhio chiuso e i muscoli del viso tesi in un
mezzo broncio.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
“No,
no lo so chi sono i Bluvertigo, sono andati anche a Sanremo
quest'anno no? Volevo sapere con che cosa li stai ascoltando. Non è
un lettore cd, e nemmeno uno mp3. Sono curiosa, tutto qui.”</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Apristi
l'occhio e ti tolsi una cuffia, la smorfia se ne era andata.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
“Robbè,
è un minidisc, è come un cd, però piccolo”, infilasti la mano
nello zaino e ne tirasti fuori quattro o cinque dischetti sporchi di
tabacco rivestiti di un involucro rigido di plastica.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
“Ah,
ho capito, è come un cd in miniatura, però intorno ha la plastica
così non si rovina. Vabbè però gli mp3 sono più pratici no?
Perché ti sei comprato sto coso? Sembra un po' da sfigati”</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
“AHAHAHAHAH”
esplodesti in un risata, gli altri si fermarono per un attimo a
guardarti, Davide, il ragazzo sovrappeso in ultima fila disse “E'
pazzo”, poi continuarono le loro cose.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
“Nono
Robbè, sono gli altri che sono sfigati”, “E perché, scusa?”
ti domandai con un tono di sfida.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
“Perché
sono tutti dei scemi che seguono la moda. Appena esce il giocattolo
nuovo devono correre a comprarselo e a farsi fregare i soldi. E'
successo con i cellulari qualche anno fa, ti ricordi? I primi usciti
erano peggio delle cabine telefoniche e costavano un botto. Adesso
stanno cominciando a farli sempre più piccoli e meno costosi. Però
comunque se non avevi un cellulare eri uno sfigato. I lettori mp3
costano troppo per quello che offrono. Sono andato a farmi un giro
per negozi l'altro giorno e non si trovano a meno di 200 mila per 32
mega di memoria. Ma lo sai quante canzoni ci stanno in 32 mega?”</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ci
pensai su, ai tempi avevo un normalissimo lettore cd che leggeva solo
dischi originali “Boh, non lo so, un bel po' credo”</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
“Nono”
mi risposi, avevi l'aria di qualcuno che avesse vinto una sfida
importante “Nono non ce ne stanno un bel po' manco per niente. Tu
sei brava in matematica ed io sono una capra, giusto? Allora aiutami
a fare un po' di conti: se un file mp3 ha una grandezza media di 4
mega, quanti canzoni ci stanno su lettore?”
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
“Boh,
non lo so, una decina credo” ti risposi onesta, non avevo ancora
finito di pronunciare bene la “O” di “credo” che la tua voce
si sovrappose unendosi alla mia “O-A me dieci non bastano. Sai la
musica, la musica che uno ha dentro? La musica che siamo, ognuno a
modo suo, e che è oltre noi anche se ci sta dentro e nessuno ce la
potrà mai strappare? Io me la sogno ogni tanto, tu? Lo abbiamo
studiato con Schopenhauer pochi giorni fa, <i>“l'immagine della
volontà stessa”. </i><span style="font-style: normal;">L'immagine
della nostra volontà di vivere Robbè! A me per capire sta musica,
quella mia, mi serve di sentire quella degli altri. Me ne voglio
sentire tanta, perché più ne ascolto più riesco ad aggiungere un
pezzetto alla sinfonia infinita che c'ho in testa” avevi gli occhi
lucidi e rossi.</span></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ero
perplessa, ma mi attraeva quello che dicevi, come lo dicevi. Non
sembravi il classico liceale sinistroide che ripete pieno di enfasi
teorie sovversive sentite chissà dove. Ti usciva naturale. Sembravi
tu, proprio “tu” a parlare, non qualcun altro, non so, è
difficile da spiegare a parole.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Nemmeno
tu riuscivi a spiegarti bene, ma anche se per la maggior parte del
tempo mi sembrò di stare ad ascoltare un pazzo (quando iniziammo ad
uscire la mia amica Anna me lo disse tante volte “Lascialo stare
Stefano, quello è matto, ma matto davvero, ti farà passare i guai”,
la odiavi. Dicevi “Meglio matti che tristi”), per un attimo, no
meno, solo il pezzettino più piccolo ed incalcolabile di un attimo,
la sentii anche io la tua “musica”.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Comunque
continuammo per un bel po', mi spiegasti che il minidisc aveva un
cavo che bastava attaccare ad una radio, stereo, computer o qualsiasi
altra cosa, per registrare direttamente, ed in più i dischetti erano
riscrivibili, la qualità del suono era migliore, se prendeva un urto
la musica non si arrestava e che quindi potevi portarti sempre dietro
tutta la musica che volevi. Sembravi un fiume in piena, non ti
fermavi più, eri davvero contento di poter spiegare a qualcuno che
te lo aveva chiesto quanto in realtà fosse “cool” (per il tuo
modo di vedere) quella cosa per la quale ti prendevano tutti in giro.
Alla fine suonò la campanella senza nemmeno ce ne accorgessimo.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Prima
di tornare al mio banco mi chiesi che musica ascoltavo, ti dissi che
mi piacevano molto Carmen Consoli e i Mostly Autumn, anche se erano
un gruppo che non avevi mai sentito nominare non facesti una piega,
mi dissi solo “Grazie” facendo un gran sorriso. Hai sempre avuto
dei bei denti.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Il
giorno dopo a ricreazione eravamo seduti al tuo banco ad ascoltarli
insieme col tuo minidisc smezzandoci le cuffiette.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Stè,
non lo so se davvero ce l'abbiamo questo suono dentro, questo ritmo
incredibile di accelerazioni, pause e ripartenze. Non lo so, è tanto
difficile ultimamente, è difficile con te, non so più a cosa sia
giusto credere. Però una cosa voglio tenerla stretta fino
all'ultimo: quando all'inizio ci sdraiavamo sul prato con gli occhi
chiusi tenendoci per mano senza dire una parola, quando coglievamo
quadrifogli, quando prendevamo in giro le coppie “normali”,
quando una notte abbiamo scavalcato il muro del parco, ci siamo
spogliati nudi e ci siamo buttati nell'acqua a fare l'amore, in tutti
quei momenti voglio credere ancora che da noi partiva una vibrazione,
un'onda che si univa a tutte le altre del mondo, si armonizzava e ce
ne rendeva parte.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Voglio
ancora credere che tu sia rimasto fedele al pazzo che eri in quei
giorni e non ti stia perdendo a guardare il lato brutto della vita.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Non
voglio credere che l'altra sera tu sia venuto ubriaco, fatto (quelle
non erano solo canne...) fuori casa, ti sia arrampicato sul cancello
e dimenato urlando e sbattendo come un animale che volevi parlarmi.
Non voglio credere che quando mia madre è venuta fuori e ti ha detto
di andare via con l'affetto, la dolcezza, di una persona che ti vuole
(ha voluto...) bene, tu le abbia dato una spinta rabbiosa, cattiva
facendola cadere per terra. Le hai fatto male. Fuori e dentro.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Che
posso fare Stè? Che posso fare ormai per noi? Mi rifugio nei
ricordi, mi faccio piccola piccola e mi avvolgo nella placenta che ci
circondava in quei giorni lontani da tutto ciò che non è più... Ti
appoggio la testa sul petto e sento ancora la nostra volontà di
vivere che ci batteva lo stesso tempo nel cuore.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Non
voglio che Anna abbia ragione.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<b>16-10-20xx</b></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Robbè
Robbè Robbè, mia splendida, unica, imperdibile Roberta.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Tu sei
la mia anima gemella, tu senti ciò che sento io. La musica c'è
ancora. Solo che si sente peggio, è sto mondo di merda pieno di
rumore e interferenze che ci fa sbagliare e scambiare un suono per un
altro, allora perdiamo il ritmo e facciamo cazzate. Ma la colpa non è
mia, capito? Non è MIA.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Lo sai
quanto ti amo, quando facevamo, facciamo l'amore e ti sto sopra e mi
guardi negli occhi e stai zitta e io pure non dico niente, tutto si
armonizza a noi, vive e muore ed è felice e si dispera in funzione
di noi, a noi soli che ci capiamo e siamo due come uno.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
E in
quei momenti non c'è nient'altro, nessun frastuono che inquina
quello che sentiamo. E tu lo sai.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ma poi
c'è il resto, c'è fuori il mondo che cerca, tenta con tutte le sue
forze di cambiarci e cambiarci per non cambiare lui ed io non ce la
faccio più perché il bar di mio padre ha chiuso, e nessuno mi fa
lavorare perché non ho esperienza, ma come cazzo me la faccio
l'esperienza se non posso cominciare, e sono mesi e mesi che ho le
stesse felpe e magliette e mutande e si stanno logorando, mi stanno
addosso e ci stiamo logorando e vorremmo smettere ma non abbiamo
scelta.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
La
gente ripete, salmodia come un mantra “la crisi la crisi!”,
viviamo tutti in una crisi però vedo ancora tutti desiderare,
idolatrare i nuovi telefoni, le macchine, le squadre di calcio, mille
facce in tv che si rincorrono abbaiando che con loro cambierà, e non
cambia niente.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Comprare,
comprare. Cazzo il giradischi. Capito?!? Il giradischi e le mutande.
Non è giusto, è questo il rumore, tutto è rumore e non è colpa
mia. Vaffanculo a la musica da idioti, alla crisi che avete nel
cuore. Io pure VIVO, e voglio continuare a farlo, e voglio comprarti
il giradischi e comprarmi diecimila cazzo di mutande nuove tutte con
l'elastico perfetto e appena comincia a cedere buttarle via.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Se il
mondo fa rumore c'è da fare casino più di lui. Superare il livello
consentito, vaffanculo mi farò sentire. Ci faremo sentire.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Ho già
trovato il modo.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Mi
ricordo che avevo anche io un lettore mp3 nuovo, 64gb, il più
grande. Il mejo de tutti. Era qui fino a un attimo fa e non riesco
più a trovarlo...</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Mi
ricordo di te.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Non
riesco più a trovarti.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Dove
siamo adesso?</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<b>20-12-20xx</b></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Dove
hai preso tutta la roba che mi hai mandato? Da dove viene il 45 giri,
e i fiori, e i vinili? Come li hai comprati? Ti sei messo a
spacciare? A rubare? E' questa la fine che pensi di meritarti? Non mi
interessa più. Ti ho già mandato indietro tutto. Fra due settimane
parto, ho deciso. Mi hanno dato la borsa di studio per fare ricerca a
Berlino. Al mese non è molto, ma è quanto basta per andare via .</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Via da
qui. Via da te.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Stè...
ti prego... salvati....</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Tua</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Roberta</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<b>22-12-20xx</b></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Robbè
no. Nonononono.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Torna.
Tornatornatornatorna. Stringimi ancora. Stringimi per sempre.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Voglio
stringerti per sempre.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Dove
siamo ADESSO?</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
TORNA.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<b>25-12-20xx</b></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
All'attenzione
del sig. Stefano Bianconi</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
dall'Avv.
Ingravallo, legale della famiglia Bastreghi</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Con la
presente si comunica quanto segue:</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
La
famiglia Bastreghi tutta ha già patito molto a causa della prematura
scomparsa della sig.na Roberta Bastreghi avvenuta in Dicembre dello
scorso anno.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Sebbene
i giudici Le abbiano comminato una pena detentiva pari ad anni
ventuno per il reato commesso (non esprimo opinioni a riguardo
soltanto per non contravvenire all'articolo n.48 del codice forense),
La invito formalmente a non tormentare ulteriormente la suddetta
famiglia con missive indirizzate alla scomparsa.
</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Viceversa
sarà interesse della famiglia Bastreghi tutelarsi giuridicamente.</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Distinti
saluti</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
Avv.
Francesco Ingravallo</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><b>APPENDICE</b></span></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><i><b>Indice
delle date e titoli</b></i></span></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Roberta
- 07/04/2009 - Quadrifogli</i></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Stefano
- 27/04/2010 - Giradischi</i></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Roberta
- 01/07/2009 - Fisica</i></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Stefano
- 09/07/2010 - Rabbia</i></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Roberta
- 11/010/2009 - Mi ricordo</i></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Stefano
- 16/010/2010 - Nuova vita</i></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Roberta
- 20/05/2009 - Addio</i></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Stefano
- 22/12/2010 - Torna</i></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Avv.Ingravallo
- 25/05/2010 - Diffida formale</i></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 200%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-81887804600043435942013-10-21T08:43:00.000-07:002013-11-08T04:32:36.854-08:00Palazzi - Racconto 02<b>Palazzi </b><br />
<br />
<style type="text/css">P { margin-bottom: 0.21cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); }P.western { font-family: "Liberation Serif","Times New Roman",serif; font-size: 12pt; }P.cjk { font-family: "Droid Sans Fallback"; font-size: 12pt; }P.ctl { font-family: "Lohit Hindi"; font-size: 12pt; }</style>
<br />
I<br />
<br />
“NO. No aspetta... Che significa? Il corpo inizia a sentire la mancanza. Parte come un malessere rarefatto, un pensiero, uno solo che sfugge al meccanismo caotico e perfetto che oscilla instancabile dentro e fuori te. Parte dal punto più lontano ed estremo, quello insospettabile. Magari all'inizio è solo un impulso anonimo che si muove insieme a tutti gli altri impulsi anonimi che regolano la tua mente. Magari sta andando dallo stomaco a dirti che hai fame, o che vuoi sederti. Poi, come fosse niente, naturalmente, si stacca. Gli altri procedono normalmente e lui si stacca, se ne va. Sembra rapito da una voglia che sembra rabbia, pero' dolce, e lei sta dentro di te e c'è sempre stata. E lui lo sa, la sente, la segue. E se ne va tranquillo e solo e rabbioso e dolce. Se ne va sicuro ma lento, risale tutto il tuo corpo fino alle mani, alla punta delle dita. Perché è li che va sempre, ed è lì che tu sfoghi la tranquillità e la solitudine e la rabbia e la dolcezza...”<br />
Seduto davanti a un caffè pensava, pensava cose senza connessione apparente, senza un legame che fosse possibile spiegare agli altri con parole semplici, se mai ce ne fosse stato il bisogno. Seduto di notte davanti a un caffè, lasciava fluire i pensieri, li lasciava andare dove gli pareva, dove dovevano andare. Non era un esercizio di stile, non era uno scrittore e non cercava nemmeno di impressionarsi da solo se mai ne avesse avuto uno bello, geniale. Il pensiero giusto, quello che può elevare una mente mediocre ed illuminarla. Trasmutare in un micronesimo di secondo una mente mediocre in una mediocre che una volta ha avuto un pensiero geniale e dimostrare che Darwin aveva ragione e che l'evoluzione si presenta improvvisa e senza motivo. Non è che sia facile, ma qualche volta capita. Non lo cercava. E non gli piaceva nemmeno scrivere. <br />
Però li scriveva. Tutti.<br />
Pensava e allo stesso tempo scriveva. <br />
“... e vivere qui vicino dev'essere un'agonia. Certo, anche io abito qui vicino ma la zona è più appartata rispetto alla strada principale. Abitare proprio qui su questa strada. Come fa uno ad abitare vicino a questa strada? Voglio dire, è notte e passano un sacco di macchine. Le sento anche da dentro il Cafè, passano musica ed è quasi notte. Magari se sei stanco ti addormenti e non le senti più, ma se ti svegli poi dev'essere dura tornare a dormire. La mattina sarà un inferno. Perché le case non le fanno più lontane dalla strada? Perché non fanno una legge che dica che le strade grandi non possono stare a meno di 'tot' metri dalle case? Perché allora tutti abiteremmo lontano dalle strade e per raggiungerle dovremmo costruire altre strade che però non potrebbero arrivare alle case e tornare sarebbe un casino... <br />
Devo pisciare...”. <br />
Scriveva tutto. <br />
Lo faceva da due anni, da quando aveva trovato lavoro e durante il giorno gli era vietato pensare. Non proprio vietato, ma era meglio non lo facesse, non ne aveva il tempo, e per quello che doveva fare non avrebbe avuto nemmeno senso. Quando lo avevano assunto, la sera, appena finito di lavorare, era uscito nel parcheggio e prima di salire in macchina, mentre infilava la chiave nella serratura, si era sentito stanco. Privato di ogni forza, si era sentito un succo d'arancia rossa offerto a un bambino viziato che lo aveva succhiato ingordo in un'unica violenta volta. Lo odiava quel bambino viziato. Ha già tutto senza essersi meritato ancora niente, ha due genitori che non si amano e che lo trattano come un cane di lusso, lo ricoprono di giocattoli, uno, due, tre ogni giorno, ci gioca due minuti e poi si annoia, si scorda, si dimentica di loro. I suoi genitori guardano tutti dall'alto in basso e così fai pure lui senza poterselo permettere. Non se lo può permettere perché è un grassoccio bambino viziato che ha tutto e non si merita niente. E gli offrono pure il succo. Almeno succhiami piano, cazzo!<br />
Così si era sentito. Non era una stanchezza fisica, né mentale. Era un senso di svuotamento totale.<br />
Quel giorno aveva guidato fino a quasi casa sua, si era fermato in un Cafè nelle vicinanze che rimaneva aperto 24h, aveva ordinato un caffè e piano piano i pensieri erano tornati nella sua testa. Loro tornavano e lui, per non perderseli, li scriveva. In due anni aveva accumulato sotto al divano letto sul quale dormiva una quantità smisurata di quaderni a righe, quadri, block notes, scontrini scritti sul retro, agende, copertine di libri, bicchieri di carta schiacciati, cartoline, buste da lettere senza lettere, lettere senza buste, banconote, fumetti, cartine per il tabacco... Da quando si metteva seduto in quel Cafè scriveva senza sosta, e smetteva solo quando si sentiva pieno, e tutta la carta che aveva sotto mano era piena di quel che lui era pieno. Allora posava la penna, tornava a non pensare, pagava il conto, usciva dal bar, aspettava che il semaforo diventasse verde, faceva a piedi il minuto, minuto e mezzo, che lo separava da casa, si spogliava, lavava i denti, si metteva a dormire ed il giorno dopo riniziava.<br />
Non aveva un'idea precisa di cosa avrebbe fatto di tutti i milioni di parole che aveva messo sotto il divano letto. Forse un giorno le avrebbe prese e rilette dall'inizio alla fine una per una, avrebbe scelto quelle più belle, sottolineate, ci avrebbe scritto un numerino accanto, le avrebbe ritagliate a poi incollate tutte in fila in ordine numerico. Poteva uscirci la poesia del secolo. “La lunga e compressa poesia dei nostri tempi”. O magari li avrebbe fatti leggere a suo figlio, se mai ne avesse avuto uno. Non lo sapeva nemmeno lui. Naturalmente aveva scritto anche questo.<br />
Tornò dal pisciare. Si rimise a sedere e chinò di nuovo la testa sull'agenda nuova che aveva comprato. C'era Tom Waits disegnato in copertina che fumava, un corvo sulla spalla. Gli piaceva Tom Waits. Non aveva letto niente di suo però aveva visto quella copertina con un tizio cool che fumava guardando l'orizzonte con un corvo sulla spalla. L'aveva presa in mano e sotto al disegno c'era scritto 'Ritratto di Tom Waits'. Quindi gli piaceva Tom Waits. O perlomeno la sua immagine. Poi la risollevò un attimo, si diede un'occhiata intorno. Non c'erano poche persone per essere così tardi. Essendo l'unico Cafè che faceva orario continuato, tutti gli amanti delle ore piccole si riunivano lì. C'erano diversi tavoli con delle poltroncine in vinile rosso e un bancone grande dove le persone si sedevano accanto ed una di fronte all'altra. Però non si vedeva chi c'era davanti perché era separato a metà da un vetro colorato che impediva di guardarci attraverso. Si intravedevano le sagome. C'erano per lo più ragazzi soli che armeggiavano con l'I-Phone, I-Pod, I-Pad, I-Mac, qualcuno, evidentemente più sfigato e meno alla moda aveva un modello surrogato o un semplice portatile. E stavano tutti chini come stava lui, a farsi i cazzi loro come stava lui, a muovere le dita come le muoveva lui. Li guardò meglio. Prima chi gli sedeva immediatamente a destra e a sinistra. Quello di destra stava aprendo i profili facebook dei suoi amici, apriva, guardava, chiudeva, ne apriva un'altro, commento “:)”, chiudeva, apriva “Che bella che sei”, chiudeva, apriva “Sei na merda... ;)”, chiudeva... Quello a sinistra, che aveva un I-qualche cosa che era nuovo, non lo capiva bene però gli sembrava nuovo, aveva cliccato per sbaglio su una pubblicità che aveva aperto altre tre pagine di pubblicità, e si affannava tentando di chiuderle, aprendo ogni volta che andava sulla 'X' di chiudi, altre tre pagine. Andavano a tre a tre. Si alzò e si fece un giro del bancone. Tutti più o meno impegnati nelle medesime attività, tutti a far scivolare, avvicinare, roteare, picchiettare le dita sugli schermi, ognuno sul suo schermo.<br />
Tornò a sedersi, prese la penna: “Stiamo”, cancella, “Stanno seduti tutti al proprio posto, tutti ordinati, in fila, nel proprio guscio. Sembrano tartarughe. La tartaruga è un animale molto longevo, vive anche più di cento anni, a volte trecento. Eppure non si muove mai, mai mai mai dal proprio territorio. Dalle proprie abitudini, da quello che fa. E' un'animale stanziale: si sveglia la mattina, se ne sta qualche ora a crogiolarsi a sole, a fare niente, a non fare niente. Aspetta che gli si alzi la temperatura e basta. Poi, quando si sente in forze dopo un bagno di sole, si fa un giretto per mangiare. Mangia erbe, radici, insalate, fiori, qualche volta frutta. Se proprio ne sente il bisogno raramente mangia lumache, o altri invertebrati più piccoli di lei. Quando il cibo manca la tartaruga mangia la merda. La sua e quella degli altri. Anche i cani mangiano la merda, però di solito la mangiano perché gli piace. La tartaruga perché non ha altro da mangiare, allora si costringe. Comunque non sono un cane. E non sono una tartaruga. Non voglio essere una tartaruga. Mangio merda, a volte, spesso, quasi sempre, in senso metaforico, s'intende, ma non sono una tartaruga, non voglio essere una tartaruga. Poi dopo mangiato la tartaruga si mette da una parte, in un angolo ben riparato (e se non è ben riparato non importa perché non ha molti predatori in natura), e s'addormenta. Il mattino dopo daccapo. Tutta la vita. Cento anni. Quelle fortunate fino a trecento. Poi muore. Voialtri siete tartarughe. Voi chiusi dentro il guscio, guscio apatico-anonimo-multiuso. Causa-rimedio-funzione-soluzione della noia-paura. Tu, ragazzo con il berretto di lana firmato sulla testa che smanetti con l' I-coso del cazzo anche se dentro il Cafè c'è il riscaldamento e non ti vede nessuno. Tu sei una tartaruga. Il tuo telefono, il tuo vestito carino, il tuo caffè, il tuo mutismo, i tuoi gesti ripetitivi, le tue cuffie per la musica nelle orecchie, il tuo lavoro, il tuo mangiare, il tuo dormire, il tuo scopare, il tuo morire. Il tuo ripetitivo morire vecchio e stanco e rincoglionito e senza senso. <br />
NO. No aspetta... Che significa? Non sto facendo lo lo stesso? Non me ne sto pure io seduto, col caffè, con la penna, con la giacca elegante del lavoro, non mi sto facendo i cazzi miei pure io?! Non mangio, dormo, scopo, muoio pure io? Sto dentro al guscio come te, come voi. Allora, in un modo o nell'altro, siamo tutti tartarughe... Però, però se siamo tutti tartarughe, se stiamo tutti avviluppati, aggrappati, stretti ad un guscio perché ci ripara, protegge, fa comodo o quello che è, io voglio essere una tartaruga di mare. Marina. Sarò una tartaruga marina. Sono una tartaruga marina.<br />
Belli miei, c'è una differenza, una sola, ma è grande. Voi ve ne state fermi, siete stanziali. La tartaruga di mare, la caretta-caretta, nasce sulla terra e appena nata si tuffa in acqua, e non ritornerà sulla terraferma se non per deporre le uova, se è femmina, se è maschio non ci tornerà per niente. Gira tutto il mondo, gli scienziati non hanno ancora capito che vie, rotte, segue. Gli hanno messo collari gps di tutti i tipi ma ancora non l'hanno capito. Forse segue la corrente. Forse è intelligente e decide da sola dove andare. Forse è scritto nel DNA, è tutto istinto, e va e basta. Se siamo tutti tartarughe e dobbiamo avere il guscio, io sarò una tartaruga marina. Caretta-caretta. Ciao terricoli, vado a vedere il mondo.”.<br />
Chiuse l'agenda di Tom Waits, calmo, lento, lentolentolento, si alzò, pagò il conto e scese per strada.<br />
Aveva la convinzione che il giorno dopo avrebbe lasciato il lavoro, la macchina, il Cafè, la casa, il divano letto, le parole sotto il divano letto, l'agenda. Il giorno dopo si sarebbe buttato a mare ed avrebbe seguito la corrente, forse lo avrebbe deciso, o ce lo aveva scritto nel DNA. Non era un pensiero, non stava più pensando da quando aveva staccato la penna dal foglio, era una convinzione.<br />
La convinzione gli durò fino a che fu fuori il Cafè, a notte fonda, appoggiato con le spalle al semaforo pedonale aspettando che scattasse il verde per arrivare a casa sua, un minuto, un minuto e mezzo, il tempo che qualcosa lo punse nella parte del collo scoperta fra il bordo della camicia bianca e l'attaccatura dei capelli. Svenne, non lo pensò, svenne.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
II<br />
<br />
Non sentiva le mani, i piedi, la testa, le gambe, la lingua, il respiro, il dente cariato che gli faceva male da due settimane, il culo. Non sentiva i suoi pensieri. Era sicuro di esserci, perché c'era, ma non sentiva niente. A discapito che tutti i segnali che non sentiva dicessero il contrario, lui c'era. Era come uno specchio umido dopo una lunga doccia calda; se ci si specchia non si riesce a capire bene se chi è riflesso è il corpo di un bambino, una donna, un giovane, un vecchio, di qualcuno che non siamo noi. Eppure lo siamo. Non si può fare finta di niente solo perché siamo nascosti ai nostri occhi. Cercò di spannarsi come poteva. In primo luogo stabilì che doveva essere sdraiato. Non aveva ancora sensibilità alla schiena per capirlo, ma riusciva a socchiudere gli occhi. Vedeva una luce azzurra scendere dall'alto, quindi doveva essere in orizzontale. Non vide altro, la luce era debole, fredda. Provò a tirare su la testa per guardare dritto davanti a sé. Niente, immobile. Provò allora ruotarla di lato, verso la spalla destra. Non aveva ancora nessuna sensibilità, eppure si mosse. Pensò che dovesse essere in uno stato simile a quando stai tanto tempo seduto in una posizione che renda scomodo lo scorrere del sangue e le gambe ti si addormentano. Non ci sono ma riesci comunque a muoverle. <br />
Vedeva un muro. Quindi era in un luogo chiuso. Una sedia. Una persona sulla sedia. Pensava di vederle. L'intensità della luce era troppo bassa, gli oggetti, le pareti, il soffitto, tutto era ricoperto da una sottile pellicola azzurra appena più luminosa dell'oscurità. Non era una sedia, troppo alta. Forse uno sgabello. Un trono. Le cose che aveva scritto impilate una sull'altra a costruire un trono di carta.<br />
Sentì che riusciva a muovere un dito, la luce si fece più chiara. Era una ragazza, una ragazza seduta su un trono di parole di carta. Le sue parole di carta custodite, conservate, accumulate, dimenticate, sepolte, abbandonate, sbagliate, ritrovate, cancellate, perse, no, nascoste. Stava seduta sulle sue parole nascoste. Adesso lei gliele avrebbe ridate, lui le avrebbe prese e sarebbe partito come la caretta-caretta a perdersi per il mondo senza più timore di doverle nascondere. <br />
Le dita della mano stavano riacquistando sensibilità. Lei gli avrebbe ridato le parole e lui avrebbe di nuovo sentito il sangue scorrere, tornare ad irrorargli il corpo come un fiume caldo che scorreva solo per lui, avrebbe portato ossigeno al cuore, ai muscoli, alle cellule, ai nuclei delle cellule che si dividevano, separavano, riunivano, accrescevano, moltiplicavano un numero infinito di volte, il numero giusto di infinite volte per poi confluire tutti all'origine dei suoi pensieri. La luce si schiarì un altro po'. Non era la luce ad essere debole. Era la vista. La luce era normale. La ragazza si alzò dal suo trono, gli si avvicinò con grazia, armonia, lentezza. Metteva i piedi uno davanti all'altro come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se non avessimo dovuto cadere tutti innumerevoli volte prima di imparare a camminare. Ebbe l'idea che la ragazza non avesse mai dovuto farlo ma fosse nata così, nata che sapeva già camminare. Le vide i piedi nudi, e il pavimento sotto di essi che si accorciava con la stessa grazia noncurante, annullando le distanze fra loro. Poi lei fu abbastanza vicina da guardarla bene in viso. Non se n'era accorto ma i capelli erano mori e lunghissimi. Lisci fino all'altezza della spalle per poi arricciarsi in tante piccole onde chiare sulle punte. Gli coprivano per metà la fronte alta e spaziosa. Gli occhi erano grandi e dello stesso colore, leggermente inclinati come quelli degli orientali, o dei gatti, grandissimi. Non in senso assoluto, sembravano grandissimi, spalancati fino alla massima estensione possibile, come se dovessero inghiottire qualche cosa. <br />
Gli fu ad un passo. Lei in piedi, con solo dei pantaloni di jeans da lavoro addosso, il seno piccolo e sodo, i capezzoli della giusta grandezza e densità qui e lì velati dai capelli, lui sdraiato. Si chinò verso il ragazzo sdraiato sotto di lei, i capelli si scostarono rivelando il viso completamente. Era bello, ma ora che lo poteva vedere da vicino aveva qualcosa di strano. La pelle era strana, non era un particolare che aveva potuto notare prima, ma era come squamata. La pelle di un pesce, o di un rettile, o di qualcuno che non in tutta la sua vita non ha mai preso una goccia di sole. La pelle di un frutto marcio. <br />
Adesso sentiva tutte le dita muoversi, il pavimento sotto la schiena, il dente cariato da due settimane.<br />
Tre immagini lo colpirono, insieme, violente, spietate, un pugile peso massimo, una montagna di muscoli contro un peso piuma; il peso massimo che non gli da nemmeno il tempo di capire perché, per quale assurdo motivo sono finiti sullo stesso ring, ci deve essere stato un errore, qualcuno si deve essere sbagliato, SICURAMENTE SI E' SBAGLIATO... SBAM arriva il primo colpo, il sorriso della ragazza, i denti della ragazza, una striscia di ceramica finissima sporcata da anni di macchie di sangue e di merda. Il peso piuma non incassa nemmeno, assorbe tutto l'impatto e le ossa del volto scricchiolano, fanno tanti crickcrickcrick, inizia a roteare su sé stesso due, tre volte, il pubblico pure rotea, lo incita, grida, esulta, ne vuole ancora. Lui non sente, ha già il sangue nelle orecchie, ma forse sta smettendo di girare, sicuro, rallenta SBAM il secondo colpo, le pareti intasate di libri, quattro pareti completamente rivestiti di libri, quattro immense biblioteche al posto delle pareti. Enciclopedie, romanzi, biografie, volumi giganteschi, antichi, recenti, tutto. E riprende a girare e il viso ormai non scricchiola più perché quello che si poteva rompere si è già rotto, e sputa sangue in tutte le direzioni, sembra una fontanella impazzita che gira e gira e sputa sangue e il pubblico lo incita, forse lo incita mentre gira, forse il pubblico gira e lui incita forse SBAM . Tre. Il suo trono di parole nascoste, il suo trono di parole nascoste da ridare, il suo trono di parole nascoste da ridare da riprendere, il suo trono di parole nascoste da ridare da riprendere per partire. <br />
Ossa.<br />
Non sono parole sono ossa.<br />
Non è un sogno sono ossa.<br />
Non gira più.<br />
Avrebbe voluto dire, urlare, piangere qualcosa, non ci riusciva. La ragazza era sopra lui, coi capelli arricciati in schiumette vaporose, col seno denso e piccolo, coi denti marci di anni di sangue e di merda, e non riusciva a dire niente. Tentò di alzarsi ma le gambe erano bloccate, legate da qualche cosa che lo stringeva alle caviglie. Le parole gli morivano in bocca, partivano dai polmoni, attraversavano tutta la laringe cariche disperazione, scivolavano sulla corde vocali vibrando di paura e morivano senza emettere un gemito sui peli della lingua.<br />
Cercò d'istinto l'agenda nuova di Tom Waits, le mani non erano bloccate, poteva scrivere, in qualche modo doveva fare uscire quel terrore che gli moriva dentro, lo doveva allontanare in qualche modo, lo doveva scrivere. Non c'era. Stava in tasca, era sicuro, si era alzato nel Café e ce l'aveva messa. <br />
“Hai perso qualcosa, tartarughina?”, lei disse mentre erano faccia a faccia, mostrando con naturalezza i denti, le labbra squamate, l'alito nauseabondo.<br />
“Forse senza scrivere non riesci ad esprimerti? Poverino, hai senza dubbio qualche problema.”<br />
Davvero avrebbe voluto dire qualcosa, ma non poteva, gli occhi inclinati grandi inghiottivano tutte le briciole della propria coscienza che aveva chiuso da qualche parte per non impazzire o cagarsi sotto.<br />
“Seriamente tartarughina, mi piace quello che scrivi, mi ci ritrovo. Penso che hai ragione, siamo tutti tartarughe, chi più chi meno. Ci nascondiamo tutti, in qualche modo, no? Tu ti nascondi nei pensieri che lasci liberi di andare quando scrivi. Ne ho conosciuti tanti simili a te. Ci sono così tanti modi per non farsi vedere” sorrise emettendo un piccolo suono “Ma tu proprio non vuoi parlare con me? A volte mi sento sola. Fatti coraggio, parliamo un po'”<br />
La guardava, non riusciva a non farlo, e cercava di capire cosa ne avrebbe fatto di lui.<br />
Glielo avrebbe chiesto se solo ci fosse riuscito, ma ansimava rumorosamente, ed anche il semplice respirare gli stava diventando complicato.<br />
“Allora facciamo così, tartarughina. Io adesso faccio così” e dicendolo estrasse un coltello, piccolo, incrostato di sangue dalla tasca dei pantaloni “e se proprio tu non riesci a parlare ti restituisco l'agenda, ok? Quella di Tom Waits. Mi piaceva Tom Waits. Comunque ti restituisco l'agenda così tu ci puoi scrivere sopra. E così comunichi con me. Vorrei proprio sentire quello che hai da dire. Vorrei essere lo scrigno che potrebbe contenere le tue ultime parole, capisci cosa voglio dire? Hai scritto così tanto che non vorrei perdere quelle finali. Lo faccio con tutti. Le scrivo anche io. A volte le rileggo. Comunque spero di no, vorrei tantotanto ascoltare la tua voce”<br />
Si piegò sulle ginocchia, i capelli ondeggiarono sinuosi fino a toccare terra, gli tirò su l'orlo dei pantaloni neri da impiegato che indossava fino a scoprire il polpaccio. Lui la guardava sdraiato con la testa appoggiata al petto, ansimante. Gli conficcò il coltello nella carne del polpaccio, era tenera e non offriva nessuna resistenza, lo spinse giù per un centimetro, poi fece forza ed iniziò a tagliare disegnando un rettangolo preciso e simmetrico. Il silenzio della lama che tratteggia e gioca con la polpa fu rotta da un urlo fortissimo. Lei staccò il pezzo di carne dalla gamba, lo poggiò sul palmo della mano e iniziò a giocarci rigirandolo con le dita dell'altra. Era stata molto precisa e non perdeva molto sangue, ma gli colava comunque dal buco che aveva lasciato ed il pavimento cominciava a tingersi. Gli era uscito solo quell'urlo, poi aveva iniziato ad ansimare più forte e la guardava fissa mentre il sangue si andava a depositare per terra e la fronte si riempiva di grosse gocce di sudore che brillavano sotto la luce azzurra. Avrebbe gridato anche di più ma gli era uscito solo quello. Si era concesso solo quel fortissimo, insignificante sfogo e poi le vocali gli erano tornate giù ripercorrendo il percorso all'indietro fino ai polmoni. Lei prese il pezzetto di polpaccio e se lo ficcò in bocca cominciando a masticarlo come fosse una caramella, a bocca aperta e rumorosamente. Lui, ancora sdraiato, si vomitò addosso.<br />
“Peccato... Non vuoi proprio farmi sentire la tua voce eh... Chissà che voce hai, se è bella o brutta... Ma comunque, va bene, scrivi, dai” lo disse con una voce gentile, sorridendo. Gli porse l'agenda e la penna. Lui la prese, sempre guardandola fissa negli occhi, tremante. Scrisse “Io sono una tartaruga di mare, sono una caretta-caretta. Sono nata nel mare. Non morirò qui, morirò nel mare. Ho deciso che sono una tartaruga di mare e devo morire nel mare. Tu non puoi farci niente”.<br />
La ragazza riprese l'agenda e lesse, divertita “Hai proprio ragione, te l'ho già detto, siamo tutti tartarughe. Lo sei tu, lo era quello prima di te, e lo sono io, che mangio le persone. Per capirle le cose le devi studiare, riflettere, poi le devi esternare. Se lasci tutto dentro rimane una cosa morta, mentre noi siamo vivi, seppur tartarughe, siamo vivi. Io ho deciso di rinchiudermi dentro a questo palazzo nel quale non viene mai nessuno. Così io me ne sto chiusa dentro questo guscio grandissimo e mangio le persone. Ho letto tutto del mondo e non voglio averci niente a che fare. Non voglio incontrare altre tartarughe. Me le mangio. Le addormento, le porto qui, e me le mangio. Naturalmente pago le bollette, anche se mi nascondo e mangio le persone, vivo comunque in questo mondo. Non l'ho scelto. Però ho scelto di starmene nel mio guscio ed mangiare gli altri che stanno nascosti nel loro guscio. L'ho deciso io. Tu non puoi farci niente”<br />
Le forze gli mancavano, e fra la droga ancora in circolo ed il sangue perso sentiva di stare per svenire, però continuava a guardarla fissa, cercando di vincere quegli occhi che inghiottivano tutto.<br />
“Però dici che sei diverso. Sei una testuggine marina. Che ha trovato il coraggio di lasciare il suo angolino di terra e gettarsi in mare per non tornare mai più... Allora non ti fermo. Vai. Se riesci a dirmi una parola sei libero di gettarti nel blu che hai immaginato. Nel blu che esiste solo nella tua testa, nelle storie che hai scritto e in cui ti sei crogiolato per due anni cercando di cambiare senza fare niente. Non sei diverso da me.<br />
Dimmi una parola. UNA” la ragazza urlò “UNA CAZZO DI PAROLA” si calmò “che ti convinca. Deve convincere te, non me, te. Che ti convinca al 100% in ogni fibra di ciò che ti compone che tu sei davvero quella cosa diversa da noi che dici di essere e ti lascio andare. Chi sono per impedirtelo? Sono un'altra tartaruga come te...”<br />
Sorrise.UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-90206473494893790232013-07-21T04:08:00.001-07:002013-07-21T04:15:01.287-07:00Capitolo VI (Fine)<b>Alcune volte mi sento in debito.</b><br />
<b>Sono in debito.</b><br />
<b>Quando scrivo mi sento come lo stessi ripagando.</b><br />
<b>Quando finirò spero che sarò finalmente 'in pari'.</b><br />
<br />
<b>CAPITOLO VI (FINE)</b><br />
<br />
Si lasciò trascinare come una marionetta di stoffa giù per la rampa di scale e di corsa fuori all'aperto.<br />
Appena le porte del capannone si chiusero alle loro spalle, il livello del rumore del suono si azzerò. Il silenzio d'improvviso. I pensieri di Stefano erano rallentati e al contempo molto più veloci delle parole della ragazza. Gli sembrò che il tempo si fosse raggomitolato su sé stesso e che si trovasse in un silenzio sconosciuto ai suoni, alle persone, solo gli involucri vuoti delle macchine senza nessuno ad abitarle nel folto della notte stellata. Si ricordò di un documentario che aveva visto da bambino: si vedevano gli elefanti africani che rendendosi conto di dover morire presto intraprendevano un lungo viaggio fino a che non arrivavano in un posto nel quale non erano mai stati, pieno di altri elefanti, tutti morti, soltanto le ossa senza niente di vivo a ricoprirle. Gli aveva sempre dato una grande sensazione di solitudine quel ricordo. La ragazza gli tirò il lembo inferiore della maglietta degli Oasis <br />
«Oh, allora!?! Ti muovi o no?», per risposta riuscì solo a mormorare<br />
«... gli elefanti...», senza staccare gli occhi dal cielo.<br />
«Lo dovevo capire subito che eri un tossico... Mannaggia a me e a quando ti ho salvato il culo. Fai come ti pare, se quello ti trova ti ammazza, io me ne vado», voltò le spalle ed iniziò a percorrere la discesa che portava ai capannoni. Stefano la guardò andare via, aveva una canottiera nera aderente , una collanina che alla luce della luna brillava (ma di spalle non riusciva a capire cosa fosse), una gonna colorata lunga fino ai piedi e dei sandali non troppo sofisticati.La carnagione sembrava scura come i capelli, raccolti a cipolla dietro la nuca. Indugiò. Indugiare aveva sempre fatto parte della sua vita. Il momento preciso in cui sai di doverti muovere altrimenti quell'occasione sarà persa per sempre, 'l'ora o il mai più', lui la faceva passare sempre. Lo bloccavano mille insicurezze. Anche quando una ragazza le piaceva aspettava fosse lei a fare la prima mossa. Non era timido, nemmeno pauroso; se veniva stimolato sapeva rispondere a tono, una volta aveva litigato con un signore sul tram perché non faceva sedere una signora anziana con il bastone. Solo non riusciva a decidersi da solo. Con Luna era stato uguale, le faceva mille battute sceme per rendersi simpatico e attaccava bottone appena l'incontrava per caso all'università (che poi il suo 'per caso' era passare mille volte nei posti della facoltà che sapeva frequentare fino a che, per caso, non la trovava), ma era stata lei ad invitarlo a casa sua ai Castelli Romani per farle vedere l'abbazia medievale la prima volta che erano usciti.<br />
Stavolta riuscì a far scattare la molla misteriosa che lo teneva bloccato e a correrle dietro. Forse la paura di finire male era davvero troppo grande. Le corse appresso , la sorpassò e le si piazzò davanti, ansimante<br />
«No, no aspetta... Vengo, vengo con te... Se ne hai ancora voglia»<br />
Lei lo guardò bene, e dal modo in cui lo faceva si rese conto di non avere una bella cera. Lui la guardò allo stesso modo, e forse proprio per questo doveva sembrare ancora più strano. La collana che la ragazza portava al collo era un piccolo crocefisso d'oro. A parte quello i vestiti, il viso, il modo in cui lo guardava e gli parlava avevano un sapore strano, diverso, orientale.<br />
Gli rivolse uno sguardo ad occhi socchiusi e indagatori, poi si mise improvvisamente a ridere<br />
«Sembri più ubriaco di mio padre quando uno della mia famiglia si sposa. Solo che lui beve per tre giorni. Basta che non mi vomiti nell'apetto. E se provi a fare il furbo sappi che i miei fratelli ti ammazzeranno, e non lo dico per scherzare»<br />
Si girò di nuovo senza aspettare la risposta e si diresse verso la fine della discesa, la seguiva a tre passi di distanza con lo sguardo triste come un cane picchiato per avere fatto la pipì sul tappeto. Dietro un cespuglio c'era un apetto Piaggio celestino, sembrava avere il colore originale, più le parti arrugginite.<br />
«Sali dietro sul rimorchio. Te lo ridico, se devi vomitare ti sporgi. Con questo ci lavoro, chiaro?»<br />
«... Chiaro...»<br />
Salì dietro e mentre metteva in moto cercò di dare un'occhiata dentro, gli parve di vedere una grande quantità di santini, quelli in stile 'guida piano che ti penso', e gli occhi della ragazza che lo cercavano dallo specchietto.<br />
L'apetto scendeva a tutta velocità le stradine di campagna illuminando solo una minuscola parte di sentiero con il fanale anteriore. Eppure guidava con sicurezza come conoscesse a memoria quelle stradine, non frenava nemmeno. Il vento gli passava tra i capelli e lo faceva sentire più rilassato, come se soltanto ora stesse davvero andando via. I muscoli del collo e della schiena gli si rilassarono a tal punto che non poté fare a meno di sdraiarsi e osservare le stelle cambiare prospettiva mentre andavano avanti. Sentì di stare per addormentarsi. Raccolse tutte le energie e prima che gli occhi si chiudessero sull'oblio le chiese <br />
«Ma come ti chiami»<br />
«Eeeeeeeeh?»<br />
«Co-me ti chia-miiii»<br />
«Barbaraaaaaaa»<br />
Poi si addormentò.<br />
Si sveglio la mattina dopo con la luce del sole che gli colpiva una palpebra, e un odore misto di sporco, animali, caffè, piedi e fango.<b><br /></b>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-76792345242509881082013-05-28T06:16:00.002-07:002013-05-28T08:20:39.078-07:00<b>Mai fermarsi. Nemmeno quando ci si sente a posto e di potersi fermare. Don't stop me now.</b><br />
<br />
<i><b>continuo... </b></i><br />
La scena che si mostrò ai suoi occhi non differiva in sostanza da quella del piano inferiore, cambiava l'apparenza: invece di ragazzi con la camicia aperta fino al terzo bottone e improbabili collane di metallo e ragazze con minigonne di strass e camicie aperte fino al terzo bottone, i ragazzi indossavano t-shirt con il simbolo dell'anarchia, Che-Guevara, Sex Pistols, e le ragazze canotte di ogni colore e gonne lunghe sino alle caviglie che raccontavano di un'India made in China. L'anima pulsante però era la stessa: corpi stretti, legati, ammassati uno sull'altro in cerca di evasione, divertimento, sesso, ribellione, di qualcosa che non tutti avrebbero saputo dire. Stefano si sentiva spaesato, la vista offuscata che andava e veniva in sincro con le luci stroboscopiche. Di colpo si sentì mancare le forze, come quando una volta d'estate stava andando a lavoro dopo una brutta febbre sulla quale aveva bevuto, e nel vagone della metro A, schiacciato dalla gente, iniziò a sudare freddo e collassò senza preavviso. Quella volta Luna era con lui. Si appoggiò con la schiena al muro e si lasciò scivolare verso il pavimento fino a sedersi. L'alcool, o quello che c'era dentro, stava decisamente facendo effetto. Senza volerlo, nello sforzo per non chiudere gli occhi e perdere conoscenza, si fissò su un punto. Lo stesso punto nel quale stava ballando una ragazza. Cercò di metterla a fuoco. Era una ragazza abbastanza normale: capelli lunghetti tenuti all'indietro da una fascia, occhiali da vista non troppo ricercati, naso leggermente a patata, maglia bianche a maniche lunghe, pantaloni a zampa. Però si accorse che in un quadro così comune, ordinato, quasi rassicurante nella sua spogliatezza c'era una cosa terribilmente fuori posto: ballava da sola. Ballava dasola e si guardava intorno in cerca di qualcosa, un segno, qualcuno che si accorgesse che c'era anche lei. Nella mente impastata dal cocktail, Stefano non sapeva se provare tenerezza o rabbia per quella ragazza. Se essere triste perché nessuno se la filava, o incazzarsi perché anche lei cadeva nel giochetto di dover per forza trovare qualcuno da filare in quel posto che tutto sembrava tranne il luogo adatto per stringere rapporti umani e mostrarsi un po' senza doversi esibire. Ne avesse avuto la forza, fosse stato ancora un ragazzo sicuro delle cose in cui crede, della propria casa, lavoro, amore; si sarebbe alzato, le sarebbe andato vicino e le avrebbe urlato nelle orecchie «Che cazzo ci fai qui? Che stai cercando? Ma non lo vedi che non è il posto per te, che fai il loro gioco? Lasciali stare, vattene, fuggi prima di diventare come loro!».<br />
«Già, ma loro chi?» pensò, «E chi cazzo mi credo di essere io, seduto nell'inutilità totale a pensare ai problemi degli altri quando non riesco nemmeno a sfiorare i miei. D'altra parte qual'è il punto? Che questa vuole soltanto qualcuno che la scopi così si sentirà più carina e per una notte dimenticherà le sue insicurezze? Che società di merda abbiamo tirato su. La società dell'apparenza, del mio uccello è più grande del tuo, del niente. Siamo pieni di niente. Non m'importa. Che si facesse fottere, che si fotta...!»<br />
Mente si perdeva nel suo monologo alcolico guardava nel vuoto, come i gatti quando si fissano a guardare qualcosa che riescono solo loro, soltanto che lo sguardo era ancora rivolto alla ragazza. La musica era cambiata, un remix più frenetico e veloce di 'We will rock you' dei Queen. Si ritrovò sovrastato da una figura che lo osservava in piedi, dall'alto. Con gli occhi socchiusi alzò a fatica la testa per guardare chi fosse. Era una ragazzo imponente, rasato, grande. Un piercing alle narici, qualche crosta sulla fronte. Gli sembrava un fascista ma più probabilmente era un punkabbestia, solo che senza un cane appresso gli faceva strano.<br />
«Che cazzo c'hai da guardare così la mia amica?!»<br />
Stefano chiuse un occhio, cercò di concentrare la poca energia rimasta in uno solo. Prima di rispondergli aveva già ben chiaro che quello cercava rogna e che l'avrebbe pestato a sangue senza pensarci due volte, e forse in quel momento lui cercava proprio quello. <br />
Aprì la bocca facendo uscire piano le parole, cercando di scandirle bene<br />
«Ah si eh... E' amica tua... Non mi sembrava... E' un'amicizia di lunga data, vero? E poi che è? Vietato guardare sennò il punkabbestia si incazza?»<br />
«Oh ma guarda questo! Adesso giuro che ti sfondo! Che cazzo te ne frega a te se la conosco da dieci anni o l'ho conosciuta stasera?!»<br />
Stefano continuava a guardarlo con un occhio solo, si sentiva un pirata che sfida la grande tempesta per conto suo, come il gatto che aveva da bambino.<br />
«Bè, bell'amico però. Proprio bravo che la lasci da sola come una cretina mentre ti vai a calare di acidi con gli amici tuoi. Bella merda!»<br />
L'altro non rispose, stava già facendo scattare la gamba per piantare l'anfibio dritto nei denti di Stefano. Probabilmente quelli davanti glieli avrebbe fatti saltare tutti. Invece ci fu un rumore di bottiglia che va in pezzi e il tonfo del punkabbestia che cadeva per terra.<br />
Si sentì afferrare il polso, «Dai scemo, alzati, muoviti!Sennò qui ci ammazzano tutti e due!»UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-50502251723368233032013-02-07T04:08:00.001-08:002013-02-07T04:12:03.572-08:00Un nuovo motivo CAP. VIOgni volta che finisco di scrivere mi sento riempito e svuotato allo stesso tempo. Ancora di più se non lo faccio da molto. O in questo caso da moltissimo. Ma anche se non sappiamo da che parte stiamo andando, non possiamo smettere di farlo (come sStefano). E' come smettere di respirare, mangiare, amare. Possiamo anche costringerci un periodo, ma torneremo a farlo, altrimenti moriamo. L'importante, lo diceva il gatto del Cheshire, non è dove andare, ma ANDARE (e da qualche parte si arriverà).<br />
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-size: large;"><b>Un nuovo motivo </b></span><b>CAP.VI <i>(inizio)</i></b><br />
<b><i><br /></i></b>
<!-- ======================================================= -->
<!-- Created by AbiWord, a free, Open Source wordprocessor. -->
<!-- For more information visit http://www.abisource.com. -->
<!-- ======================================================= -->
<br />
<div>
<span lang="it-IT">Mentre la Vespa lo portava via alla massima velocità che poteva (in realtà meno di 50kmh), Stefano non guardava la strada. Sapeva benissimo di stare scappando, proprio per questo non gli importava dove sarebbe finito; guidava in automatico senza badare ai cartelli stradali che gli sfrecciavano davanti sovrapponendosi alle immagini sfocate che aveva nella testa. Tutto il passato, tutto il passato brutto che riusciva a ricordarsi si accumulava e scontrava fra di sé, frantumandosi e ricomponendosi ciclicamente, pezzo su pezzo. Quando da ragazzino il fratello lo picchiava per il telecomando o solo per dimostrargli che era più forte; le prese in giro che gli rivolgevano fino alla terza media perché era grasso (poi si era alzato all'improvviso diventando magrissimo); la prima ragazza che lo aveva tradito a sedici anni; i fascisti con i quali aveva litigato al liceo e che gli avevano bruciato il motorino; i bambini che non riusciva ad aiutare; i litigi con gli insegnanti; la casa appena presa in affitto e mandata all'aria; l'ultima sera passata assieme ai suoi amici.</span><br />
<div class="predefinito" dir="ltr" style="margin-bottom: 0.0000in; margin-right: 0.0000in; margin-top: 0.0000in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Gridò fortissimo.</span></div>
<div class="predefinito" dir="ltr" style="margin-bottom: 0.0000in; margin-right: 0.0000in; margin-top: 0.0000in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">E più gridava e i polmoni buttavano fuori l'aria carica di ossigeno, più sembrava si riempissero di aria vuota, amarezze, nostalgie. Era come si riempissero di niente. Quando la Vespa inizio a rallentare, si spense e si fermò, era ormai il crepuscolo. La mente senza nessun pensiero, svuotata, solo un incessante rumore di cicale attorno a lui. Si sollevò sul manubrio scuotendo il sedere intorpidito, scese senza mettere il cavalletto lasciando che la moto cadesse naturalmente a terra, si guardò intorno girando su sé stesso di 360 gradi. Da ogni lato guardasse vedeva solo campagna senza fine; nessuna casa, edificio, lampione, la strada asfaltata era finita chissà quanti chilometri prima. Campi e colline fin dove riusciva a mandare lo sguardo. Non aveva nemmeno pensato alla difficoltà di proseguire il viaggio senza benzina. Lasciò la Vespa sullo sterrato e si accese una sigaretta sedendosi su una pietra vicina al ciglio del sentiero lambito dall'erba. Si addormentò col canto d'amore dei grilli prima di averla finita. Quando si svegliò era buio pesto. Sebbene fosse estate faceva freddo e non aveva niente con cui coprirsi. In più non c'era nessuna luce che gli permettesse di vedere al di là del suo naso; soltanto le stelle erano accese distanti, gli parve di riconoscere la cintura d'Orione in tre piccole che brillavano vicine, ma non ne sapeva niente di astronomia, e se anche lo avesse saputo non gli sarebbe servito a molto potersi orientare se non sapeva dove si trovava. Avrebbe voluto pentirsi: da solo senza benzina, avvolto dal freddo e dal buio, dal silenzio della campagna laziale, dei suoi pensieri muti. Non gliene fregava niente, stava seduto fermo su una pietra e non riusciva a farsi venire un pensiero che credeva valesse la pena trattenere per riscaldarsi un po'. Si limitò ad accendersi un'altra sigaretta. Nella notte densa l'unica cosa che riusciva a vedere era il calore del tabacco che bruciava a intermittenza, come una lucciola, mentre lo aspirava. Per circa due secondi gli parve un pensiero suggestivo, poi tornò a fregarsene anche di quello. Poco prima di arrivare al filtro gli sembrò di sentire un rumore arrivare da qualche parte, poteva assomigliare a quello che farebbe un tamburo battuto ritmicamente; credette di sbagliarsi, che fosse solo colpa della fame, del freddo, del fatto che stava diventando matto. Provò ad ascoltare meglio, tese le orecchie. Non si accorse che il filtro si era consumato e si bruciò le dita lasciando inghiottire la sigaretta consumata dal buio ai suoi piedi. Non poteva sbagliarsi. Era lontano ma lo distingueva bene. Forse non era un tamburo, ma era senza dubbio un suono artificiale, umano. Si alzò ed iniziò a seguire quel rumore, la sua origine, d'istinto. Ben presto le sue gambe si trovarono a camminare in salita, doveva stare percorrendo una collinetta, ma non riusciva a capire concretamente dove andasse, in cielo vedeva soltanto quella che per lui era Orione seguirlo rimanendo immobile. Avanzava in pendenza con l'umido dell'erba che gli penetrava nelle scarpe, gli bagnava i calzini, ogni tanto un sasso lo faceva cadere, sbatteva il muso, anche la maglia e i jeans si bagnavano, si rialzava. Cieco seguiva il ritmo che si faceva più chiaro, più in pendenza. Saliva, cadeva, si faceva male e si rialzava, ogni volta più sporco di terra umida. Proseguiva. L'ultima volta che cadde si accorse che la salita era finita e che la musica era ormai fortissima. Credette di essersi appena svegliato e di essere al centro commerciale di Roma Est la domenica mattina: di fronte a lui un numero smisurato di macchine, cinquantini, scooteroni parcheggiati, spenti, immobili, inchinati riverenti verso il loro tempio. Tutto sommato non gli parve troppo differente dai parcheggi dei centri commerciali. Una costruzione di due piani con finestroni ampi su tutti i lati, forse una fabbrica dismessa, o quello che rimaneva di un'azienda agricola che ormai non esisteva più. Fuori pieno di segni di vita, di bottiglie vuote, buste di plastica, eppure desolato, nessuno andava o veniva, nessuna voce di persone, solo un TUM-TUM-TUM assordante, quello delle discoteche, ma più libero e padrone di decidere il proprio livello del suono. Non c'era mai stato, ma doveva evidentemente essere ad un rave party. E non era nemmeno mai stato in discoteca, se non le rare volte che le sue amiche dell'università ce lo avevano portato quasi per forza promettendogli che conoscevano questo e quello e non avrebbero pagato entrata e consumazioni. Così ogni volta ci andava, guardava gli altri ballare e divertirsi mentre lui pensava solo a bere tutto quello che gli passavano gratis e a chiudersi dentro i suoi pensieri del momento; la mattina dopo, per colpa sua, si svegliava con un mal di testa proporzionato alle cose che aveva bevuto, e questo non faceva altro che aumentare il suo pensiero sulla «malvagità» delle discoteche.</span></div>
<div class="predefinito" dir="ltr" style="margin-bottom: 0.0000in; margin-right: 0.0000in; margin-top: 0.0000in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Gli venne un sorriso amaro a pensare che fuggendo da tutto quello che gli faceva paura e sentire costretto, fosse finito nell'ultimo posto dopo pensava potesse, o volesse, finire. Avrebbe potuto voltarsi, tornare indietro, fare la salita-discesa, cadere e reinciampare, addormentarsi vicino la Vespa, aspettare il primo contadino di passaggio e farsi dare uno strappo, un po' di benzina, qualsiasi cosa per tornare a dove era, a chi era prima. Ci sarebbe voluto troppo coraggio. Gli fu molto più semplice abbandonarsi al corso degli eventi e varcare l'ingresso. Aprì le porte e si fece inghiottire dal rumore. Una marea umana si muoveva, ballava, beveva, baciava tutto intorno. Le luci stroboscopiche si accendevano e spegnevano a intervalli psichedelici, senza senso, permettendogli di cogliere solo le schegge disordinate della vita che gli si agitava accanto. In alto gli parve di scorgere una cabina di vetro dalla quale i Dj mettevano su la musica. Restò fermo. L'unica 'cosa' immobile in mezzo al vortice di emozioni confuse e impazzite l'una all'altra, alla musica, all'alcool ed alle droghe, alle pareti, alle persone. Qualcuno lo urtò da dietro facendogli fare un passo in avanti. Non riuscì a fermarsi continuando ad avanzare travolto dall'onda che si muoveva fuori di lui impedendogli di fermarsi. Mosso dalla sete prese un bicchiere ancora mezzo pieno abbandonato vicino al muro dove era stato 'trasportato' (d'altronde per lui le discoteche erano sempre state sinonimo di bere sena pagare) . Dal colore rosa pensò che fosse caipiroska alla fragola, lo portò alle labbra mentre , veniva costretto a muoversi in avanti, ma il sapore non era quello della caipiroska. Era molto alcolico ma non gli ricordava nessun sapore assaggiato prima. Ci stava ancora pensando mentre saliva le scale per il secondo piano. La musica tramutò di colpo, non la techno del primo piano, ma rock anni 70 riarrangiato in modo selvaggio ed ipnotico. Quando salì l'ultimo gradino 'Somebody to love' dei Jefferson Airplane riempì con violenza tutto lo spazio dentro la sua testa.</span></div>
</div>
UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-22447363193403606052012-10-09T06:34:00.000-07:002012-10-09T06:44:13.732-07:00Su Tokyo e sull'Italia (di getto, e riflettuto)<span style="font-size: large;"><b>Su Tokyo e sull'Italia (di getto, e riflettuto)</b></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">La cosa che m'ha sempre terrorizzato di Tokyo (che ho realizzato soltanto dopo essere tornato da un breve soggiorno in Italia) è la sua mancanza di tempo.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Non di un tempo materiale (se un tempo materiale possa mai esistere), ma la totale privazione di riferimenti passati e futuri. In un città dove tutti si legano l'orologio al polso e l'arrivo di ogni treno è regolato al secondo (mai sperare nei ritardi, a Tokyo), c'è un solo tempo valido sempre, che pende come un imperativo sulle nostre teste: il presente.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">In un'Italia come quella di oggi, quella che si legge sui giornali almeno, il futuro è una cosa difficile da dire. L'italiano, quello buono (e sono pochi) è intelligente e passionale, dategli un'idea, rendetela ideale e dedizione; solleverà il mondo, lo scaraventerà oltre la crisi, le olgette, le partite di pallone.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Salterà come un grillo superando tutto e portandoci con lui.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Qui ci invidiano per Leonardo, Rossini, Caravaggio, ma ai tempi non ero nemmeno un prototipo di vita per i miei genitori, e in tempi più recenti ho piacere, e traggo forza, a ricordare Fellini, Pasolini, Giolitti, Falcone e Borsellino.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Persone che avevano tratto l'ideale da un'idea.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Però persone così nascono a caso, non c'entrano i tempi, le guerre, i natali, Berlusconi; o meglio, c'entra tutto e non c'entra niente, è un'insieme di coincidenze estremamente fortunate. Quello che sarà di noi (voi?) non si può predire.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Il futuro di Tokyo invece lo vedo chiaro e netto ogni volta che guarda i tabelloni luminosi di Shibuya, l'incrocio più famoso al mondo, acceso 24h su 24.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">E' un presente stirato all'indietro e dilaniato in avanti, senza fine.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Questo posto non ha storia, è giovane, giovane come un diciottenne che brucia dentro, e brucia chi è accanto a lui perché è forte, e bello, e non vede il limite delle sue reali possibilità. Tokyo s'è bruciata, e sta bruciando, per potenza e strafottenza.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">E' un'isola nell'isola. Un vampiro che si nutre dei suoi abitanti, altri vampiri (più deboli e inconsapevoli) che si nutrono di lei.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Chiedetelo ai gaijin (stranieri) che abitano qui, a chi prova a campare davvero con le proprie sole forze, che discorso assurdo sia la programmazione del futuro prossimo, del giorno dopo, della serata; ciò che conta è il presente.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Chiedetelo ai salary man ( impiegati), cuochi, insegnanti, avvolti da giorni tutti uguali, dissolti e disintegrati in una ripetività che porta ad amanti, prostitute, suicidi, e a volte, a prospettive che ti cambiano la vita.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">La grandezza di Tokyo si erge sullo stoicismo di chi la vive, e il benessere di chi la abita sulla città stessa.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Che non pensa, non incontra, non crea niente, se non per l'ora, l'adesso immantinente.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Tokyo, come le formiche, non dorme mai.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<br />
<br />UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-79040000388648374562012-08-17T10:33:00.001-07:002012-08-17T10:33:27.159-07:00Un nuovo motivo-Cap V- (FINE)Capitolo finito. Un nuovo personaggio (molto particolare). Ora inizia il bello.<br />
E' passato un po' di tempo dall'ultimo post.<br />
Ci metto quello che mi serve, ma non smetto.<br />
Non smetterò mai, credo.<br />
<br />
<b><span style="font-size: large;">Un nuovo motivo -CapV -FINE</span></b><br />
<br />
<style type="text/css">
<!--
@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
-->
</style>
<br />
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">C'era
qualcosa negli occhi di quell'uomo che turbò tutti e tre lasciandoli
senza una parola buona con la quale rispondergli.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Era la
posa, la garza sporca, la barba incolta, ma erano gli occhi, gli
occhi sopra ogni cosa. Erano verde chiaro, ma in qualche modo
«spenti», come se qualcuno gli avesse invertito l'interruttore e
invece di riflettere la luce, la assorbissero.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Più
che spenti sembravano proprio funzionare al contrario.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Ebbero
la sensazione condivisa di venire risucchiati assieme al giorno, e
alla stanza, a Stefano e tutto il vuoto che li circondava.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Erano
gli occhi di un uomo che non aveva nulla da perdere, non gli
importava di perderlo, e comunque se l'avesse fatto avrebbe attratto
e portato con lui quanto più possibile di quello che aveva intorno.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Vabbè,
se avete finito di guardarvi l'uno con l'altro come tre ebeti,
decidetevi a dirmi se si va, o se volete rimanere a guardare il
vostro amico fino a quando non crepa o non si sveglia. Per me non
cambia niente, so io che vi starei a fa un favore» sembrava non
emanare nessuna emozione mentre lo diceva.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Luna
gli si avvicinò, erano petto a petto, lo guardava da venti
centimetri più in basso, ma dalla sua aveva così tanta forza e
tempo perso che riuscì a rimandare indietro tutto il vuoto che
partiva da Remo.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Va
bene verme. Vuoi provare a fare il buon samaritano, a mettere una
pezza a tutte le infamate che devi aver fatto nella tua vita con un
grande gesto? Dammi le chiavi della macchina, il portafogli, il
telefono, tutto. Sia chiaro da subito: non sei tu che fai un piacere
a me, sono io che lo faccio a te. Se non ti sta bene fatti arrestare
subito, sarebbe quello che ti meriti».</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Remo
sbuffò e rise di gusto «Ahahah brava, si vede che anche tu non hai
niente da perdere, brava davvero, lo spirito è quello giusto. Ho
tutto in stanza, mi cambio e te lo porto», detto questo uscì
scomparendo così come era entrato.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Durante
l'assenza Antonello provò a dissuadere Luna «A Lù ma che stai a
fa? Te sei impazzita? Quello è matto, è pericoloso! Che ne sai che
può fare quando state da soli?! Io non sto tranquillo».</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il
Bianco stava in silenzio a guardare Stefano, non ascoltava, assente.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Se
non stai tranquillo ti potevi far sentire durante quest'anno» gridò
incazzata «invece di fare la parte dell'amico ferito e abbandonato.
Oppure mi vuoi dare il tuo motorino subito, eh, che dici?».</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">In quel
momento tornò Remo, indossava un paio di jeans larghi e una camicia
a righe marrone aperta fino al petto che lasciava intravedere una
catena con un grosso crocefisso d'oro, delle infradito ai piedi.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Bè,
che si fa? Si va?»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Certo
che si va. Dammi le chiavi, t'ho detto che guido io. E voi due badate
a Stefano e non fate danni. Dovete fare solo quello che vi riesce
meglio: niente.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il
primo che ha una novità aggiorna l'altro...</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Scusate
se sono così dura, ma è un momento difficile... Mi ha fatto davvero
piacere rivedervi. A Presto»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Un
attimo dopo erano dentro l'Alfa 167 verde smeraldo con gli interni in
pelle di Remo, Luna mise in moto ed il motore rombò con un rumore
potente ed anni ottanta.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Guarda
che c'ho pure il navigatore, visto che sai l'indirizzo ci dovremmo
mettere un'attimo»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Stai
zitto. Non mi pare di averti detto che potevi parlare... Ma come
diavolo si mette la prima...»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Se
spingi leggera la frizione e...»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Zitto
t'ho detto! Devo prima passare a casa mia, e di Stefano»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Luna
percorse le poche centinaia di metri che separavano il policlinico da
casa sua a grande velocità. Fino a quel momento aveva sempre avuto
paura di guidare per Roma; ne aveva avuto poche occasioni ed inoltre
le mancavano parecchi gradi a tutti e due gli occhi, tant'è che
anche con le lenti a contatto aveva serie difficoltà a leggere i
tabelloni con gli orari dei treni (un paio di volte le era capitato
di perderli per questo motivo). Eppure arrivò di fronte al cancello
di ferro di casa sua inchiodando di botto di fronte alla pensilina
del bus 492, ostruendone il passaggio. Tolse le chiavi dal quadro, si
lanciò fuori, lasciò Remo a cuocersi al sole come un cane lasciato
in macchina dai padroni ed ignorò del tutto il portiere che cercava
di salutarla con falsa giovialità. Tornò veloce così come era
andata, portando con se una specie di trasportino coperto da un telo
bianco. Lo pose con cura sul sedile posteriore bloccandolo con le
cinture di sicurezza e ripartì sgommando dopo aver inserito
l'indirizzo di destinazione nel navigatore. </span>
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Un paio
di chilometri dopo avere imboccato la tangenziale, Remo provò a dire
«E in quella gabbia cosa ci sarebbe? Il tuo gatto non poteva fare a
meno di te per un giorno?»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Perchè?»
rispose pungente Luna «vorresti macinare pure lui?»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Non
dirlo nemmeno per scherzo. I gatti per me sono importanti, sacri»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Ma
smettila» sbuffò sarcastica «non credo che una persona come te
conosca davvero il significato di 'sacro', di qualcosa da proteggere
con tutto il cuore.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">E
comunque non è mio. L'ho trovato, trovata, vicino a Stefano sul
luogo dell'incidente. Se riesci a trattenere i tuoi istinti omicidi
puoi togliere il telo e guardare».</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Remo si
voltò e scansò il telo pieno di curiosità, come un bambino che
abbia ricevuto il pacchetto misterioso di un regalo inaspettato.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Dal
profondo di due occhi piccolissimi e perfettamente tranquilli, una
gallina lo guardava non tradendo il benché minimo gesto di
nervosismo, pareva quasi se lo aspettasse.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Remo
rimase a guardarla ipnotizzato sei o sette secondi, poi tornò a
sedersi sul sedile anteriore, rimase perplesso, si girò di nuovo
spostando nuovamente il telo, l'animale era sempre lì, lo fissava.
Si girò a guardare dritto il panorama davanti a se per qualche altro
secondo, poi guardò Luna, si voltò di nuovo verso la gabbia, poi di
nuovo verso Luna e poi dritto. Era senza parole, come un bambino che
scartato il regalo misterioso non sia riuscito a capire bene che
razza di oggetto abbia ricevuto.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Ma è
davvero...», Luna lo interruppe;</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Certo
che è una gallina. Non so che ci facesse Stefano. Stava vicino a lui
senza muoversi quando sono arrivata all'incrocio dell'incidente. Ma è
certo che se aveva solo lei con se deve essere importante. Può
essere utile capire da dove viene. A casa non ce la lascio. E
comunque non chiamarla 'gallina', ha una targhetta con un nome suo al
collo... 'Nana'»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Remo si
limitò a ripetere imbambolato «Nana... ho capito».</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Stettero
in silenzio da quel momento, Luna guidò nervosa fino a quando il
navigatore non iniziò a dirottarli chilometri dopo, per stradine di
campagna cominciando a ripetere senza fine «Ricalcolo, ricalcolo,
ricalcolo».</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Remo
staccò con rabbia il navigatore e lo buttò dal finestrino «Tanto
da qui in poi è inutile, l'aveva detto il tuo amico». </span>
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Luna
chiese a chiunque incontrava per le vie sterrate e semi deserte come
si arrivasse a Via di Campo Verde a Roccacencia ; bambini in
calzoncini corti con bastoni fra le mani, un contadino rugoso in
trattore, due vecchie con uno scialle nero in testa e buste piene di
ortiche.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Quando
finalmente riuscirono a trovare la via, scritta a mano su un cartello
di legno, erano ormai le undici di sera passate. Eppure nel buio
assoluto, senza un lampione della campagna, gli sembrò di vedere una
grande quantità di luci e di sentire un frastuono incredibile,
proprio lì vicino a loro.</span></div>
UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-46350090027170244052012-07-18T08:02:00.000-07:002012-07-18T08:02:20.817-07:00Un nuovo motivo -Cap V (continuo V)-<style type="text/css">
p { margin-bottom: 0.21cm; }
</style>
<br />
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-size: small;">Quanto tempo che non aggiorno, più di un mese. Più o meno da quando... più o meno da quel preciso momento lì... Mi mancava molto scrivere.</span></b></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-size: small;">Mi piace tornare a parlare degli amici, del loro rapporto, di Luna. </span></b></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-size: small;">Forse la Luna che sto descrivendo si allontana via via da quella che conoscevo. Forse è una Luna che esiste solo nella mia testa, o in fondo a un pozzo.</span></b></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-size: small;">Però mi piace tantissimo. Quasi quasi me ne sto innamorando.</span></b></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-size: small;">Comunque il prossimo aggiornamento finirò il capitolo e tornerà Stefano.</span></b></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-size: small;">Buonanotte.</span></b></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-size: large;">Una nuova ragione -Cap V- (parte V)</span></b></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Stettero
tutti e tre ad osservare il loro amico, il suo amore, dormire
aspettando che balzasse in piedi da un momento all'altro, e
strappandosi la flebo dal braccio urlasse “Non è stato niente,
tranquilli, lo sapete che faccio sempre tardi. Dai andiamo a farci un
giro e a fare un po' di casino, dobbiamo recupare”. Forse mentre
ripensavano alle loro vite, per un secondo, uno solo, ci credettero
davvero; poi Antonello ruppe il silenzio, non ce la faceva a stare
troppo tempo senza parlare, ne aveva bisogno per allontanare il vuoto
del silenzio, l'onda dei pensieri che lo avrebbe travolto, ed in più
sentiva davvero l'esigenza di riempiere il vuoto di quell'anno passato
senza rinunciare ad aspettare.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-size: medium;">Luna
ma... in quest'anno non si è mai fatto sentire? Nemmeno un
messaggio?”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-size: medium;">No,
quando se n'è andato ha lasciato tutto a casa. Cellulare, pc,
nintendo, tutto. Ha preso solo il portafogli. Conoscendolo credo che
anche se avesse voluto chiamarmi non ci sarebbe riuscito, non
riusciva ad imparare i numeri a memoria, non sapeva nemmeno il suo.
Quando qualcuno glielo chiedeva ero io a dirglielo. Senza guardare la
rubrica non sapeva chiamare nemmeno i carabinieri.”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">A
quelle parole, la miscela di frustrazione, impotenza e malinconia che
provava per il suo amico inerte, esplosero “Ma porca miseria!
Quello si perdeva pure a San Lorenzo, come cavolo ha fatto a
scomparire per un anno? Sta qui ed è come se non ci fosse! Mi fa
scapocciare, è troppo!”.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Gli
rispose il Bianco, ancora con la testa bassa, la voce flebile “Zì,
guarda che se uno si vuole perdere non conta tanto se abbia senso
dell'orientamento oppure no...”, detto questo tornò a guardare il
letto come paralizzato; a volte la spiccata sensibilità del Bianco
riusciva a sopperire in modo così semplice e geniale la mancanza di
cultura che aveva per non aver mai completato le scuole superiori
(naturalmente liceo artistico).</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Luna si
avvicinò ad Antonello, si sfiorarono leggermente</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"> col corpo per
annullare le distanze “Credo che Lorenzo abbia ragione, ma dopo
tutto pare che un indizio, volente o nolente, ce l'abbia
lasciato...”. Detto questo tirò fuori dalla borsa neri coi teschi
un biglietto accartocciato che le aveva dato l'infermiera che badava
a Stefano prima di uscire dalla stanza.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Era
grande più o meno quattro centimentri per tre, di una carta fine e
mezza grigia, probabilmente riciclata, gli angoli tagliati malamente
con le forbici.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Lo
spiegò e lei ed Antonello lessero assieme 'Gianni, manufatterie e
gioielli fatti a mano. Antincaglie, svuotamento cantine e
robivecchi', sotto il disegno di un diadema e di un furgone
evidentemente fatti a mano e poi fotocopiati. Non c'era il numero di
telefono, solo un indirizzo: Via di campo verde (II e IV venerdì del
mese), Roccacencia (Rm).</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Si
scambiarono uno sguardo perplesso, nessuno dei due aveva la benchè
minima idea di cosa volesse dire.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Luna
teneva l'insolito 'biglietto da visita' stretto tra l'indice e il
pollice, nessuno dei due sapeva bene cosa dire.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il
Bianco mormorò qualcosa “... è importante...”.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">I due
si girarono insieme verso di lui, ma non alzò gli occhi dal letto,
si limitò a ripetere la frase più chiaramente “Se aveva solo
questo con sé, vuol dire che è importante. Forse è una persona che
ha incontrato, una persona importante a parte noi. La dovreste
cercare, credo. Di sicuro potrà dirvi qualcosa in più di quello che
già sappiamo. Io lo so do'vè quel posto...”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Antonello
strabuzzò gli occhi e si toccò i rasta nervoso “Scusa, e tu come
fai a saperlo?”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-size: medium;">Semplice,
sono andato a farci soft-air qualche mese fa. Il paese è piccolo,
saranno duecento persone, non so nemmeno se sia segnato su tutte le
mappe. A sud ci sono i campi, ma a nord inizia la montagna ed è
pieno di posti fichi per fare le battaglie, o una bella escursione se
vi va. Comunque in paese non ci siamo fermati per niente, ci siamo
passati solo con la macchina. Non è lontano da Roma, un'oretta se
sai che strada prendere. Noi ci abbiamo messo di più perché ad un
certo punto le indicazioni finiscono e ci siamo messi a domandare ai
contadini"</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il viso
di Luna si accese di una speranza violenta, scattò verso il Bianco
e lo afferrò per il colletto della maglietta “Dimmi subito come
cazzo ci si arriva Lorè. Voglio partire adesso!”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Lui era
un ragazzo grande, forte ed in sovrappeso, ma aveva un carattere
morbido; quando lei per poco non riuscì a tirarlo su si mise quasi a
piangere “Si si oh te lo dico, stai calma. Ma come conti di
arrivarci? Senza macchina è impossibile. La mia è dal meccanico e
tu e Antonello non ce l'avete. Gli autobus naturalmente non ci
passano, troppe poche persone”.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Luna
mollò la maglietta del Bianco e si aggrappò con forza a quella
dell'altro amico “Mi presti il tuo motorino. Non è una domanda, lo
fai e basta. Se c'è riuscito lui ad arrivarci posso farlo pure io”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-size: medium;">Oh,
oh un attimo, 'spetta, mi devo organizzare! A lavoro come ci vado? E
poi chi ti dice che ci sia arrivato in Vespa? Dammi qualche
giorno...”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-size: medium;">Non
ce l'ho qualche giorno, cazzo! Dammi subito le chiavi del motorino!”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-size: medium;">Ah
Lù vabbè, va bene, però aspetta un attimo... non me menà, devo
vedere come fare...”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
…</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-size: medium;">Se
volete la macchina la metto volentieri io...”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">La
porta della stanza era aperta, da chissà quanto tempo, appoggiato
allo stipite della porta in una posa fra il sofferente e la recita c'era un uomo
alto e brizzolato con un pigiama ospedaliero indosso, una garza
impregnata di sangue sulla mano.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-size: medium;">E tu
chi cazzo sei?” disse il Bianco, che era anche dolce, ma sempre il
muratore faceva nella vita.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Gli
rispose Luna con gli occhi pieni di rabbia“Questo è il bastardo che ha fatto finire Stefano
sotto la macchina di quell'altra tossica”. I due amici si mossero
assieme stringendosi addosso a Remo “Bene bene, guarda che bella
sorpresa... Lo sai che tutta Roma sa già quello che stavi facendo
nella tua 'Premiata Ditta'? Sei un uomo finito, anzi sei meno di un
uomo, e qui non sei desiderato. Ma se non te ne vuoi andare a noi fa
piacere, anzi, chiudi la porta, così ci facciamo un discorsetto a
quattrocchi e ti spieghiamo un paio di cose della vita...”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Remo
chiuse la porta, ci si appoggiò di schiena ed alzò la testa con
fare provocatorio, un attimo prima che gli fossero addosso parlò,
lento e con calma, scandendo bene le parole “E' inutile che cercate
di fare i bulletti, non lo siete. Ho passato cose che voi nemmeno vi
immaginate, e comunque dalla vita sono tornato sempre vivo, anche
stavolta. Le conosco bene le persone come voi. I coglioncelli che
vorrebbero prendere la vita di petto e dimostrare di essere più
forte di lei. Ma tanto non lo siete e lo sapete. Non siete più forti
di me. Volete verificare? Sono qui di fronte a voi...”</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">I due
amici si fermarono intimoriti.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-size: medium;">E
comunque mi spiace davvero per il vostro amico. Ha fatto una cosa che
io non avrei mai fatto. Ma non mi sento affatto in colpa come
vorreste voi, è stata una sua scelta. Mi ha salvato la vita e gliene
sono grato, ma nessuno gli ha chiesto niente. Inoltre non posso
tornare in macelleria e vorrei evitare il più possibile di dover
parlare con i carabinieri. Non c'è niente che mi trattenga qui, anzi
mi sento quasi liberato senza questo dito. Se posso andare via ed al
contempo essere utile a quel bravo ragazzo in coma, lo faccio
volentieri. E poi non mi pare voi abbiate tanta scelta ora come
ora... Oppure a questa matta glielo presti il motorino, eh rastone?”</span></div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-22916646384781539672012-06-12T08:03:00.000-07:002012-06-12T08:05:41.362-07:00Un nuovo motivo -Capitolo V (Continuo IV, giusto un po') -E' un po' che non aggiorno. La vita di Tokyo densa, e gli sforzi per lavorare e studiare, e i giorni da contare, e <i>tempus fugit</i>... che palle! Chi se ne frega.<br />
Ho aggiornato, poco, ma ho aggiornato. Tre paginette. <br />
Mi piacciono tanto. Le vorrei dedicare <b>A</b> Luna.<b> </b>Alla luna. A tutte le lune del mondo.<br />
<br />
Anche se la Luna a me non ci pensa nemmeno un po', non importa.<br />
Dalla mia vita in affitto a Tokyo io, penso a Lei, e mi è di ispirazione.<br />
Divertitevi :)<br />
<br />
<style type="text/css">
p { margin-bottom: 0.21cm; }
</style>
<br />
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><b>Un Nuovo motivo - Capitolo V (Continuo IV, giusto un pò)</b></span><span style="font-size: large;"> -</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Anche
il Bianco abbozzò un sorriso, poi tornò a guardare Stefano steso
sul letto con gli occhi tristi, gli angoli della bocca tesi verso il
basso. Non gli riusciva mai di dissimulare la tristezza, e quando
qualcosa nella vita provava a buttarlo giù, lui si faceva trascinare
fino al massimo grado di apatia e demoralizzazione; di solito erano
Renzo o Stefano a farlo uscire dall'apnea invitandolo a per una birra
e prendendolo in giro tutto il tempo sui chili che aveva messo, o
sulla testa che da quando aveva perso i capelli ed usava una lozione
per lucidarla, profumava di noccioline. Luna lanciò un'occhiata
rapidissima ad Antonello, questo si limitò a scuotere la testa
facendole fare «no-no».</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Luna
non possedeva una mente fuori dall'ordinario; un'intelligenza
normale, come tutti, ma la sua sensibilità era spiccata e le
bastava una parola non detta per entrare in empatia con una persona e
capire cosa le passasse per la testa.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Le era
evidente che il Bianco non si era mai ripreso dalla scomparsa di
Renzo, e che l'incidente appena capitato a Stefano doveva aver
tracciato ancora più in profondità il solco dei suoi sentimenti
malinconici; e capì pure che Antonello aveva fatto il possibile per
colmare i vuoti del suo amico, e che aveva fallito ogni volta.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Gli
avrebbe voluto dire parole di conforto: era un bravo ragazzo, e per
quanto esagerato nelle sue infinite tristezze, sapeva che stava male
davvero. Fece per dire qualcosa ma lui la interruppe parlando per
primo «... Da quant'è che sta così?»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Sono
arrivata poco prima di voi, il medico con cui ho parlato ha detto che
era già in coma quando l'hanno portato in ospedale»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Non
c'è speranza che...»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Non
lo so, non me l'hanno saputo dire, troppo presto per sciogliere la
prognosi».</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il
Bianco reclinò di nuovo la testa rasata e lucida verso il letto a
guardare il suo amico dormire, poi sospirò «E tu da quant'è che
stai così? Non ci siamo più sentiti molto da quando... insomma ha
sbroccato e se n'è andato»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Lo
guardò seria «Che vuoi dire?» disse, anche se in realtà aveva
capito fin troppo bene le sue parole.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Luna,
da quant'è che vai in giro così? Voglio dire, da quant'è che fai
la matta, l'infermiera prima ci ha raccontato... E sopratutto, perché
lo fai...? Tu non sei così, eri la ragazza più normale che
conoscessi e adesso... Io non ci capisco più niente. Pare che il
mondo, il mio mondo stia impazzendo mentre collassa su se stesso».</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Luna
gli si avvicinò piano, gli prese le mani grandi e callose da
muratore dentro le sue, piccole. «Lorè», non era la prima volta
che lo chiamava per nome, ma la gente doveva essere tremendamente
seria o arrabbiata con lui per chiamarlo così</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Lorè,
lo capisco bene come ti senti, ti conosco. Sei un amico di Stefano e
sei un amico mio. Ma forse tu non sai come mi sono sentita io, come è
stata la vita per me da quando 'ha sbroccato' come dici tu.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Stefano
con gli altri è sempre stato moderato: prendeva le parti bianche e
le parti nere delle persone e le impastava fino a renderle grigie; le
voleva vedere per come erano veramente, esseri fatti di pregi e di
difetti, non tagliati con l'accetta. Però con se stesso non
riusciva ad essere così, e se sbagliava qualcosa che sapeva di poter
evitare se solo si fosse fidato un po' più di sé, si incazzava e si
teneva il muso. Ultimamente gli capitava spesso.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Penso
stesse riflettendo molto se quello che era fosse realmente quello che
si era immaginato di diventare.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Poi c'è
stato Renzo... Ed anche io ho riflettuto a lungo sul perché abbia
fatto così... Ha avuto paura. Ha avuto una paura fottuta che la vita
che stava vivendo sarebbe stata più forte della vita che avrebbe
voluto per lui. Ha scelto la via più facile ed è scappato».</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il
Bianco rimase impressionato dall'analisi: impegnato com'era a
cullarsi nel pensiero cupo degli effetti della scomparsa, non si era
fermato nemmeno un attimo a pensare alle cause. Le domandò, con la
stessa voce perplessa di un bambino che non ha ben capito gli
avvenimenti di un fatto storico «Ma se avevi capito che tutto è
partito da dentro lui, allora perché...»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Perché
mi sono mascherata Lorè?» le esplose forte dallo stomaco.</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Perché
comunque con lui ci abitavo io, non stava da solo. Perché il fatto
che la mia presenza per lui non sia significata niente mi ha fatto
stare male. Mi ha privato ogni giorno di una parte di me che sentivo
mia. Mi ha fatto sentire una cretina, mi ha fatto sentire sbagliata.
Mi ha fatto sentire non all'altezza, non abbastanza per sollevarlo
alto dalle sue paure. E mentre lo maledivo per il suo egoismo
cambiavo tutto di me, mi serviva... Avevo bisogno di questa maschera.
Mi dovevo proteggere, perché anche se con la testa so darmi tutte le
risposte che mi servono, ho paura ad ascoltare quello che vuole darmi
il cuore...»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«E
quali sarebbero?» singhiozzò piagnucolante il Bianco.</span></div>
<div style="font-weight: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">«Che anche se è uno stronzo, so che mi ama ancora. Ed
anche io...»</span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<br />UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-90392468596181999672012-06-04T09:04:00.000-07:002012-06-04T09:04:47.896-07:00Un nuovo motivo - Capitolo V (continuo III)<b>Oggi solo libro. </b><br />
<b>Non ho voglia di raccontare la 'vitaccia' mia :p</b><br />
<b><br /></b><br />
<b>Tornano un po' tutti in queste pagine.</b><br />
<b>Siamo a quota 39, quando passerò le 50 sarò sicuro di finirlo. E' una barriera psicologica più che altro.</b><br />
<b>Però, come diceva Murakami (me lo citò una mia amica) "Quando inizio un libro poi mi prende l'ansia di morire prima di finirlo, quindi scrivo con tutte le mie forze"...</b><br />
<b>Come sempre ogni commento è più che gradito :)</b><br />
<br />
<br />
<b><span style="font-size: large;">Capitolo V (Continuo - parte III) </span></b><br />
<br />
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La guardò per qualche secondo come in attesa di una risposta, ma dietro le ciglia appesantite dal rimmel avvertì solo un odio inaspettato.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Spostò la visuale sul suo braccio scoperto, lo fece scendere lento, si sentiva intorpidito come quando si svegliava la mattina dopo una notte di alcool e droghe. All'altezza del gomito vide due tubi di plastica che gli partivano dalle arterie, li ripercorse sino a trovare due flebo accanto al letto. Dai colori una sembrava di sali e l'altra di sangue, doveva aver subito una trasfusione.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Riprese a sondarsi da dove aveva interrotto, arrivò alla mano e poi al polso.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Aveva una garza imbrattata di sangue al posto del pollice. I ricordi di quanto accaduto tornarono in lui così inaspettati da fargli vivere in un momento tutto il dolore che doveva avere evitato grazie alla morfina dell'anestesia.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Mentre si mordeva ad occhi chiusi il labbro per non gridare gli fece male anche la guancia: uno schiaffo, un altro. La ragazza gli era arrivata sopra mettendosi cavalcioni sul letto e lo stava colpendo come una furia.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Bastardo! Tu non sai quanto l'ho cercato, quanto l'ho aspettato! Ed ora che è tornato va a finire sotto una macchina per un bastardo, un niente come te! Ci dovevi essere tu al suo posto, tu dovevi essere in coma! Ma te la faccio pagare, ti ammazzo adesso con le mie mani!»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Remo aveva ancora in corpo gli antidolorifici dell'operazione, ciononostante riuscì a sollevare il braccio buono e a bloccare i colpi della ragazza: da quando aveva 'rilevato' la macelleria del padre si era costruito un fisico considerevole a forza di sollevare quarti di bue, e quando era stressato ci faceva anche un pò di boxe immaginandosi di essere Rocky.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Lei lo guardava con disprezzo, sembrava dovesse riversargli addosso tutta la rabbia che aveva accumulato fino a quel momento.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Alzò il braccio che aveva ancora libero e lo fece ricadere con tutta la propria forza sulla guancia sinistra di Remo; questo per tutta risposta non batté ciglio, si limitò a fare un movimento improvviso con le anche disarcionandola.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Finì col culo per terra, ansimante.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Remo sbottò «Ah regazzì, ma si può sapere che cazzo vuoi? Chi t'ha mai visto a te?!? Se non te levi prima de subito chiamo 'e guardie, capito?!».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Lei continuava a tenere gli occhi posati, incollati su lui con tanto di quel rancore che Remo si sentì attraversato da parte a parte dal profondo delle ciglia nerissime.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Non ti scomodare, animale. Lo so che stavi facendo nella tua 'premiata ditta' prima dell'incidente, e lo sa pure la polizia. L'unica cosa positiva per te è che quello che ti faranno loro non sarà mai nemmeno lontanamente paragonabile a quello che ti farei io. Mi fai pena. Sei il peggior fallimento della natura, mi vergogno di appartenere alla tua stessa specie.»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si rimise in piedi ed uscì voltandogli le spalle, Remo non riuscì a dire niente; in un minuto gli aveva rivoltato la coscienza, e lo aveva fatto così bene senza nemmeno conoscerlo che si sentì come un bambino sorpreso dai genitori a fare qualcosa che non dovrebbe.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La ragazza attraversò a lunghi passi il corridoio, prese le scale che scendevano fino al piano interrato facendosi largo in mezzo alle barelle vuote fino al reparto di terapia intensiva. All'ingresso un'infermiera bassa e tarchiata con il mento ricoperto di peluria provò a sbarrarle la strada; fece finta di non vederla e tirò dritta senza modificare l'andatura, come l'ebbe passata senza girarsi bisbigliò «Se solo provi a fermarmi ti stendo qui e adesso...».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Entrò nella stanza dov'era il ragazzo, nessuno oltre lui, solo un'altra infermiera che controllava il monitor con le sue funzioni vitali. Era molto più giovane dell'altra, sui venticinque, eppure doveva avere una sensibilità particolare perché appena la vide capì subito i suoi sentimenti «Sei la ragazza, vero?» disse «Senti, solo dieci minuti, e se succede qualcosa devi chiamarmi subito, sennò passiamo guai tutte e due capito? E levati quello sguardo da 'odio il mondo' di dosso, anche se dorme le tue emozioni le capisce le stesso... Ah e senti, in tasca aveva solo questo foglietto, niente documenti, niente soldi, niente cellulare...niente. Tienilo, magari tu sai cos'è, dopo mi spieghi però...</span><span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">.»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il viso finalmente le se distese in un sorriso, e il verde degli iridi parve per un poco liberarsi dalla stretta del trucco, rispose solo «Grazie» a bassa voce.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Quando rimasero soli gli prese la mano e le sembrò che il loro tempo non fosse mai passato...</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Pianse piano, il mascara si sciolse e si mescolò alle lacrime scendendo fino al mento; le guance, gli occhi e tutto il viso sembravano più leggeri, sfumati nero acquerello.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La porta della stanza si aprì, eppure non erano passati che pochi minuti... Sulla soglia c'erano Antonello e il Bianco con un'espressione sospesa fra il funereo e il sollevato.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Li guardò piena di sorpresa «Ma come avete fatto a...»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Antonello continuò per lei «Siamo arrivati appena saputo, l'incidente e la macelleria stanno mandando in fibrillazione tutte le comari del quartiere. E poi deve ancora nascere l'infermiera che resiste al fascino del capoccione pelato del Bianco».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si strinsero in un abbraccio a tre.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Ci siete mancati Lù, tutti e due» le dissero all'orecchio, «Si, anche voi» rispose.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Sciolsero l'abbraccio spontaneamente come ci si erano uniti, ma si sentivano legati da qualcosa di più profondo che dei gesti fisici.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Antonello aveva paura di parlare di Stefano: di fronte alle situazioni complicate di solito perdeva le parole e cercava di sdrammatizzare facendo il cazzone «Oh comunque non te se può vedè così, ma che hai combinato in quest'anno? Ti sei girata tutte le fiere del 'dark' d'Italia?». A Luna scappò una risate liberatoria, era felice di rivedere una parte della sua vita messa da parte da lungo tempo.</span></div>
</div>
<br />UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-83063207552975017922012-06-01T09:20:00.000-07:002012-06-01T09:20:38.937-07:00Un nuovo motico - Capitolo V (Continuo II) -<b>Finalmente riesco ad proseguire. Quando scrivo mi sento davvero bene, come se fossi il 'vero' me stesso. Non so se voi vi sentite così quando fate quello che vi piace e/o in cui credete di cavarvela.</b><br />
<b>Questi giorni ho sempre sonno. Mi è capitato di addormentarmi con la penna in mano un pò ovunque, casa, parco, bar.</b><br />
<b>Però non ho, non abbiamo scelta, no? Se c'è qualcosa in cui crediamo, dobbiamo provare a farla, ad ogni costo, anche quando il sonno bussa forte (e a Tokyo lo fa sempre). </b><br />
<b>Buona lettura, un saluto</b><br />
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">CAPITOLO V (Continuo II)</span></b><br />
<br />
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<div>
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Pensava mentre con la mano carezzava la testolina dell'animale; questo ne era felice, e perso in una lunghissima fusa sembrava essersi calmato. Gli ricordò il rumore che faceva il motorino del padre quando fino qualche tempo prima lo andava a prendere all'uscita di scuola. I versi ritmici gli conciliarono la mente, e alla fine si decise a lasciarlo lì: la campagna dei nonni era piuttosto grande e dov'erano i limoni non ci passavano mai se non quando li dovevano raccogliere per distillare il limoncello che il padre vendeva (e beveva) in macelleria.</span><br />
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Inoltre la scatola era troppo grande perché riuscisse a uscirne, e anche se si fosse messo a miagolare per paura o solitudine, sarebbe stato difficile che i lamenti giungessero alle orecchie di qualcuno; c'erano almeno duecento metri fra loro e la cucina che s'affacciava sul prato.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">E poi da quando il nonno Antonio era riuscito a comprare il televisore a colori non c'era un momento che non fosse acceso, anche se non lo guardava nessuno.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Diceva che almeno così non era costretto a sentire la voce della moglie, e lei da parte da sua si era istantaneamente appassionata alle telenovelas sudamericane e ne era così presa che non la sfiorava nemmeno l'idea di comunicare col marito.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si, era convinto che fosse la cosa più sicura.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La sera avrebbe coperto la scatola con un coperchio forato per farlo respirare e ci avrebbe messo una pietra sopra, così sarebbe stato al sicuro da vipere, colpi di vento che avrebbero potuto rovesciarla ed altri eventuali pericoli.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ora doveva risolvere la questione dell'occhio e di come nutrirlo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La cosa più sensata da fare pensò fosse andare in farmacia, anche se non ci era mai andato da solo, visto che quando era stato male si era sempre limitato a prendere passivamente le cose che gli davano i grandi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Avrebbe inventato sul momento ad una bugia da dire al farmacista per giustificarsi di essere andato senza i genitori, prima però doveva assicurarsi di avere i soldi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Diede un'ultima arruffata amichevole al pelo della bestiola, coprì la scatola ed attraversò furtivo il campo che lo separava da casa.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Come si allontanò dagli alberi lo sentì miagolare, ma man mano che si allontanava i versi perdevano di intensità e si attenuavano sino a scomparire; aveva pensato bene e questo lo rincuorò un po'. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Entrò nella sua stanza stando bene attento a non farsi vedere e chiuse le tende nel caso fosse passato qualcuno fuori. Afferrò il classico porcellino di coccio col tappo svitabile sul fondo, si ricordava di averlo sempre avuto, e da altrettanto tempo opporre una fiera quanto inutile resistenza, alle sue periodiche razzie.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Quando l'ebbe fra le mani gli parve più pesante del solito, eppure non aveva ricevuto 'mance' inaspettate ultimamente. Svitò il tappo ad occhi chiusi, le monete scesero fitte tutte assieme, andando a tintinnare una sull'altra attutite dalla coperta del letto. Era pieno zeppo di spicci da cinquanta e cento lire, e in</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">più un paio di banconote da mille.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Effettivamente da quando era andato a vivere in mezzo al nulla dei campi non aveva avuto molte occasioni per spendere ciò che riceveva a natale e al compleanno dai parenti; il gelato e i soldatini glieli pagava il padre, lui al massimo si concedeva una partita ai videogiochi al bar della parrocchia dopo essere stato a messa la domenica mattina (il qual fatto gli rendeva più sopportabili le lunghissime omelie del prete su peccati che non comprendeva minimamente e il continuo in piedi-seduto della funzione). In effetti acchiappare lucertole per la coda ed osservare per ore la stessa formica fare avanti e indietro non è che fosse un'attività così dispendiosa.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Per la prima volta fu grato di abitare fuori città.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Raccolse tutti i soldi che poteva, scelse solo le monete dal valore più grande, tutte nella tasca stretta dei calzoncini non sarebbero entrate.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ci mise qualche minuto per uscire di casa e percorrere il giardino antistante la strada; era così carico che quando si muoveva risuonava come una pecora alla quale avessero attaccato una collana di campanelli, voleva nel modo più assoluto evitare i nonni e le domande che gli avrebbero rivolto se lo avessero scoperto. Si immaginava la nonna guardarlo dal profondo dei capelli incanutiti e degli occhi azzurri chiedergli in pugliese «Disgraito, addù vai tutto sulu?».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Riuscì a raggiungere la strada inosservato, sapeva dov'era la farmacia, ma ci era sempre andato insieme a qualcuno. Comunque aveva visto il percorso dalla macchina tante volte ed erano solo le quattro del pomeriggio, di sicuro ce l'avrebbe fatta. Era settembre e faceva ancora caldo, anche se da mezzogiorno le nuvole avevano iniziato a mescolarsi sino a diventare un grande telo grigio che copriva l'azzurro del cielo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Era vestito in maglietta, calzocini e sandali di plastica, a metà tragitto iniziò a piovere. Erano più o meno venti minuti che stava camminando, anche se si fosse messo a correre non c'era possibilità di evitare l'acquazzone, e di ripararsi sotto qualche portone non ci pensava nemmeno: se lui si bagnava si bagnava anche il gatto, di sicuro qualche goccia sarebbe entrata dai fori per l'aria, e nelle sue condizioni di salute, forse, pensava gli sarebbe stato fatale. Aumentò l'andatura, i capelli gli si infradiciarono formando una frangia lunghissima che per metà gli copriva gli occhi impedendogli di vedere i passanti che lo guardavano come un folle mentre a testa bassa, bagnato fino al midollo, passava incurante in mezzo alle pozzanghere con i suoi sandali da mare. Quando arrivò di fronte la farmacia i vestiti gli aderivano al corpo come i trasferelli che trovava dentro le patitine; per la via non c'era nessun altro a parte lui. Aprì la porta, il campanello rintoccò, il dottore lo guardò sorpreso mentre spargeva gocce su tutta la soglia; si ricordò di quel film con Clint Eastwood, e si sentì come lui quando solitario e dannato spalancava le porte del saloon attirandosi addosso tutti gli sguardi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Provò ad imitarne la camminata mentre si avvicinava al banco... «La mamma mi ha mandato» disse senza dare la possibilità al farmacista di farlo per primo «perché il gatto ha sbattuto su uno spigolo del corridoio ed ora ha un occhio gonfio che butta sangue. Sarebbe venuta lei, ma lavora tutto il giorno e non può. Ha qualcosa?».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">L'altro si toccò la montatura degli occhiali alzandola e abbassandola, squadrandolo come stesse valutando l'acquisto di un cavallo che avrebbe potuto fare la sua fortuna come ridurlo sul lastrico.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Mh........ Ci sarebbe il 'Colbiocin' ma costa duemila lire... la mamma i soldini te li ha dati?». Non aspettava altro, ne aveva contati almeno il triplo, ce l'aveva fatta.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Estrasse dalla tasca tutto ciò che aveva e lo buttò sul banco fissando il farmacista con fare preciso e strafottente; era la prima volta ma da allora lo avrebbe fatto sempre ogni volta che qualcuno avrebbe provato a fare il furbo senza sapere che lui lo era di più «Questi bastano, vero? E poi mi dia pure del latte per neonati e un biberon, che c'ho un fratellino piccolo e la mammina per</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">noi non bada a spese». </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Prese il pacchetto ed uscì come era entrato senza dire una parola, lasciando solo una scia d'acqua sul pavimento a testimonianza della sua presenza.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Tornò al giardino, lesse le istruzioni del medicinale e per giorni applicò con amorevole pazienza l'unguento all'animale, nutrendolo tre volte al giorno con latte liofilizzato.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Migliorava, lento ma migliorava. Dopo una settimana il gonfiore si era ridotto molto e cominciava pure a farlo sgambettare in libertà per i campi, dando la caccia assieme a qualsiasi insetto o animaletto che gli capitava sotto mano.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si erano affezionati per davvero, e quando la lingua setosa del micio gli raspava la mano ancora liscia e ingenua, sentiva di avere fatto qualcosa di veramente</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">buono.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Un paio di settimane dopo tornò da scuola, ma non sentì i classici miagolii ad accoglierlo. Si precipitò pieno d'ansia verso la scatola, aveva il terrore che la nonna l'avesse trovato ed affogato dentro il pozzo. Non gliel'aveva mai visto fare, ma il padre gli aveva raccontato che quando era piccolo una volta l'aveva fatto con una cucciolata selvatica che avevano trovato perché temeva che crescendo sarebbero stati un pericolo per le galline.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ma ora le galline non le avevano più, quindi perché...</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Raggiunse la scatola di corsa, il coperchio era ancora al suo posto, con la pietra poggiata sopra. All'interno c'era un biglietto.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Che questo ti serva di lezione. Questa è casa nostra, tu non c'entri niente. Se riprovi a prenderti ciò che ci appartieni per diritto, facciamo sparì pure a te - I Tuoi Amici-».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La disperazione più profonda che aveva conosciuto fino a quel momento si impadronì di lui... «Possibile che l'abbiano fatto? Possibile che l'abbiano fatto DAVVERO?».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Sentì ogni suo senso vacillare, sprofondare fino ai recessi più bui e dimenticati della terra. Tremo di paura, poi di rabbia.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Andò al capanno degli attrezzi del nonno e prese la mazza con la quale di solito ammazzava le vipere quando andava a seminare i campi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il sognò finì.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si guardò intorno spaesato ma piuttosto lucido. Una stanza d'ospedale.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Di fronte a lui una ragazza con un profondo trucco nero, i capelli dello stesso colore. Un piercieng al sopracciglio e diversi altri alle orecchie.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">I lineamenti sfumati da bambola di porcellana.</span></div>
</div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-81566606401041694272012-05-26T11:09:00.000-07:002012-05-26T11:16:42.951-07:00Un nuovo motivo - Cap. V (Continuo) -<b>Torno a postare. Forse voi non avete nemmeno fatto caso all'assenza, ma a me è mancato moltissimo questa settimana.</b><br />
<b>Tokyo (e il Giappone tutto), purtroppo o per fortuna, è una città che non ti fa accorgere dello scorrere del tempo. E' bene e male. Il tempo passa discreto, ma passa, croce e delizia.</b><br />
<b>Ho provato a scrivere in ogni momento libero: sul bus, treno, pausa dal lavoro.</b><br />
<b>Ma il sonno ultimamente vince facile, la penna da leggera diventa pesante all'improvviso, e quando ti svegli sei di nuovo immerso nella vita.</b><br />
<b><br /></b><br />
<b>Comunque Remo adesso sogna, e sogna forte.</b><br />
<b>Sogna diverso da voi, ma quanto può essere diverso un sogno? Tutti noi lo facciamo, ci riviviamo, immaginiamo e metabolizziamo così. </b><br />
<b>Quanto sono diversi i sogni di Remo dai vostri? Quante sono le cose che ci dimentichiamo per non volerle ricordare e nonostante tutto ci ritroviamo nell'ingorgo incosciente di quello che siamo, dei sogni che nemmeno volendo potremo mai cambiare...</b><br />
<b><br /></b><br />
<b>Sole tre paginette, avrei voluto finire. Ma non sono tre pagine da buttare, e prima o poi finirò. Un abbraccio</b><br />
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b>CAPITOLO V (Continuo)</b></span><br />
<br />
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ogni tanto riusciva a socchiudere gli occhi, gli sembrava di vedere qualcuno intorno a lui, di essere in movimento a gran velocità. Sentiva un gran frastuono dentro e fuori, non era sicuro se fosse realtà o stesse solo sognando. Gli accadde tre o quattro volte. Aprì e chiuse, persone; aprì e chiuse, rumore; aprì e chiuse, confusione, immagini e suoni impastati uno sull'altro. Aprì e chiuse, poi sognò davvero. </span><br />
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si rivide bambino a casa dei nonni in mezzo agli alberi di limoni.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Sua madre se ne era andata da poco, aveva sei o sette anni. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il padre aveva troppo lavoro alla macelleria, troppo poco tempo per badare a lui.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">O forse semplicemente troppa poca voglia. Remo passava il tempo a ciondolare per la campagna e a giocare a scopa col nonno sulla veranda.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il padre si faceva vedere una volta a settimana la domenica per portarlo in sala giochi o a mangiare un gelato. Era come uno di quei padri separati part-time che si fanno vedere solo il fine settimana, solo che non lo era.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Per questo motivo non è che nutrisse tutto questo affetto per lui, e nemmeno per i nonni, almeno presi assieme: si erano sposati senza amarsi per convenienza nei primi del novecento. Erano tutti e due pugliesi, la nonna avrebbe voluto sposare un pittore spiantato (ma bellissimo, da quel che ne diceva) che le aveva proposto di scappare assieme, ma non ne ebbe il coraggio, troppe malelingue nel paesino. Così finì per sposare nonno Antonio, il commerciante d'abiti col carretto, verso il quale non provava né stima né amore, ma serviva a coprire bene le apparenze della provincia del sud. Dopo due anni di buoni affari il carretto non bastò più ed emigrarono a Roma aprendo una bottega. Poi un'altra. Che non si amassero lo capiva anche un bambino come lui, più che altro per le bestemmie che il nonno le rivolgeva anche quando la mela cotta delle sei e mezza (la loro cena da diabetici) era troppo o troppo poco cotta.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Così preferiva stare per conto suo, passando la maggior parte del tempo a rotolarsi il mezzo all'erba e a salvare gli insetti che i suoi 'amici' di campagna si ingegnavano a catturare con trappole rudimentali per farli morire bruciati al sole.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Non capiva perché i suoi compagni di giochi dovessero divertirsi così, ed ogni volta che disinnescava quei marchingegni infantili e crudeli, i suoi 'amici' lo scoprivano e lo riempivano di schiaffi, o almeno così gli parve di sognare. Poi sognò un po' più forte, avvertì una fitta intensa alla mano e il sangue scorrergli dal naso.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Continuò.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">C'erano questi ragazzini cresciuti come lui a metà strada fra la città e la campagna, indecisi su cosa essere o che strada prendere, che stavano tirando sassi a un gattino che si trovava nel fosso del 'Sor Bastiano', un vecchio bisbetico che non gli ridava mai la palla quando finiva dentro casa sua. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il fosso era piccolo, profondo una decina di metri, soltanto un altro centinaio lo separava dalla strada. L'erba vi cresceva libera e indomata, pieno di ortiche, rovi, margherite, spine. Quasi impraticabile giocarci, se non quando si voleva catturare ad ogni costo la lucertola che ci si era andata a nascondere. Però erano diversi anni che resisteva all'avvicinarsi inarrestabile della città; tant'è che quel posto era diventato il ritrovo dei gatti e cani (a volte anche ricci) selvatici o abbandonati che dovevano partorire.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Avevano trovato questo gatto di pochi giorni senza madre né fratelli, era malato e miagolava stonato senza fermarsi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Un occhio era gonfio e pieno di pus, a confronto con l'altro pareva una palla da baseball. Li vide da lontano, senza pensare si precipitò verso l'animale per proteggerlo, a quell'età gli sembrava semplicemente ingiusto che la bestiola fosse presa di mira solo perché era sola e diversa.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ovviamente ci si rispecchiava, ma non lo capiva ancora.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si mise in mezzo alla sassaiola e prese tutti i colpi al posto suo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">I ragazzini non si fermavano, per loro non era importante cosa colpire, l'importante era farlo, scacciare via l'ansia confusa scaricandola contro qualcosa che fosse più diverso rispetto a come si sentivano; che fosse un bambino o un gatto era indifferente.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Diverse pietre lo colpirono alle gambe e alla testa rompendogli gli occhiali (da quel giorno non li avrebbe più indossati).</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il capetto del gruppo, un ragazzino magro e atletico con l'aria da furbetto e i denti grossi e sporgenti, prese una pietra più grossa e la scagliò verso Remo con tutte e due le mani. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Cercò di scansarla, ma lo prese preciso sulla spalla, si piegò quasi di trenta gradi, pareva stesse per spezzarsi in due, ma non era ancora il momento.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Approfittò dell'occasione e raccolse il micio mettendosi a correre con tutta la velocità che sapeva verso la striscia d'asfalto che separava il fosso di Bastiano dalla campagna dei nonni.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Gli urlarono dietro qualcosa come «Ah San Francè, ma do vai? Tanto prima o poi di qui ci ricapiti, lo sai, e due pizze non te le leva nessuno! Corri lepre, corri, sennò ti ammazziamo di botte!», ma non ci badò, troppo concentrato sulla corsa.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Passò dalla rimessa degli attrezzi del nonno per prendere una scatola di cartone ed andò direttamente verso il piccolo spiazzo con i tre alberi di limoni stando ben attento a non farsi vedere.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Mise l'animale nella scatola; mentre entrambi cercavano a modo loro di calmarsi e normalizzare il battito del cuore riuscì ad osservarlo meglio: era bianco a chiazze nere, con un una macchietta sul mento che gli fece pensare al pizzetto di un moschettiere.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Non era brutto se non fosse stato per l'occhio infetto e le pulci incolonnate che gli percorrevano il pelo ancora rado. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">S'interrogò a lungo sul da farsi, ma a sette anni non si hanno troppi margini di decisioni o opportunità autonome, se non quelle di venire istruiti, imboccati e condotti nel mondo degli adulti man mano che si cresce, sempre che lo si abbia, l'adulto.</span></div>
</div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-91484472079784014552012-05-16T09:05:00.000-07:002012-05-16T17:17:10.683-07:00Un nuovo motivo -Cap.V (Inizio)-<b>Dunque... Oggi niente da segnalare. Sono stato al parco di Yoyogi 代々木公園。</b><br />
<b>Stavo per fatti miei, e intorno c'erano tante altre persone, ognuna con la sua vita, con chissà che sentimenti dentro... E ci godevamo tutti l'aria fresca che ci passava addosso, senza stare a pensare al dopo, o da dove parte il vento, o stronzate così...</b><br />
<b><br /></b><br />
<b>Ho iniziato il V capitolo, procedo, ma lento. Quando mi metto d'impegno una pagina a ora, senza contare che poi la devo riscrivere al pc e poi rileggerla qualche volta. Però per il momento mi viene naturale. Anzi, mi sono proprio divertito :D Forse oggi ho voluto un pò bene a Remo per la prima volta. </b><br />
<b>E' rischioso perché ci sto spendendo un sacco di tempo. Ma ci credo. O almeno credo di provarci!</b><br />
<b>Leggete eh (l'altra volta mi ero sbagliato, il tastino per ricevere gli aggiornamenti c'è solo da ora. E non è proprio un tastino, dovete mettere la vostra mail, ma è sicuro eh! Non è che vi arriva Vanna Marchi a casa, tranquilli :p)</b><br />
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b>CAPITOLO V (Inizio)</b></span><br />
<br />
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Non si accorse subito di quello che era accaduto, tant'è che continuò a battere colpi forsennati in preda al ritmo folle come niente fosse.</span><br />
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Poi il sangue sgorgò. Fu espulso dalla base del dito con una forza inaudita, sembrava non volesse più stare in quel posto e i globuli rossi che stavano dietro spingevano quelli davanti con tutte le loro energie. Non provava dolore.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Mollò il coltello, senza fare niente guardava tutta la vita che fluiva, schizzava via da lui e andava a finire sull'intreccio di carni martoriate. E queste erano ancora morte, non c'era dubbio, anzi, se possibile fino al momento prima lui le stava uccidendo una seconda volta, togliendogli quel minimo di dignità che gli restava. Però vedendo la sua essenza solida, ciò che lo faceva respirare e tenere in piedi, posarsi rabbioso e senza controllo su quello che rimaneva della sua coscienza e sui resti di quelli che una volta erano animali fino a coprirli completamente donandogli un aspetto nuovo, lo fece sentire in estasi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Forse era l'adrenalina, ma si sentiva vicinissimo alla 'verità', ad una comprensione che non sapeva di stare cercando.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">I sensi andavano verso l'esterno, fuori da lui, e si stendevano al loro massimo per fondersi con l'ossigeno carico di odori, emozioni, storie passate; centimetro dopo centimetro.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">C'erano quasi, c'era quasi, poi finì.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Tornarono dentro riavvolgendosi come un metro a scatto.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Provò un brivido, poi il dolore.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Le ginocchia lo tradirono di colpo e si piegò in due, cercò di mantenersi eretto appoggiando una mano al tavolo, ma era troppo scivoloso per via del sangue, la presa gli mancò e cadde di fianco sul pavimento sbattendo la tempia sinistra.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Adesso guardava la scena con una visuale obliqua, con la guancia in contatto col pavimento e gli occhi che si stavano per chiudere, fissi sulle gocce di sangue che gli scendevano sopra una dopo l'altra. La percezione era confusa, sbiadita, ma sapeva che se non si fosse tirato su in quel preciso momento non l'avrebbe più fatto. Si morse il labbro inferiore con gli incisivi fino a farsi male, cercava di non pensare al dolore alla mano e alle energie che lo stavano abbandonando.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Fece leva con la mano sinistra (quella sana) sul pavimento, e con un colpo di reni riuscì a mettersi seduto. Aveva il fiato corto e non contava di riuscire a rialzarsi. La testa gli diceva di rimanere così, fermo, inerte, che questa era la sua fine, che l'aveva scelta ed ora doveva solo starla ad aspettare. In fondo la sua era un'esistenza miserabile, non aveva combinato niente di buono, solo fughe da letti la mattina, raggiri, rapporti consumati con la fretta di dimenticare, compreso quello col padre. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Respirava sempre più piano, affannato come dopo una corsa lunga quarant'anni; le voci nella testa stavano pian piano battendo l'istinto di sopravvivenza. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Chiuse un occhio, lo faceva sempre prima di dormire: ne chiudeva prima uno e poi attendeva che l'altro lo seguisse di sua iniziativa, aveva da sempre paura del buio che arrivava quando li chiudeva assieme. L'altro era già a metà palpebra quando, per caso, si posò sull'orologio che teneva al polso; un'abitudine troppo radicata... Le otto e venti, dieci minuti e... «Dieci minuti e Maria arriva... Dieci minuti... Maria... Aò... Maria... Cazzo, Maria!»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Un raggio di lucidità tornò ad illuminarlo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Maria, Maria! A quella je se pja un colpo se non me vede. Almeno la devo avvertì che sto a morì!».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Tornarono anche le forze, poche e deboli, ma forse gli sarebbero bastate per trascinarsi fino in strada.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">S'alzò. Stette ad aspettare di cadere di nuovo. Non cadde. Anzi. Si mise a correre verso l'uscita, non avrebbe mollato. Si rendeva conto che fino a quel momento la sua vita era uno schifo, peggio della mediocrità, ma voleva rimanere acceso finché l'avrebbe deciso lui. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Prima di varcare la soglia come una furia, scorse Maria che stava con la bocca aperta avvolta nello scialle nero, mentre lo guardava avvicinarsi spruzzando sangue ovunque. Senza smettere di correre disse «Sora Marì, io chiudo, addio. La carne andatela a comprà da Gigi, è più bona. Ve vojo bene, un abbraccio a Pallino, er Molla e tutta la truppa».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Adesso stava fuori. E il sole tornava a bruciare su di lui; era meno minaccioso. La botta d'adrenalina era scemata, si ritrovò in mezzo ad un incrocio della Prenestina, con le macchine che gli sfrecciavano ai lati e 'gli facevano il pelo', nemmeno se ne era reso conto.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Le persone dai marciapiedi lo indicavano, le signore si mettevano una mano davanti la bocca per lo sgomento e l'altra sugli occhi dei bambini per pietà.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Gli venne un pensiero stupido «Il mio momento di celebrità, il momento che Remo il macellaio muore in mezzo alla Prenestina senza un dito schiacciato da una macchina. Finirò sui giornali. La mia fine del mondo scritta su misura».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Poi una Fiat Panda, di quelle vecchissime, gli parve guidata da una ragazza magra coi capelli lunghi e neri, un viso Cleopatra, verso di lui senza possibilità si scansarsi, o di frenare lei.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Chiuse gli occhi, stavolta insieme.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si senti spostato di peso, con violenza metallica, udì un botto frastornante.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Quando li riaprì era riverso sull'asfalto, vide delle piume bianche sospese nell'aria... Che fosse morto?</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ma le piume che c'entravano? Ammesso che il paradiso esistesse, non era posto per lui.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Senza volerlo gli si chiuse un occhio, e l'altro a seguire come al solito. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Troppo pesanti.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Prima di svenire gli sembrò di vedere Cleopatra che urlando «Oddio Oddio» scendeva dal pandino, una gabbietta per uccelli rotta, una vespetta distrutta a qualche metro dalla macchina e un ragazzo che sorrideva steso dove doveva trovarsi lui, pure lui con gli occhi semi chiusi che lo fissavano. Credette di vedere pure una gallina che stava serena, impassibile in mezzo al traffico.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;"> Ma era troppo assurdo. Buio.</span></div>
</div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-7469035311233538422012-05-14T09:18:00.001-07:002012-05-14T09:24:38.130-07:00Un nuovo motivo - Capitolo IV (CONCLUSIONE)<b>Sono giorni normali. Prendo quello che mi arriva e non cerco altro. Anche un pò felici, a volte. Per esempio quando qualche volta parlo giapponese senza pensarci e mi viene naturale, quando scrivo, quando sto con gli amici. Quello che non ho mi manca. Ma ora va davvero bene questa serenità semplice, prima devo finire quello che ho iniziato, sennò mi perdo e lo so. </b><br />
<b><br /></b><br />
<b>A proposito. Un mese di libro e il blog, anche se non è commentato, ha superato le 500 visualizzazioni. Complimenti a noi tutti :)</b><br />
<b>Ah, su Facebook a volte la notifica del blog si perde, quando lo visitate, se volete, c'è il tastino per 'abbonarvi' (non costa niente eh :p), così vi arriva la mail rompicoglioni per comunicarvi che sono andato avanti.</b><br />
<b><br /></b><br />
<b>Avanti ci sono andato. Ho finito il capitolo IV, Stefano saluta. Ma salutaper davvero. Poi il prossimo una bella rivoluzione, finisce e inizia tutto.</b><br />
<b>Spero vi divertiate a leggere :)</b><br />
<br />
<br />
<b><span style="font-size: large;">CAP IV-CONCLUSIONE-</span></b><br />
<br />
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La chiave girò nella serratura. Luna lo guardò accovacciato a terra a gridare, in mezzo alla cucina macchiata di caffè.</span><br />
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si mosse senza parlare, mettendosi seduta accanto a lui che si nascondeva il viso fra le mani. Lo abbracciò leggera, rimasero così per un tempo che nemmeno lei riusciva a quantificare, gli carezzava i capelli sporchi e baciava le lacrime che gli sfuggivano dagli occhi e gli rigavano le guance.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Poi Stefano parlò a voce bassa, senza alzare le mani dalla faccia «Per me Renzo contava. Come te, come la vita che abbiamo. Era uno dei miei posti di sole. La telefonata spensierata di due minuti. Era qualcosa che c'era, che vedevo, che mi era amica. Basta cene accostati uno all'altro in corridoio, basta corse in mezzo al traffico per un caffè ed una presa in giro, basta tutto. E' finito il tempo, Lù. E' finito e nessuno mi aveva avvertito che sarebbe passato all'improvviso senza tornare. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Vorrei strapparmi i vestiti, i capelli, la pelle e tutta l'anima ed urlare fino a stare male. Ma non cambierebbe niente. Non so che fare».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Luna gli strinse forte le mani. Lei l'amore non lo sapeva spiegare nemmeno a sé stessa, però sapeva che c'era, che le abitava dentro e che fra loro circolava. Non era brava a consolarlo, e la colpa era di Stefano: quando voleva stare male non ascoltava nessuno. Si aggrappò con tutta la sua forza ai sentimenti che aveva, gli chiese di superare i propri limiti; sentiva che era una cosa più grande di lei, ed era terrorizzata che tutto l'amore che gli girava attorno non bastasse e che si spegnesse come si stava spegnendo Stefano</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Amore... Non ci sono parole, non potrai mai trovare una consolazione, un motivo, per quello che è successo. Ma passeremo anche questo, te lo prometto. Ti sarò vicina sempre. Il tuo dolore non lo posso capire, ma capisco te. Ne usciremo insieme. E se cadrai mentre cerchi di rialzarti da questo colpo che t'ha portato via un pezzo, io cadrò con te, seguirò ogni tuo passo» </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Stefano sentì che il cuore si allontanava dal centro del corpo, che non era più con lui ed andava a perdersi da qualche parte distante del mondo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Lù, non ce la faccio. Non accetto che doveva andare così, senza una ragione. Mi sento svuotato, m''hanno portato via una cosa vitale che avevo messo via col tempo, accumulato anno dopo anno. Non può finire così, non deve! Non deve andare che adesso piango e mi ubriaco e facciamo l'amore e soffro e urlo e tiro pugni al vento, mi dimeno contro il destino infame e poi di nuovo come prima.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Perché lo so, e lo sai pure tu che fra un mese, un anno, abiteremo a casa nostra, con il lavoro, i film su internet, la pizza il sabato e dopo da Antonello. E dimenticheremo Renzo e questa disperazione facendo finta che non sia successo niente perché è così che va la vita»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Luna trattenne le lacrime, sapeva che doveva essere più forte di lui questa volta, altrimenti il loro cielo mezzo pieno gli sarebbe crollato sulla testa, ma le labbra le tremavano </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Amore... ti prego... faremo tutto quello che c'è da fare, ma cerca di scuoterti. Hai ragione tu, la vita è questa, non la possiamo capire sempre. A volte dobbiamo solo aspettare e starla a guardare, anche quando fa male».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Stefano si tolse le mani dal volto, scoprì gli occhi e Luna perse il filo dei pensieri, fu risucchiata dal vuoto che sprigionavano. Le pareti di casa, la cucina strettissima dove stavano accoccolati si rimpicciolì, si strinse su di loro, e poi scomparve. E con lei le partite a scacchi a notte fonda; i concerti dei primi tempi, quando non avevano i soldi per i biglietti e scavalcavano ogni recinto; i post-it romantici la mattina, le carezze, le canzoni ed i disegni scritti sui muri della loro doppia con i colori a tempera.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Stefano concentrò il respiro, le parole si fecero attendere dei secondi lunghissimi prima di venire fuori «Io vado via».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Luna, sorprendendosi, rimase impassibile «E dove?»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Non so. Però vado a cercare un senso a tutto questo. Credevo fosse qui, ma mi sbagliavo. Mi dicevo che andava bene, che quello che avevo mi bastava. Che tu il lavoro e gli amici eravate ciò di cui avevo bisogno, invece non è così. Mi sono preso in giro sin dall'inizio senza rendermene conto».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La risposta di Luna stavolta fu meno sicura, la voce usciva e si bloccava subito dopo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Amore... Stè, ti prego smettila. Tu parli così solo perché ora stai male... Non durerà per sempre, lo sai che è così... lo è per tutti...»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Le rispose in modo così freddo che ne fu spaventata, e non riuscì a non piangere. Non era abituata a quella parte di Stefano. Il suo ragazzo era emotivo, cazzone, serio, amichevole, odioso quando gli riusciva qualcosa di buono e se lo tirava per giorni. Freddo, inespressivo, mai. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«No Luna. Ci ho pensato tutto ieri e stamattina. Credo che Renzo se ne sia andato incazzato per le cose che voleva ancora fare e non potrà, però felice. Lui si, si è sempre ascoltato. Sai, la sera che ci siamo conosciuti mi ha rotto per ore: voleva farsi un giro sulla vespa, se ne era innamorato. Alla fine ho ceduto, alla prima curva scivola e mi rifà la fiancata... Quanto ha riso... Io ero nero, ma alla fine la sua risata m'ha contagiato... Da quando lo conosco non l'ho mai visto inseguire qualcosa che non desiderasse per davvero. Dalle cose semplici come un giro in vespa a quelle difficile come il mutuo con la ragazza. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Le mie cose, invece, non sono volute, sono 'capitate'. E io me le faccio andare bene. Però penso che ci sia dell'altro da trovare, solo che il mio 'altro' è diverso da quello di Renzo. Lo voglio cercare prima di non tornare indietro pure io.»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Le emozioni di Luna scattarono all'unisono. Era una ragazza tranquilla, serena, con tanta voglia di amore, di darlo e riceverlo; le piaceva vivere così, semplicemente, ed era pura nel farlo. Quando però le accadeva qualcosa di inaspettato, che non prevedeva e non capiva perché dovesse andare ad intaccare le sue risposte chiare e semplici alle domande complicate della vita, provava un getto improvviso di adrenalina, balzava come un gatto. Si arrabbiava e passava all'attacco, difendeva con le unghie io suo territorio, ciò che per lei era importante.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«OHHHH! Ma che cazzo! Ti sei impazzito? Dove cazzo vuoi andare all'improvviso? Vuoi tornare in te? Morire è la cosa più NORMALE della vita. E tu adesso, per la normalità, molli tutto? Molli me? Ci siamo fatti in quattro per arrivare fino a qui, e adesso stop, chiuso, finito perché decidi che hai lo scazzo universale? Non funziona così, per niente!!! M'hai capito?!? E guardami cazzo!»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Era rossa in viso, lacrime e fiato corto.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«No. Sbagli. Mi sono rotto di vivere così. Di fare due lavori per arrivare a fine mese coi centesimi contati, di abbassare la testa coi prof. quando discriminano gli alunni migranti, di strisciare e leccare solo per aspettare un momento giusto che non arriva mai e lentamente perdermi dentro, fondermi con l'ordine delle cose, con le routine, fino a svegliarmi una mattina e non ricordarmi come diavolo mi chiamo io. SE sono ancora io o solo uno che è diventato parte dell'ingranaggio immobile e perfetto di sta cazzo di società dell'apparenza. Perché ti giuro, se continuo a dire 'si' alle cose che non mi piacciono, alle quali dovrei dire 'no' secco e inviarli tutti a cagare dicendogli quello che penso, alla fine mi convincerò che la risposta giusta è la loro, e che sorridere ipocrita e non fare niente di fronte alle cose ingiuste che ci passano davanti, sia davvero la cosa migliore. Qui non si tratta di morire all'improvviso, sono io che lentamente lo sto facendo da solo»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Poi furono botta e risposta velocissimi. Senza pensarci. Senza pensarsi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Basta basta basta! Parli come i ragazzini ai quali fai lezione, dovrebbe essere il contrario! Perché non ti basta quello che c'è adesso? Quello che puoi sentire, toccare, vedere; perché non ti basto io? Il senso è qui, dentro noi, non fuori!»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Il tuo Luna, solo il tuo! Il tuo è questo e lo so! Tu ti guardavi allo specchio da bambina, e da grande ti vedevi così! Io no! Non così, non venduto per un pezzo di pane, così normalmente infelice come tutti gli altri!»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Le emozioni di tutti e due stavano facendosi sentire così forti da fargli girare la testa. A lei un pò di più.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Che vuoi fare Stè? Che vuoi diventare? Dimmelo, lo facciamo insieme, come sempre, INSIEME»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Non gridavano più.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«No. Basta. Tu lo sai quello che vuoi fare. Sei perfetta. Tieniti stretta. Io vado a cercare quello che tu già sai. Se esiste anche per me non lo so, ma se nemmeno ci provo...» </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Non finì la frase. Si mise i jeans sporchi, prese le chiavi della vespa e uscì di casa. Pareva stesse andando a fare la spesa come quando dopo aver fatto l'amore gli veniva fame. Invece se ne stava andando.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Luna perse tutte le parole e le energie per due minuti, centoventi secondi esatti. Poi il gatto in lei si svegliò di nuovo e gli corse dietro senza chiudere la porta. Centoventi secondi di troppo. Fece solo in tempo a vedere la vespa che si allontanava, la maglia con la scritta 'Don't look back in anger' e il portiere che gli correva dietro sgangherato con i cedolini dei condomini non pagati in mano.</span></div>
</div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-18114588262269228742012-05-11T08:09:00.000-07:002012-05-11T08:11:17.046-07:00Un nuovo motivo - Capitolo IV (un anno prima) INIZIO<style type="text/css">
</style><br />
<style type="text/css">
</style><br />
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><b><span lang="it-IT" style="font-weight: bold;">Ieri sono andato bera una birra con gli amici. Oggi a vedere un incontro di Sumo al Tokyo Dome (bello, ma ho dormito metà del tempo, un pò noioso per due ore). Normale. Vita tranquilla. Mi piace questo tipo di serenità. Vivere le cose normalmente, come vengono, giorno per giorno, momento per momento, senza farsi film in testa. Mi ricordo come stavo qualche giorno fa, e mi manca. Ma so che esiste, e questo basta. E bastano pure le birre con gli amici e i panzoni che si menano. Ieri una mia amica, che mi conosce molto bene, m'ha detto che il mio problema più grande era che quando trovo la felicità, ne volevo cercare subito un'altra perché quella che ho non mi bastava mai. Ha ragione. Per fortuna, a volte, le persone sanno cambiare senza nemmeno ragionarci su, accade e basta.</span></b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b>Capitolo IV e torna Stefano. Mi piace scrivere di lui. Mi piace anche Remo. Ma è più oscuro, e quando ne scrivo sopra mi devo calare anche io in un umore, un'esperienza cattiva. E' divertente perché poi ci credo davvero e scrivo con veemenza senza pensarci. Però Stefano è più leggero, e per ora gli voglio più bene :p </b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b>A tutti quelli che mi stanno supportanto va un grande "Grazie", se sta cosa la finirò, se riuscirò a diventare quello che mi immagino, sarà pure per merito vostro. Spero che anche voi facciate così con le vostre vite.</b></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span lang="it-IT" style="font-size: large; font-weight: bold;">CAP IV </span><span lang="it-IT" style="font-size: large; font-style: italic; font-weight: bold;">(un anno prima)</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Man mano che riprendeva familiarità con la sua stanza e con la realtà che viveva fuori la finestra, Stefano si rese conto di essere nudo sotto le lenzuola.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Forse aveva fatto l'amore con Luna, o forse si era spogliato in qualche delirio notturno. Non ricordava. Aveva una macchia sfocata al centro della memoria, e se strizzava gli occhi sforzandosi di ricordare, la testa gli doleva di più, come stesse lì lì per strapparsi in due come un foglio di carta. Rinunciò.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Presa la maglietta con la stampa 'Don't look back in anger' (Luna gliel' aveva regalata al concerto degli Oasis) da terra, s'infilò un paio di mutande pulite ed uscì. Percorreva il corridoio ondeggiando a destra e a sinistra come fosse sul ponte di una nave che imbarca acqua e sta per affondare. Sbatté prima il piede sul comodino abbandonato dal coinquilino in mezzo al corridoio qualche settimana prima (prendeva di continuo mobili mezzi rotti e fatiscenti lasciati fuori i cassonetti, ma finiva che non li usava mai e li lasciava dove capitava per casa. Comunque mai nella sua stanza); poi contro la porta di questo con la spalla. Gli scappò una mezza imprecazione, ma la bocca e la mente erano ancora impastati, non capì nemmeno lui cosa disse. All'interno si sentiva una musica inneggiante i rivoluzionari, forse cilena: gli era partita ancora la radio-sveglia e non l'aveva sentita. Lo faceva spesso da quando aveva iniziato un micro-spaccio fra i suoi amici per fumare gratis. Stefano all'inizio si era arrabbiato perché aveva paura che se i carabinieri lo avessero scoperto, anche lui ci sarebbe finito in mezzo: a diciotto anni lo avevano fermato assieme al Bianco ed Antonello con poco più di due canne in tasca, e dato che c'era pure Renzo, che non aveva mai fumato in vita sua, s'era preso la colpa per tutti.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Poi con Luna avevano deciso di prendersi casa da soli, e aveva lasciato perdere.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">In qualche modo arrivò integro fino in cucina. Aveva un bisogno disperato di caffè, e di un'aspirina, ma per come si sentiva non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito ad aprire il barattolo del caffè. La vide già sul fornello come un miraggio, con un post-it attaccato sopra.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">«Amore, questa mattina sono dovuta andare a lavoro, non mi hanno dato il giorno. Ma esco prima, stiamo un po' insieme, ok? Così se vuoi ti sfoghi, o piangi, comunque ti sono vicina. Non preoccuparti per l'Uni, ho chiamato io il Prof. e gli ho spiegato la situazione, sei esonerato fino a dopodomani.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">A proposito, t'ha chiamato il Bianco prima, il funerale è domani alle tre. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Ti ho lasciato la caffettiera già pronta, quando ti ubriachi la sera ti dimentichi come farlo, basta che accendi il gas.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Non fare cazzate mentre sono via.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Ps. Ti amo.»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Stefano staccò il messaggio e l'appoggiò vicino il lavandino, accese il gas e si mise a sedere sul tavolo del corridoio (in cucina non c'era, troppo piccola). S'accese una sigaretta e subito gli risalì la nausea. Continuò a fumarla nonostante il suo fisico non potesse palesemente sopportarla; non voleva stare senza fare niente fino a quando il caffè non fosse salito, altrimenti sapeva si sarebbe messo a pensare. Stava seduto a fumare sprofondato nel tavolo mentre con una mano si reggeva la testa e con l'altra la sigaretta. Da lontano gli parve di sentire le note di 'Imagine' di Jhon Lennon, solo che erano soffocate e gracchianti rispetto a come se le ricordava. Il cellulare stava squillando. Andò in camera, buttò all'aria i cuscini e le lenzuola per trovarlo. Lesse il nome sul display, 'Dario', suo fratello maggiore, dottore affermatissimo nel suo quartiere, laureato in tempo con centodieci, specializzazione, studio, casa con la moglie, tutto pagato da solo (a casa loro da bambini non si faceva la fame, ma non giravano nemmeno tanti soldi. Gli studi lui e il fratello se li erano pagati a metà con i genitori facendo ogni sorta di lavoretto), un uomo tutto d'un pezzo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Si portavano cinque anni di differenza, e quando da ragazzi facevano a botte per la televisione o il motorino, Stefano le prendeva sempre; ancora non gli andava giù, però rispose. Aveva bisogno di una voce familiare, anche se sgradevole</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;"> «Aò pischelletto! Come va a San Lorenzo? Sempre a fare il morto di fame tardo adolescente?»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">«Un pò così... Ieri è morto Renzo»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">«Oh caspita. Mi dispiace. Davvero. Ma Renzo era quello pelato o quello con i dread?»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Attaccò. Fece scivolare privo di forze il telefono dalla mano, facendolo cadere in terra. Ventotto anni che si conoscevano e non sapeva nemmeno quali fossero i suoi migliori amici. Forse in quel momento nessuna voce, a parte quella di Renzo, gli sarebbe bastata, ma avrebbe dovuto sapere che quella del fratello sarebbe stata fuori luogo in ogni caso; così abituata a parlare in modo forbito e ridondante ai pazienti, che nemmeno col fratello riusciva ad essere sé stesso (ma Stefano aveva da sempre il dubbio che esistesse davvero un altro Dario dietro quello fatto di apparenze). Si scosse: dalla cucina proveniva odore di bruciato, il caffè.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: large;">Rifece il corridoio all'indietro, ma era ancora mezzo ciucco e stordito, invece di prendere la moka per il manico l'afferrò per la base, si bruciò la mano e rovesciò il caffè su tutti i fornelli. Scagliò con rabbia la macchinetta contro il muro e dal petto gli esplose sonoro «Vaffanculo!»; s'appoggiò al muro con la schiena e lo percorse fino a trovarsi seduto per terra a piangere. Non capiva il perché. Più ci pensava più gli sembrava ingiusto. Perché a Renzo? Era da poco andato a vivere con la ragazza, era riuscito a farsi assumere a tempo indeterminato in uno studio di architetti, aveva una famiglia che lo adorava, e i suoi amici pure. Stava realizzando tutti i suoi sogni, che forse erano 'normali', ma comunque non facili da realizzare. E poi il bello di Renzo era proprio la normalità della persona, non banalità, proprio normalità; serenità nel vivere senza cercare quello che non c'è se non nella testa di chi lo cerca, come facevano lui, Antonello e il Bianco.</span></div>
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 95%; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<span style="font-size: large;">Di colpo la sua vita gli sembrò piena di limiti. Di minuti non pieni, sprecati. </span><br />
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Renzo era morto facendo ciò che desiderava. E lui? Appena gli avevano offerto il contratto all'università aveva detto «Si», senza nemmeno pensarci. A lui, figlio di commercianti, di nessuno, laureato fuori corso, non pareva vero di poter accedere alla carriera accademica, a quel mondo che aveva conosciuto solo da studente subendone le angherie e il fascino. Ma era quello che voleva fare davvero? Ci aveva mai pensato tutte le volte che aveva abbassato la testa con i maestri, i presidi che discriminavano i bambini stranieri? Quando doveva leccare il culo ai docenti e andare a fare l'assistente gratis agli esami. Quando aveva preso casa con la ragazza per sentirsi normale, integrato pure lui?</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Gridò. Fortissimo. «AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span style="font-size: large;">La chiave girò nella serratura. Luna lo guardò accovacciato a terra a gridare, in mezzo alla cucina macchiata di caffè.</span></div>
</div>
</div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-91150682103957107982012-05-09T11:51:00.000-07:002012-05-09T12:05:00.517-07:00Un nuovo motivo - Capitolo III (Conclusione)<b>E' passato un giorno.</b><br />
<b>Naturalmente sto ancora male, quando sono solo piango all'improvviso e non riesco a controllarmi. E' strano, ma sono anche felice.</b><br />
<b>Prima era come se vivessi un sogno, e nei sogni raramente riusciamo a fare quello che vogliamo, a volte non riusciamo nemmeno a parlare, a muoverci, e tutto ci passa davanti e ci avviene attorno e non riusciamo a fare niente.</b><br />
<b>Possiamo solo guardare.</b><br />
<b>Adesso sono sveglio. Mi ricordo il sogno che ho fatto, e sono felice perché non era reale, me l'ero creato da solo.</b><br />
<b>A pian piano riprendo contatto con la realtà, tocco la sveglia, mi guardo attorno, ricordo quello che ho fatto prima di mettermi a dormire.</b><br />
<b>E mi ricordo ancora l'incubo che ho fatto. Mi impegno con tutto me stesso per non dimenticarlo, per ricordarmi sempre che è finito.</b><br />
<b>Per ricordarmi che sono come mi voglio immaginare io, e non come lo fanno gli altri.</b><br />
<b>Davvero incredibile come alcuni incontri, brevissimi, incorniciati in un attimo, possano cambiarti... </b><br />
<br />
<b>Un gruppo, riprendendo Jhon Lennon, cantava </b><i>" I'm gonna start a revolution from my bed, Cause you said the brains I had went to my head"</i><br />
<br />
<b>Il III capitolo è finito. Si chiude la parte della macelleria. Da ora in poi i capitoli si alterneranno fra i due protagonisti, con Stefano che si muove un anno indietro rispetto a Remo. </b><br />
<b><br /></b><br />
<b><br /></b><br />
<b>III CAP (Conclusione)</b><br />
<b><br /></b><br />
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Un milione di pensieri diversi gli trafissero la testa nello stesso momento.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Come farò a pagare il mutuo di casa? Perché? Denuncio quelli del generatore d'emergenza, cazzo. E i gatti? E la Sora Maria? Che faccio? Cazzocazzocazzo proprio a me...»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il cuore gli batteva fortissimo. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Come quando da ragazzo andava all'università (che non finì), ed ogni tanto ai festini che frequentava, incontrava una ragazza diversa, che gli faceva girare la testa per davvero, che non pensasse di scoparsi e basta (ma tanto rovinava sempre tutto).</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Non ci capiva niente come allora, ma gli faceva più paura.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Poteva chiudere. Poteva prendere baracca e burattini e cambiare aria.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Lasciare la macelleria, e la carne e i clienti e le droghe e la solitudine e tutto e cambiare e basta.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Non ne ebbe il coraggio, non ce l'ha quasi nessuno. Ma entrare nel retro bottega gli costò comunque tantissimo. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Chiuse la porta d'ingresso e il buio tornò di nuovo padrone della scena, la corrente non c'era ancora. Si muoveva a tentoni in nell'oscurità forzata, ma l'odore insostenibile di carne andata a male, lo istruiva su come muovere i passi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">E questi erano pesanti.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ogni volta che alzava la suole delle scarpe dal pavimento ben pulito il giorno prima, gli sembrava che queste volessero rimanere incollate alla terra; agli umori appiccicosi e andati a male di quella mattina.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ma non le stava ad ascoltare.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Prese due candele mezze consumate da sotto la cassa e le accese con lo zippo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Aprì la cella frigorifera e la scena gli si svelò come un quadro visto dal di fuori.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Sul tavolo da lavoro in acciaio inossidabile , appesi ai ganci, avvolti dalla plastica, c'erano cento kg di carne fra manzo, maiale, cavallo... Scuri in superficie, gonfi e inerti.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Vomitò di nuovo. La bile gli sgorgò dalla bocca come un torrente, andando a macchiare la grata di scolo che era ancora lucida e brillante.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si avvicinò barcollante al tavolo per controllare meglio la situazione. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Mentre si muoveva gli tremavano le ginocchia; si dovette accendere un'altra sigaretta, facendo scorrere il fumo direttamente dentro le narici per non vomitare di nuovo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Si ricordò di un'illustrazione vista tanti anni prima, sul sussidiario delle elementari, che lo aveva colpito e affascinato tanto da diventare uno dei suoi incubi ricorrenti.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La scena era ambientata a Venezia nel periodo della peste; sotto un cielo terso, in mezzo alla laguna deserta c'era una chiatta piena di cadaveri riversi uno sopra l'altro come fossero 'niente', con le bocche piegate, le dita delle mani contratte in modo innaturale dalla malattia. Un medico vestito di nero e con la tipica maschera d'anatra li guardava sfilare dalla riva.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La carne, sotto la luce delle candele, la rifletteva in modo dolce.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ne fu morbosamente attratto come quel quadro visto da bambino.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Aveva ancora i conati, la toccò con le dita. Sprofondarono indisturbate per tutta la loro lunghezza. Era morbida e malleabile.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Divenne triste.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Aveva mille motivi, ma non capiva bene quale lo avesse fatto passare dal panico alla tristezza in un secondo solo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Era ancora con le dita affondate nel cuore del suo quadro personale, quando si accorse del contenitore per il ghiaccio abbandonato in un angolo della cella.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Di solito lo riempiva la sera e ci metteva tutto il reso della giornata, o le parti meno 'nobili' degli animali che avrebbe lavorato il giorno dopo per farne salsicce, macinato misto, hamburger e quel genere di cose del quale la gente non si accorge (o non vuole) con cosa siano davvero fatte.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La cassa era abbastanza grande, più o meno portava cinquanta kg. Dieci kg di ghiaccio, ne rimanevano quaranta di carne buona.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Per un attimo fu come se il sapore, l'odore nauseante e mielato, l'intima essenza di quello che una volta era vivo e che ora era morto per la seconda volta, gli si trasmettesse per le dita, gli risalisse le vene in senso contrario e si mischiasse a lui, diventando di due cose diverse, una sola.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Scelse di non buttare niente, di gettare invece quel poco che rimaneva di lui.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Per prima cosa selezionò con cura quello che fra il guasto andava scartato senza rimedio.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ne fece una palla informe e la lasciò cadere sul pavimento. Questa si spanse e dilatò come un uovo al contatto con la padella piena di olio caldo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Era pressapoco la metà, si aspettava di peggio. Adesso aveva cinquanta chili di carne mezza guasta sul banco di lavoro e quaranta di mezza buona nel contenitore. Iniziò a preparare i budelli per le salsicce, la vasca di metallo con le spezie per il macinato, il tritacarne a manovella. Se le mischiava per bene, se stava attento, se era bravo a bilanciare il buono col cattivo, avrebbe ottenuto novanta kg di carne 'nuova'; sarebbe stato come perdere solo il reso del sabato prima.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">L'avrebbe caricata di spezie più del solito, e nessun cliente, nessuna casalinga attenta ai conti, nessun ragazzo tornato affamato dalla scuola o dal calcetto, se ne sarebbe accorto. Anzi, buona avrebbero pensato. Particolare.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Forse i gatti della Sora Maria, loro si, l'avrebbero capito. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Stava sudando, isterico. S'aggiunsero immediati lampi di follia: immaginò la folla di felini che andava fuori il negozio a miagolare per protesta; all'unisono come un concerto di archi rotti. Li aveva presi in giro, e anche se erano vecchi gatti senza nessun valore, meritavano rispetto perché la vecchia gli voleva bene. E lui che li prendeva a botte in testa, e uno ad uno li tirava su per la collottola e li metteva dentro un sacco di canapa per usare pure loro.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Sudava.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Prese il coltello più grande che aveva, lo affilò facendo stridere la lama, e iniziò a separare, dividere, spaccare la carne con gesti secchi, martellanti, colpo su colpo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">TUM. Via un pezzo. TUMTUM. Via un altro. TUMTUMTUM. Sempre più veloce. TUMTUMTUMTUM. Schizzi di sangue rappreso gli schizzarono in faccia, sul camice, i muri. TUMTUMTUMTUMTUM. Via, via tutto, non conta più niente. Via tutto il tempo del mondo. TUMTUMTUMTUMTUMTUM. Via la Sora Maria, via la morale, via i clienti, via la macelleria, via ogni sentimento, via anche suo padre. TUMTUMTUMTUMTUMTUMTUM.Via il presente, via all'improvviso anche il suo dito. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il pollice staccato.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Cinque secondi di quiete prima che iniziasse a sanguinare.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
</div>
</div>
<br />UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-12918319956804545212012-05-05T05:56:00.000-07:002012-05-05T06:13:01.705-07:00Un nuovo motivo - Capitolo III (inizio)<b>Ho scritto un altro pò. Scrivo sempre, a piccoli passi.</b><br />
<b>Torna Remo e si rivela il suo presagio.</b><br />
<b>E' difficile scrivere, è difficile perché è quello che vorrei fare davvero, ma noi cerchiamo sempre di andarci contro in tutti i modi.</b><br />
<b>Però, anche se Peppe dice che non dovrei dirlo, penso che me la cavo, e vorrei finirlo prima o poi.</b><br />
<b>Spero che voi vi divertiate a leggerlo, e che magari sia anche un piccolo incoraggiamento per seguire la vostra, di strada.</b><br />
<b>Quando leggo che qualcuno posta su Facebook (anche se mi sta aiutando a farmi conoscere) solo e soltanto vignette e roba presa da altri siti, mi dispiace sempre un pò. Ogni tanto va bene, ma va bene usare anche le nostre, di parole. Non c'è da aver paura di nessuno se non di noi stessi... :)</b><br />
<br />
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<span lang="it-IT" style="font-size: 16pt; font-weight: bold;">Cap. III</span><br />
<br />
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Gli sembrava che l'aria si fosse fatta immobile e pesante, impedendogli qualsiasi movimento come un gabbia che aderisce alla pelle.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Mentre guardava la serranda abbassata, si sentiva in trappola come un'animale allo zoo, senza via d'uscita. Non sapeva nemmeno se fosse accaduto 'realmente' qualcosa «Forse sono solo io che voglio sentirmi così» pensò, ma la paura era così profonda e irragionata, che paradossalmente non poteva essersela creata da solo nella testa, e lo sapeva.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Estrasse una sigaretta dalla tasca e l'accese facendo saltare il coperchio dello zippo con l'indice e il medio, con la stizza e la sfida che aveva a diciotto anni, quando si sentiva unico e importante.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">In cuor suo però sperava che la sigaretta non finisse, e che quel momento di attesa si potesse protrarre all'infinito.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Invece questa ad ogni tiro s'accorciava, gli bruciava fra le dita e consumava il tempo. Un minuto. Due. Cinque. Le sette e trentasette ed era finita.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Fra poco meno di un'ora la Sora Maria sarebbe stata la sua prima cliente.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Mezzo chilo di macinato grasso per i gatti. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Remo glielo faceva trovare già incartato, ma lei si fermava comunque a parlare venti minuti buoni, raccontandogli cose che ormai aveva imparato a memoria.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il marito tramviere morto trent'anni prima; quel giovane carabiniere, così bello, che le faceva il filo quando faceva la donna di servizio da ragazzina e che poteva essere l'amore della sua vita; i figli che aveva voluto far studiare a tutti i costi e che ora anche a Natale litigavano per decidere chi l'avrebbe dovuta ospitare.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">E poi i gatti, che se pure andavano in calore e giravano quel poco di campagna tossica che rimane a Roma a cercar fortuna, tornavano sempre da lei per l'ora di cena: Pallino, Molla, Carota; gli stessi nomi degli amici di borgata che aveva da ragazza, anche lui ne conosceva qualcuno con il soprannome uguale.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Remo più che altro la guardava ed annuiva, «C'ha ragione a lamentarsi Sora Marì. I genitori danno tutto ai figli, questi se lo prendono pensando sia dovuto, e non ridanno niente. Apposta io non li voglio».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Però, quando gli porgeva il pacchetto da dietro il bancone, e sorridendo con una smorfia così maestosa e falsa che nemmeno il miglior attore da cinepattone, diceva «Torni presto eh. Che se non la vedo, oltre ai gatti me preoccupo pur'io», s'interrogava anche lui su che tipo di rapporto avesse avuto col padre prima che morisse. Ma tanto poi arrivava qualche cliente, c'era da tagliare la carne o rifare lo stock; quindi smetteva di pensarci fino a quando non l'avrebbe rivista il giorno dopo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Forse anche per questo, se davvero, da un momento all'altro fosse scomparsa, un pò gli sarebbe dispiaciuto.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Pensava alla vecchietta, al papà, ai gatti e ai figli che a quarantatre anni non aveva, all'egoismo della sua solitudine; e intanto stava tirando su la saracinesca senza rendersene conto. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Poi questa d'improvviso era aperta, e la barriera, il sottile velo che separava l'interno del negozio da quello che c'era fuori, si strappò in un sol colpo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il sole la invase, la illuminò da angolo ad angolo senza chiedere permesso.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Vacillò. Per poco non cadde sulle ginocchia.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Un odore, una puzza piena di dolore e di tristezza gli esplose nelle narici.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Poi si spinse fino allo stomaco, si mescolò al caffè e al fumo di sigaretta, facendolo vomitare senza dargli il tempo di trattenersi, sul tappetino con la scritta 'Benvenuti'.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Forse si era guastata la cella frigorifera, un black out, o un topo era andato a morire carbonizzato tra i fili dell'impianto elettrico.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ma nel fine settimana la carne era andata TUTTA a male, non c'era modo di sbagliarsi.</span></div>
</div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-87360396226662981152012-05-05T04:33:00.001-07:002012-05-05T04:34:43.900-07:00Diario di un emigrante V<b>Torno a postare il diario e l'esperienza che si prova (che provo) all'estero.</b><br />
<b>Dietro il libro c'è una vita, e viceversa.</b><br />
<b>Tutto è legato, è sempre lo stesso. Per tutti.</b><br />
<br />
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; font-size: 12pt; text-decoration: none; text-align: left; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
Gli amici che sono qui da un bel pò di tempo me l'hanno ripetuto sin dall'inizio, ossessivamente, come un mantra.<br />
«Le persone alle quali ti affezionerai qui, entreranno nella tua vita in punta di piedi, e la lasceranno in fretta, senza chiederti il permesso. Noi ci siamo creati una corazza, e lo devi fare anche tu. Se ci pensi impazzirai di lacrime e dolore. Non hai scelta. Se sei qui lo fai per te»<br />
Forse è vero che non abbiamo scelta; continuare a vivere normalmente dopo ogni incontro e ogni partenza, lasciare che il tempo ci scivoli addosso e fare finta che non sia successo niente.<br />
Ed è vero anche che se andiamo via dal paese nel quale siamo nati, lo facciamo per noi. Ognuno coi suoi motivi, ma per sé soltanto.<br />
Di solito siamo attentissimi (o almeno dovremmo) nello scegliere le persone che ci accompagneranno, alle quali vogliamo davvero legarci per amicizia o per affetto.<br />
E' una scelta così scrupolosa e ragionata, che quando qualcuno irrompe nella tua vita, abitudini, cose; in modo inaspettato e naturale, sovverte il modo di vedere le cose.<br />
Ci capita che con loro torniamo un pò bambini, sinceri, e quando ci guardiamo allo specchio, ci sembriamo un pò più simili a quello che vorremmo essere.<br />
La corazza cade.<br />
Poi un aereo (che cosa banale), se li porta via.<br />
E dopo anche i luoghi non sono più gli stessi.<br />
La statua dove ti aspettava quel tuo amico stralunato davanti la stazione, il tetto di casa che acquista un senso particolare, perché una sera vi siete fermati tu e lei a fumare. Così normale e irripetibile...<br />
Senza ritorno.<br />
Fa male.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjL6Q4XdrMKycIa3yCaW4BZuVpA7vJY7te0c1EENY-KKETYuXNVW-NByWdo-pTsSXf-LybvbueGZZrAk0-NhiS3u3Mwo04OE8s5eaM8XJOZ1Monna3gXWbfXKHOfdk2DE5ZpoE_l6wbosI/s1600/strada.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjL6Q4XdrMKycIa3yCaW4BZuVpA7vJY7te0c1EENY-KKETYuXNVW-NByWdo-pTsSXf-LybvbueGZZrAk0-NhiS3u3Mwo04OE8s5eaM8XJOZ1Monna3gXWbfXKHOfdk2DE5ZpoE_l6wbosI/s1600/strada.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La strada di notte, vista dal tetto di casa mia</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<br /></div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-4217048608379489162012-05-02T07:49:00.000-07:002012-05-02T07:54:23.434-07:00Un nuovo motivo - Capitolo II (conclusione)-Scrivendo questo libro sto tirando fuori tutte le lacrime che mi erano rimaste.<br />
Non pensavo, credevo di averlo superato, metabolizzato, ma portare di nuovo fuori certi ricordi fa male.<br />
Sento l'assenza. Sento che mi manca qualcosa che potrei scriverci centomila pagine sopra senza riaverla più.<br />
In più qui in Giappone, la vita dell'emigrante è scandita da incontri fulminei e partenze ravvicinate.<br />
<br />
Ad ogni modo, ho finito il II capitolo.<br />
Si spiega la lora amicizia.<br />
Era davvero inimitabile.<br />
<br />
<b>Capitolo II - Conlusione</b><br />
<br />
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
Antonello, da parte sua, non c'era mai stato così amico.<br />
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Erano troppo diversi, e d'altro canto non aveva un carattere con il continuo bisogno di un punto di riferimento come quello del Bianco.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Però anche loro erano cresciuti nello stesso quartiere popolare e nello stesso gruppo, si volevano un bene sincero.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Rideva mentre ricordava agli altri il giorno che era andato in comitiva, e senza dire niente a nessuno, si era presentato coi capelli rasta, e questi erano ancora così malfatti e gonfi che Renzo appena lo vide si piegò in due dalle risate e indicandolo col dito disse «Ahahahahah, sembri un Predator, meglio del film! Stai attento che se ti vede un jamaicano serio ti mena. RIDICOLO!» e Antonello gli aveva risposto «Sempre meglio che avere ciglia come le tue, che sono l'unione fra quelle di Elio e le storie tese e Shingo Tamai di 'Arrivano i Superboys'. BUFFONE!»</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
E poi si erano avvicinati petto a petto, sfidandosi come i bulletti di periferia che tanto bene conoscevano e tanto disprezzavano, prima di guardarsi negli occhi e mettersi a ridere dicendo insieme «PREDATOR!» «CARTONE ANIMATO!».</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Anche quando Antonello, dopo essersi laureato tre anni fuori corso in lettere e filosofia, aveva deciso di prendere in affitto un piccolo locale a San Lorenzo e ricavarne un pub raggae, Renzo lo aveva appoggiato contro tutti col suo modo solito senza preconcetti «Antonè, se lo devi fare, fallo. Va bene. Ma fallo per te. Non perché ti devi dare il tono da artistoide per provarci tutte le sere ubriaco con le ragazze».</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Ovviamente Antonello si ubriacava a mostro una sera si e una no, e si faceva tutte quelle che riusciva a fregare con lo sua parlantina da poeta mancato e con lo charme da proprietario di pub.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Una mattina si ricordava addirittura di essersi svegliato e non avere visto la plafoniera al lampadario. Pensava che il padre gliel'avesse tolta perché ultimamente stava esagerando troppo con la vita sregolata.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Invece era andato a casa di una ragazza e non se lo ricordava nemmeno, «E chi saresti tu? Ndò sta la plafoniera mia?!?» le disse quando la vide rientrare in accappatoio nella stanza.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Però si ricordava pure che all'inaugurazione Renzo aveva vinto la sua incurabile timidezza (due mesi e mezzo di giostre e cinema dal primo appuntamento al primo bacio con la ragazza) e gli aveva letto un discorso di incoraggiamento davanti ai suoi; e alla fine aveva anche cantato uno stornello pieno di prese in giro e parolacce scritto da Stefano, insieme a lui e al Bianco.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Stefano, già dai pensieri traballanti per via dell'alcol, parlava pochissimo, ed ogni tanto tratteneva da duro (che non era) le lacrime. Sapeva, e lo sapevano anche gli altri, che lui era il 50% della colla che li teneva uniti.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Due anni e mezzo prima aveva abbandonato il circondario sicuro del loro quartiere per trasferirsi vicino all'università in doppia con la ragazza, primo incosciente sognatore fra tutti ad andare a convivere</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Era stato appena assunto come collaboratore esterno dalla facoltà (anche se era in tutto e per tutto il factotum del professore con il quale si era laureato nell'insegnamento dell'italiano a stranieri); ogni tanto faceva qualche supplenza di lingua agli studenti Erasmus e l'assistente agli esami, ma più che altro rispondeva alle domande sempre uguali che gli studenti mandavano al prof. ed andava ad incontrare gli insegnanti delle scuole pubbliche che volevano ospitare i tirocinanti dell'università al posto suo.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Tutto sommato non era un granché, anche se cercava di convincersi del contrario, e la paga era bassa; tanto che per pagare l'anticipo della nuova casa aveva iniziato a dare ripetizioni private a tre ragazzi di quindici anni svogliati e fattoncelli, che andavano male più per una protesta che non capivano nemmeno loro, che per limiti propri (gli dicevano che era per andare contro il sistema-scuola-omologante, ma Stefano aveva capito subito che era per metà fancazzismo, e per metà necessità di attirare l'attenzione dei genitori troppo presi da sé stessi da non accorgersi dei dolci tormenti della loro adolescenza).</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Comunque con Antonello riusciva a vedersi spesso, il 'Predator Raggae Pub' era vicino casa sua, ma il Bianco era troppo pigro e senza soldi per guidare da un capo all'altro di Roma, e Renzo troppo impegnato col lavoro, la compagna, la palestra e il club di motociclisti.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Però una volta al mese Antonello chiudeva il pub, Renzo litigava un pò con la ragazza per uscire, il Bianco scroccava un passaggio e si ritrovavano a mangiare pasta da ottanta centesimi e riassumersi un mese di vita passati lontani, stretti stretti nella casa di studenti di Luna e Stefano, che il soggiorno non ce l'aveva perché il proprietario ricco e avaro ne aveva ricavato un'altra stanza.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
L'ultimo ricordo semi-lucido che lo attraversò prima di perdere i sensi e svegliarsi, senza capire come, nel proprio letto, fu la sua laurea un paio d'anni prima.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Aveva invitato chiunque: colleghi, vecchi amici, conoscenti con cui si andava a fare una birra ogni tanto.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Non sapeva chi sarebbe venuto, ma dava per certo che i suoi migliori amici non ci sarebbero stati. Li aveva sentiti qualche giorno prima, ed ognuno era perso e sommerso da impegni, lavoro e sveglie all'alba.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Non aveva avuto il bisogno di perdonarli, lo sapevano tutti e quattro senza dirselo che la loro amicizia superava le presenze 'obbligatorie' e i gesti dettati da 'se non lo fa, non è un amico'.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Non vennero nemmeno i suoi coinquilini. Altri impegni, più importanti, fuori.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Lui e Luna se ne stavano sul letto a mangiare patatine, bere vino del Todis e a sentire tutte le canzoni tristi che gli passavano per la testa, da Yellow dei Coldplay, Norwegian Woods, De André, Battisti.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Stefano faceva il simpatico e la prendeva in giro perché da quando erano andati a vivere insieme e cucinava lui, Luna aveva preso qualche chilo; lo faceva sempre quando era nervoso, sentiva il bisogno di fingere e di nascondersi, aveva paura di mostrarsi com'era davvero quando era triste. Le faceva il solletico e si sentiva un merda, lei lo capiva e assecondava.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Alle dieci e mezza suonò il citofono, e sotto c'erano Antonello, Renzo e il Bianco a cantare «Dottore, Dottore, Dottore del buco del cù...»</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
E poi, come quando un film finisce e dopo i titoli di coda c'è un'ultima scena, c'erano ancora loro a bere insieme, e a ricordare Renzo, e Renzo non c'era più. </div>
</div>
<br />
<br />UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-20567994408649567352012-04-28T11:53:00.001-07:002012-04-29T09:26:38.529-07:00Un nuovo motivo - II Capitolo (continuo, III parte).<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;"><b>Cap. II (continuo, III parte) </b></span><br />
<br />
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Lei, quasi avesse letto in anticipo la mossa come quando giocavano a scacchi, si era messa una sua camicia (quella che gli rubava sempre, verde militare e larga, con un cavallo sul taschino) e si era gettata all'inseguimento , a piedi nudi e in canottiera, per le scale.</span><br />
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Stefano era già al primo piano quando lo raggiunse.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Amore, amore fermati per favore».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Invece continuava a scendere i gradini di peso e barcollante, sembrava una molla mossa controvoglia dalla forza d'inerzia.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Luna fece uno scatto e lo afferrò forte per un braccio.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La voce gli esplose con un tono a metà fra l'arrabbiat</span><span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">o e il supplichevole «Ohhhhh! Vuoi dirmi dove cazzo vai? E comunque vengo con te!» </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Stefano si girò lentissimo, la guardò come chi non prova nessuna emozione, anche se in realtà ne era travolto come una boa isolata fra le onde dell'oceano.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«No.»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Luna rimase impietrita a guardarlo, sospesa in un rettangolo di tempo che le parve dilatarsi all'infinito, mentre percorreva il giardinetto comune che portava al parcheggio delle moto; lasciandosi alle spalle lei, la doppia condivisa in una casa di studenti, il letto mezzo rotto, il contratto d'affitto del loro nuovo appartamento, e tutto quello che si può accumulare in due anni e mezzo di convivenza.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Quando arrivò al pub di Antonello erano solo le due passate, sbirciò dentro in cerca di una presenza, ma vide solo le locandine dei vecchi film di Fellini e Pasolini attaccati al buio delle pareti.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Doveva ancora essere all'ospedale, decise di aspettarlo lì, non sapeva che altro fare.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Quando un'ora dopo Antonello arrivò assieme al Bianco in sella al Fifty 50 scassato che si portava dietro dai tempi del liceo, trovò Stefano seduto sul marciapiede a testa bassa, come se dormisse da molte ore, e le braccia incrociate.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">C'erano cinque o sei lattine di birra vuote disposte in circolo ai suoi piedi, e nel mezzo una tale quantità di mozziconi spenti che sembrava avere aspettato tutta la notte l'amata donna invano, come gli antieroi dei film noir.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">L'occhio matematico del Bianco, abituato a rapidissimi calcoli di corretta amalgama fra cemento ed acqua, stabilì che il cumulo corrispondeva grosso modo a un pacchetto e mezzo di Marlboro rosse.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Non ebbero bisogno di parlarsi, si strinsero d'istinto in un lungo abbraccio a tre, senza piangere, ognuno unito e diviso da un dolore diverso, profondissimo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Renzo era stato qualcosa di comune ma unico per tutti e tre.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Antonello aprì il pub, sgattaiolarono dentro all'unisono, e richiuse a chiave la porta.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Bevvero insieme, bevvero birra, whiskey e sopratutto gli Antonello's Special (normale caipiroska con un pò di menta e un goccio di tequila col 'gusano', ma a lui piaceva vantarsene), e parlano sempre di Renzo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Prima tristi, poi man mano che l'ossigeno portava l'alcol in circolo nel corpo, iniziarono a tirare fuori i ricordi più buffi e divertenti. Risero.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Il Bianco, che era quello che lo conosceva da più tempo, e probabilmente gli era più legato, ricordò i pomeriggi d'agosto torridi del 91', quando passavano il tempo a catturare salamandre e a succhiare i ghiaccioli da seicento lire al bar della zoppa. E a sognarsi uomini.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ricordò le prime luci dell'alba viste insieme la prima notte passata fuori casa a tirar tardi promettendosi, disperati d'amore e sesso com'erano, che la prima che gliel'avrebbe data non l'avrebbero fatta più scappare.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">L'idea onnipresente di Renzo, che c'era anche quando mancava, anche quando adulti ci erano diventati e il Bianco era rimasto a Roma a costruire palazzi coi mattoni e con le mani, e Renzo girava l'Italia a costruirli sulla carta.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Renzo che c'era, anche quando un mese prima era andato a convivere con la ragazza storica, la prima, nella casa che avevano comprato accendendo un mutuo, giovanissimi, con l'aiuto dei genitori di entrambi. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ed anche se il Bianco viveva in una casa popolare con i genitori, la sorella, la nonna disabile, lo zio perdigiorno e zero prospettive di andarsene a breve termine, nessuno aveva mai fatto pesare la propria posizione all'altro.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Era che a Renzo le cose venivano facili e spontanee come lo era camminare, e a lui no, perché ogni lavoro, macchina, rapporto interpersonale del Bianco si complicava, o se lo complicava da solo fino ad intrecciarsi i neuroni e non sapere più come uscirne.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Però la spontaneità delle cose che capitavano al suo migliore amico (comprese, e sopratutto, quelle brutte), gli facevano sperare che anche la sua vita di alti e bassi, provocati e provocatori, sarebbe prima o poi diventata una vita di alti e bassi naturali.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
</div>
</div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-25267487520482936782012-04-26T10:13:00.002-07:002012-04-26T10:14:37.806-07:00Un nuovo motivo - Capitolo II (continuo)-<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<b>Oggi ho continuato a scrivere un pò il II capitolo fra gli spostamenti a Tokyo, mi sento ispirato.</b></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<b>Fosse solo uno, sarei contento se quacuno fosse curioso di leggere.</b></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<b>E se non lo fosse nessuno andrebbe bene lo stesso, sono curioso io di scrivere.</b></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<br /></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<b>Capitolo II (continuo)</b></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<br /></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
La mattina dopo impiegò più di un quarto d'ora da quando aprì gli occhi per riprendere contatto con la realtà.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Il giorno prima doveva avere bevuto molto, perché la testa e il fegato gli dolevano in modo terribile, ma non se lo ricordava bene.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Con un gesto istintivo allungò la mano fino all'altro lato del letto a due piazze (anche se in realtà erano due letti singoli uniti e tenuti fermi da un'asse di legno inchiodata alla bene e meglio alle estremità) cercando un contatto fisico con Luna. </div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Non lo trovò, mugugnò in modo rozzo.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Non capiva bene che ora fosse, potevano essere le dieci come le tre del pomeriggio, per quel che ne sapeva.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Fece uno sforzo terribile per aprire gli occhi, le palpebre gli pesavano come due asciugamani di spugna intrisi d'acqua sino all'ultima fibra.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Quando le sollevò, il sole gli colpì senza preavviso le pupille provocandogli un dolore lacerante che si trasmise ai nervi oculari e da li si sparse in tutto il corpo, come fosse una gigantesca cassa armonica.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Dall'intensità della luce che filtrava dalle persiane semiaperte e dal rumore di forchette che strusciano sul piatto che sentiva provenire dal bar di sotto, stabilì con l'approssimazione lucida di un ubriaco, che doveva essere più o meno mezzogiorno passato.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Cercava di riordinare i pensieri, ma era passato troppo poco tempo, o almeno così credeva, da quando era crollato privo di sensi.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Alle undici aveva una supplenza all'università per i nuovi studenti ERASMUS, ma l'idea di controllare il cellulare per vedere l'ora o le chiamate perse li sfiorò solo un attimo e lo abbandonò subito, come un colpo di vento venuto dal nulla che solleva foglie e terra, e poi se ne va lasciandole ricadere al proprio posto.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Il giorno prima non era voluto andare all'ospedale insieme ad Antonello e al «Bianco» (soprannome che si portava dalle elementari per via del cognome, Bianchi, e per la carnagione più scura della media, eredità di una millantata lontana discendenza spagnola).</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
I suoi migliori amici, insieme a Renzo.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Si sentiva ancora troppo scosso e gonfio di lacrime per dire qualche patetica frase di circostanza, o sincera, o qualsiasi altra cosa ai parenti ed alla ragazza di Renzo.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Dopo aver pianto per più di mezz'ora dopo la telefonata, si era alzato, e senza dire una parola a Luna aveva preso le chiavi della Vespa ed era uscito.</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
Lei, quasi avesse letto in anticipo la sua mossa come quando giocavano a scacchi, si era messa una sua camicia (quella che gli rubava sempre, verde militare e larga, con un cavallo sul taschino) e si era gettata all'inseguimento veloce e silenziosa, per le scale.</div>
</div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-78363056394140158772012-04-25T10:14:00.001-07:002012-04-25T10:30:32.394-07:00Un nuovo motivo - Parte II<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; text-align: left; font-size: 12pt; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<span lang="it-IT" style="font-size: 16pt; font-weight: bold;">Secondo capitolo, non tutto però, non l'ho finito. Oggi ho scritto come un matto... </span><br />
<br />
<span lang="it-IT" style="font-size: 16pt; font-weight: bold;">Cap II</span><span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;"> </span><span lang="it-IT" style="font-size: 14pt; font-style: italic; font-weight: bold;">(un anno prima)</span><br />
<br />
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
</div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Stefano era al limite della soddisfazione. Così carico di autocompiacimento e soddisfazione di sè, non ricordava di esserlo stato mai. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Uscendo dagli uffici regolari e duri dell'agenzia immobiliare, stringeva ancora in pugno il contratto della sua prima vera casa in affitto, con tanta forza inconscia da averlo quasi ridotto uno straccio.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Gli parve di percorrere la strada che lo separava dalla vecchia vespa Piaggio azzurra come in un sogno, con l'orizzonte che faceva avanti e indietro, la strada che si contorceva e snodava su sè stessa come il movimento di un serpente. Nel frattempo si ripeteva mentalmente per la milionesima volta la scena: l'agente immobiliare, un ragazzo sui ventinove anni come lui, ben sbarbato e pettinato con i capelli a punta come andava di moda, che gli porgeva il contratto; lui in preda all'emozione che invece di firmare nel modo sofisticato e provato tante volte a casa da solo, fa uno scarabocchio incomprensibile simile a una croce; il rilascio istantaneo delle endorfine, la certezza di una casa in tasca che gli entra in circolo e si mischia al sangue. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Poi la stretta di mano; le chiavi che come un gioco di prestigio ben riuscito, spariscono dalle mani dall'agente e finiscono nelle sue; il sorriso bianchissimo, senza un errore, del ragazzo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Del dopo si ricordava lui che sale con in sensi ancora appannati in sella, e con gesti automatici toglie il bloccasterzo, allaccia il casco e mette in moto.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">La sgasata, il salto dal marciapiede e una macchina, forse rossa, che lo sfiora, con il conducente che gli riversa addosso una quantità di improperi in romano stretto, tali da far straripare il Tevere.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ancora lui, lui e la strada soli. E lui che vince, perché se la divora.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Tutti fermi in coda, bloccati sulla Tiburtina, e la Vespa che sguiscia, sorpassa, accelera e scivola in mezzo al traffico, ai semafori e alle bestemmie di chi sta facendo tardi a un pranzo di lavoro.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">E la risata che gli scoppia improvvisa in mezzo ai clacson, lo smog, e tutte le persone intrappolate nella spirale di macchine ferme.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Arrivò sotto il portone di casa così veloce che quando frenò per poco non cadde sul brecciolino, e dovette puntarsi con un piede per terra per non perdere l'equilibrio. Ciononostante rideva ancora mostrando i denti, da solo, e sentiva che doveva avere un'intera famiglia di moscerini morti sugli incisivi, ma non gliene importava niente.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Mise male e di fretta il cavalletto, il cinquantino cadde portandosi appresso la bicicletta nuova appena comprata di Nino, il figlio del portiere.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Ma se ne fregò.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Perché tanto lui da quell'appartamento di studenti, di drogati e perditempo, di finti comunisti partigiani, se ne stava per andare. Passò davanti il gabbiotto del del portiere ignorando del tutto gli «Eh!» e «Oh!» che gli rivolse, probabilmente per ricordargli che un condominio o due erano scaduti da qualche mese di troppo. Attraversò rapido il giardinetto di palme malate che lo separava dalla Scala B,, aprì il portone e salì i gradini a due a due fino al terzo piano.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Spalancò la porta di casa e riconobbe subito il profumo di ciambellone al limone mezzo bruciato che preparava la sua ragazza. La cucina era proprio di fronte all'ingresso, spostata solo di mezzo metro sulla destra, quindi la vide subito con la coda dell'occhio che lavava i piatti della sera prima, ancora in canottiera e calzoncini.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Dal petto gli uscì una voce strozzata, dal tono alto e acuto, come gli veniva sempre quando era emozionato e non riusciva a controllarsi «Amore, amore! Devo dirti una cosa importantissima. Ieri sono stato in banca, e oggi all'agenzia e...»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Lei non gli diede il tempo di finire; lenta ma imprendibile chiuse il rubinetto e si voltò verso di lui. Ebbe solo una frazione di secondo per accorgersi degli occhi arrossati e gonfi che le spiccavano dai contorni delicati del viso. Sembrava una bambola di porcellana dagli occhi verdi che aveva pianto troppo e che era lì lì per andare in frantumi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">«Oggi sei di nuovo uscito senza cellulare», disse, «Verso le dieci e mezza ha chiamato Antonello ed ho risposto. Renzo ha avuto un incidente.»</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Di colpo gli mancò il fiato, caddero e scomparvero tutti i pensieri che aveva accumulato e tenuto stretti a sè nella mezzora di viaggio fino a casa.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">In mezzo alla confusione, al ribaltamento mentale che viveva, riuscì a dire solo «Come, dove... Come sta?».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Luna lo guardò con la compassione con cui si guarda un vecchio cane cencioso e abbandonato. Le lacrime tornarono a bagnarle gli occhi, «Verso le nove, con la moto, all'incrocio dei campi sportivi. E' morto».</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT" style="font-size: 14pt;">Stefano cadde in ginocchio in mezzo al corridoio, si strinse la testa fra le mani ed iniziò a singhiozzare e piangere per un tempo che sembrò senza fine.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
</div>
</div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-76944764342856552102012-04-23T11:34:00.000-07:002012-04-23T11:37:41.630-07:00Un nuovo motivo - Parte I<div style="text-align: justify;">
<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; font-size: 12pt; text-decoration: none; text-align: left; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Cambio il blog. L'emigrazione non interessa. Voglio inseguire quello che mi è sempre piaciuto e che non ho mai avuto le palle di affrontare. Adesso voglio scrivere di quello che mi è vitale come l'aria . Ogni settimana pubblicherò un capitolo, e se non le leggerà nessuno non importa. Va fatto e basta. Se avete qualcosa da voler far leggere, fatemelo sapere e pubblichiamo una rubrica.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 16pt; font-weight: bold;">Ragione (e prefazione)</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">La morte è una di quelle cose che non capiremo mai finché siamo in vita.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Ci si potrebbero scrivere mille libri sopra, e ci rimarrebbe ancora oscura e inesplorata. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">E' un pò come l'amore, o il comunismo, tutti ne hanno scritto (o hanno pensato di esserlo), ma nessuno l'hai mai capito completamente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">E fa un pò ridere, perché appena iniziamo a pensare, appena non siamo più dei bambini insomma, capiamo che nella vita è proprio questo l'unico approdo sicuro e inamovibile. L'unica cosa che dopo il peccato originale, avremo tutti in comune, senza margine di differenza. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Ed è proprio per questo che ne voglio scrivere, ne devo scrivere. Perché capita che quando qualcuno di caro ci muore, dopo un pò dimentichiamo, ma la sensazione di precarietà, di impermanenza delle cose, quella non la dimentichiamo, non va più via. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">E ce la porteremo dentro tutti, finché non chiuderemo gli occhi pure noi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 16pt; font-weight: bold;">Cap. I</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-family: inherit; text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Remo nella vita di calci in culo ne aveva presi tanti, così tanti da fargli capire subito che quella non sarebbe stata una mattina come le altre. Capita che quando una persona affronta un certo numero di situazioni, capisca al volo quali sono quelle buone e quelle no. Lo percepisce appena poggia il piede fuori dal letto dopo essersi svegliato; dall'aria che discreta, gli passa sottopelle; dal sole che gli batte sulla testa. </span><br />
<span style="font-size: 14pt;">Ed era proprio il sole che non lo convinceva.</span></div>
<div style="font-family: inherit; text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Erano soltanto le sette del mattino e non faceva caldo, per essere agosto, ma in cielo non c'era una nuvola, e il sole brillava in un modo così strano da renderlo inquieto.</span><br />
<span style="font-size: 14pt;">Una luce forte e fredda che gli si attaccò addosso come uscì di casa. </span></div>
<div style="font-family: inherit; text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Gli ricordava quella dei duelli all' «OK Corral» dei film western che vedeva da bambino assieme allo zio, dove quando due pistoleri si affrontavano, era proprio la luce a fare la differenza, e chi l'aveva alle spalle quasi sempre vinceva. </span></div>
<div style="font-family: inherit; text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Solo che al posto dell'erba rotolante, davanti a lui passavano macchine, e da qualsiasi parte cercasse di girarsi, gli sembrava di averlo sempre in faccia.</span></div>
<div dir="ltr" style="font-family: inherit; text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Poteva pensare quanto voleva che quella non fosse la mattina «giusta», che sarebbe stato mille volte meglio voltare le scarpe e tornarsene a letto, sotto il fresco rassicurante delle lenzuola. Ma la verità è che non aveva scelta, e al negozio doveva andarci per forza, che gli andasse oppure no. </span><br />
<span style="font-size: 14pt;">Gli tornò in mente un termine giapponese che aveva letto ai tempi dell'università «Shōganai», che tradotto vuol dire «non avere opzioni. Accettare la cosa così com'è, perché per quanto ti puoi sbattere, deve andare così e basta».</span></div>
<div dir="ltr" style="font-family: inherit; text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Fu con quello stato d'animo «d'inevitabile» che si incamminò, cupo ed inquieto, attraverso i vicoli in penombra. Non salutò le massaie che sbattevano le coperte alla finestre come era solito fare, e nemmeno salutò l'ottugenaria Sora Maria, che da quando le era morto il marito dieci anni prima, alle otto e mezza in punto andava tutti i giorni a fare le compere da lui, perché a parte il dottore che le curava i reumatismi e le sue colonie di gatti vecchi e rognosi, non aveva nessuno con cui parlare. Affrontò il km a piedi che lo separava dalla bottega tutto d'un fiato, cercando di non pensare a niente e di fare meno rumore possibile, come a non volersi far notare dal destino. </span><br />
<span style="font-size: 14pt;">Non fumò nemmeno, e per lui, da quando aveva iniziato, dopo il caffè era come una religione. </span></div>
<div dir="ltr" style="font-family: inherit; text-align: justify;">
<span style="font-size: 14pt;">Quando, come sempre alle sette e trenta, arrivò sotto l'insegna della «Premiata macelleria Gentile e figlio» si accorse senza bisogno di aprire la serranda che qualcosa di brutto, terribile e importante, si era guastato. E non sarebbe stato affatto semplice aggiustarlo. Le sensazione che si portava dietro da quando era uscito, gli sgusciò in un lampo da sotto la pelle sin dentro le ossa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-40358634449602984142012-04-14T09:00:00.000-07:002012-04-14T09:01:03.989-07:00Diario di un emigrante IV<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; font-size: 12pt; text-decoration: none; text-align: left; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
E' un pò di tempo che non aggiorno. A parte che questo blog non lo commenta nessuno, non avevo novità o pensieri importanti da voler condividere. Non so agli altri migranti come andava dopo quattro mesi all'estero (e mi farebbe piacere saperlo), ma per il momento la vita si è piutosto «assestata». Uso l'avverbio perché naturalmente accade sempre qualcosa di nuovo, tutti i giorni, ma niente di memorabile. Che poi magari il problema, un problema, è proprio questo. Abituarsi all'immemorabile; a una vita, per quanto caduca e precaria, normale. <br />
Fare propria la frase iniziale di Trainspotting<br />
<span lang="it-IT" style="font-style: italic;">«Scegliete la vita. Scegliete un lavoro. Scegliete una carriera. Scegliete una famiglia. Scegliete un cazzo di televisore gigante. Scegliete lavatrici, automobili, lettori cd e apriscatole elettrici. Scegliete il fai-da-te e di chiedervi chi cazzo siete la domenica mattina. Scegliete di sedervi su un divano, a spappolarvi il cervello, e a distruggervi lo spirito davanti a un telequiz. <br />E alla fine scegliete di marcire. <br />Di tirare le cuoia in un ospizio schifoso, appena un motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. <br />Scegliete il futuro.<br />Scegliete la vita.»</span><br />
<span lang="it-IT">Che tutti abbiamo schifato dall'alto dei nostri diciotto anni.</span><br />
<span lang="it-IT">Eppure Lucio Dalla lo cantava che </span><span lang="it-IT" style="font-style: italic;">«l'impresa eccezionale è essere normale».</span><br />
<span lang="it-IT">Non proprio rassegnarsi, piuttosto «rassenerarsi» che se non diventeremo tutti attori, registi, scrittori, non siamo necessariamente dei falliti.</span><br />
<span lang="it-IT">In fondo abitare, vivere all'estero, è già di per se, qualcosa di non comune.</span><br />
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Ogni tanto l'umore vaga fra il triste e l'incazzato, perché è difficile stabilire contatti sociali seri (a meno che uno non voglia scopare e basta, che qui è facile. Ma non è mai stata la mia risposta). </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Fra poco la mia migliore amica tornerà in Italia, saranno cazzi amari per me.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Al nuovo lavoro mi trattano benissimo, mi prendono un pò per il culo perché parlo giapponese come un montanaro, ma sono italiano e carino, e questo ai clienti basta.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Mi cucinano tutti i giorni una pasta diversa: è un pò diverso dall'italiano dove lavoravo prima, che mi metteva la carne di nascosto solo perché doveva dimostare di comandare (bambino!).</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Per il resto, noi italiani qui siamo uno stereotipo. Proprio oggi ho parlato con un vecchio giapponese razzista ubriaco. Mi ha detto che l'Italia è piena de monnezza e le strade sono strette, mentre il Giappone è un paese coi controcazzi; mi sono un pò risentito.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Gli ho risposto che se Napoli (senza offesa per nessuno) è così, non vuol dire che tutta l'Italia lo sia. </span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Di stereotipi ci viviamo tutti. E' una delle forze motrici del mondo.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">I rumeni rubano, i negri c'hanno il cazzo grosso, gli americani sono obesi e stupidi, gli italiani pizza e mafia.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">E' sbagliato, però è rassicurante.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Pensare di sapere come sono fatti gli altri ci da l'illusione di conoscere noi stessi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Voglio fare il banale: siamo tutti (creati) uguali e tutti (cresciuti) diversi.</span></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT">Bisognerebbe avere il coraggio di dirselo, ed ogni volta, ripeterselo.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEighZXMiESWUONvikJdLfZBV5ntC9HkF4tUiVkGH55RtPqw9A6z9lRlHODjYLm8kxSER8oZJBqNUImwhZ1z5BCtQ6Zbye66sFfZ7Z2-butElqiUXiYVRuuzhnqjO4ZahFPGVLNzQIR7Vgw/s1600/diversi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEighZXMiESWUONvikJdLfZBV5ntC9HkF4tUiVkGH55RtPqw9A6z9lRlHODjYLm8kxSER8oZJBqNUImwhZ1z5BCtQ6Zbye66sFfZ7Z2-butElqiUXiYVRuuzhnqjO4ZahFPGVLNzQIR7Vgw/s1600/diversi.jpg" /></a></div>
<div dir="ltr" style="margin-bottom: 0in; margin-right: 0in; margin-top: 0in; text-align: left;">
<span lang="it-IT"><i> Ps. Come la vedo io...</i></span></div>
</div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0Yokohama, Prefettura di Kanagawa, Giappone35.4437078 139.638025635.3919638 139.55906159999998 35.4954518 139.7169896tag:blogger.com,1999:blog-1323605333502619196.post-447043253730616512012-03-31T05:18:00.002-07:002012-03-31T05:21:17.309-07:00Diario di un emigrante III<style type="text/css">
#toc, .toc, .mw-warning { border: 1px solid rgb(170, 170, 170); background-color: rgb(249, 249, 249); padding: 5px; font-size: 95%; }#toc h2, .toc h2 { display: inline; border: medium none; padding: 0pt; font-size: 100%; font-weight: bold; }#toc #toctitle, .toc #toctitle, #toc .toctitle, .toc .toctitle { text-align: center; }#toc ul, .toc ul { list-style-type: none; list-style-image: none; margin-left: 0pt; padding-left: 0pt; text-align: left; }#toc ul ul, .toc ul ul { margin: 0pt 0pt 0pt 2em; }#toc .toctoggle, .toc .toctoggle { font-size: 94%; }body { font-family: 'Times New Roman'; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; font-style: normal; text-indent: 0in; font-variant: normal; font-weight: normal; font-size: 12pt; text-decoration: none; text-align: left; }table { }td { border-collapse: collapse; text-align: left; vertical-align: top; }p, h1, h2, h3, li { color: rgb(0, 0, 0); font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12pt; text-align: left; }
</style>
<br />
<div>
L'altro giorno ho avuto una (solita) discussione con una mia amica.<br />
Mi lamentavo del fatto che qui, in Giappone, non riesco ancora a fare il lavoro che facevo da anni in Italia, mentre lei riesce a farlo (lo stesso mio), sebbene, prima di arrivare qui, non ne avesse esperienza.<br />
Si è un pò arrabbiata.<br />
Mi ha spiegato che anche lei, prima di arrivare ad avere una vita accettabilmente gratificante e serena, ci ha messo del tempo. E quindi dovrei ritenermi fortunato, perché ho la possibilità di studiare la lingua a scuola, e benché faccia il cameriere, ho trovato subito lavoro grazie alle persone che mi hanno aiutato.<br />
Le sue parole mi stanno facendo riflettere.<br />
Vivere qui è come ripartire dal Via del Monopoli, bisogna rifarsi tutto il giro daccapo.<br />
E' come tornare bambini.<br />
Da bambini si impara a parlare, ad esprimere a parole le emozioni che coviamo dentro e che non ci sappiamo spiegare. Allora pian piano, mentre il nostro lessico aumenta, cerchiamo di esporre le nostre emozioni agli altri, con la speranza di capirle meglio anche noi.<br />
Amore, paura, felicità, noia, rabbia. A volte, quando non riuscivo ad esprimere questi stati d'animo in giapponese, mi sentivo un deficiente. Sapevo cosa volevano dire, ma non riuscivo a farmi capire; era come non provare niente. Come essere un neonato che ha sete, ma riesce a dire solo «bumba, bumba, bumbaaa».<br />
Non è solo una questione di lingua. Anche le amicizie, le esperienze, la cultura, in qualche modo si resettano.<br />
Anche solo andare a farsi una birra con gli amici può essere difficile.<br />
Perché gli amici sono a 20.000 km di distanza, e bisognerebbe farsene di nuovi.<br />
Ed è tre volte difficile, perché è già arduo trovare nel proprio paese qualcuno che si ama, e si stima al punto tale da chiamarlo amico. Inoltre ci vuole tempo; a volte credo non basti tutta la vita. E bisognerebbe capirsi bene, anche al di là dell'abilità e dell'uso linguistico, culturalmente intendo.<br />
A volte è difficile vivere lontano, non impossibile, ma difficile.<br />
Tutti noi siamo qualcosa per qualcuno. Un punto di riferimento, un amore, qualcuno da odiare.<br />
Esistiamo e semplicemente, in qualche modo, anno dopo anno, troviamo il nostro posto nel mondo. Che ci piaccia o no.<br />
Distanti da casa, stranieri in terra straniera, tutto questo sparisce. <br />
Va cercato dal principio. Plasmato ed imparato come se non ci fosse mai stato un passato.<br />
Come qualcuno appena venuto al mondo, che improvvisamente prova le emozioni e le esigenze di un adulto.<br />
Forse era questo che intendeva la mia amica.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC_CpDXrUvRUkED_Ifbyb4dvfPn30CP9qeaXubPzXKF4PYIuv7bgIVfxsbZNnyxPoaI5GYkRsfeQiWzQDrzexeCmrsIE894j9c03iPaONar36l88Jg-gILay6TmvgUCpmZH2W5F2WlfWA/s1600/scale+kamakura.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC_CpDXrUvRUkED_Ifbyb4dvfPn30CP9qeaXubPzXKF4PYIuv7bgIVfxsbZNnyxPoaI5GYkRsfeQiWzQDrzexeCmrsIE894j9c03iPaONar36l88Jg-gILay6TmvgUCpmZH2W5F2WlfWA/s320/scale+kamakura.JPG" width="320" /></a></div>
<i>Porta (in questa foto, le scale) itineris dicitur, longissima esse<br />NdMe. Le lunghissime scale, da togliere il fiato, a Kamakura.</i></div>UomoDiSabbiahttp://www.blogger.com/profile/08732394616835341096noreply@blogger.com0Kamakura, Prefettura di Kanagawa, Giappone35.3192254 139.546686835.2674009 139.4677228 35.3710499 139.62565080000002