martedì 27 marzo 2012

Diario di un emigrante I


L'Italia non l'ho mai voluta visceralmente, mai sentita la passione travolgente dell'innamorato. L'ho amata più che altro come fa una madre con una figlia scapestrata e un pò mignotta: non capisco come ha fatto a venir su così (non mi pare colpa mia), ma cerco di aiutarla a modo mio.
C'ho provato non per l'Italia, ma per chi l'Italia la abita. Perché dopo tutto sono una persona fortunata: ho una famiglia alle spalle che tante volte m'ha salvato. Molti però non ce l'hanno, e nelle notti insonni io mi pensavo loro :"Non ci fosse la mia famiglia, i miei amici, che farei? A chi potrei chiedere, non aiuto, ma una possibilità?". La risposta era ed è inevasa. Questo più mi spaventava, l'abbandono. Mi è sempre sembrato che la risposta della nostra figlia Italia (perché, e sia chiaro, noi non ne siamo i figli, ma i genitori) sia: "se riesci arrangiarti a modo tuo va bene, se no non contare su di me".
Allora c'ho provato a spendermi un pò per i miei fratelli, a dare un pò del tempo e della fortuna che avevo. Ho provato a modo mio. Ho provato a 25 anni. Forse pochi per essere genitore. Mi sono buttato passionale ed inesperto nel sociale: insegnamento a migranti, supporto ai rom, insegnamento all'università, lavori nelle scuole. Calci in culo  da tutte le parti. Sarà che noi genitori, di questi tempi abbiamo tanti impegni e preferiamo far crescere i figli per conto loro, quindi se uno si azzarda a prendere per le orecchie la figlia traviata, viene visto male da tutti gli altri parenti. Perché così si rompe solo i coglioni, sta figlia è perduta ed è meglio pensare solo a stare bene per conto proprio, così mi hanno detto.
Mi pare di essere tornato al 1870... Garibaldi grazie e arrivederci, se non ti omologhi al regio pensiero fuori dai coglioni, per piacere!
Garibaldi in Francia, io in Giappone.
O meglio Tokyo, che non è Giappone.  E' Tokyo e basta.
E' un posto veloce e cangiante, pieno di possibilità. Per ora mi tollera come fa uno zio impegnato e un pò razzista, col nipote adottato che lo è andato a trovare e che si da da fare.

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