lunedì 4 giugno 2012

Un nuovo motivo - Capitolo V (continuo III)

Oggi solo libro. 
Non ho voglia di raccontare la 'vitaccia' mia :p


Tornano un po' tutti in queste pagine.
Siamo a quota 39, quando passerò le 50 sarò sicuro di finirlo. E' una barriera psicologica più che altro.
Però, come diceva Murakami (me lo citò una mia amica) "Quando inizio un libro poi mi prende l'ansia di morire prima di finirlo, quindi scrivo con tutte le mie forze"...
Come sempre ogni commento è più che gradito :)


Capitolo V (Continuo - parte III)


La guardò per qualche secondo come in attesa di una risposta, ma dietro le ciglia appesantite dal rimmel avvertì solo un odio inaspettato.
Spostò la visuale sul suo braccio scoperto, lo fece scendere lento, si sentiva intorpidito come quando si svegliava la mattina dopo una notte di alcool e droghe. All'altezza del gomito vide due tubi di plastica che gli partivano dalle arterie, li ripercorse sino a trovare due flebo accanto al letto. Dai colori una sembrava di sali e l'altra di sangue, doveva aver subito una trasfusione.
Riprese a sondarsi da dove aveva interrotto, arrivò alla mano e poi al polso.
Aveva una garza imbrattata di sangue al posto del pollice. I ricordi di quanto accaduto tornarono in lui così inaspettati da fargli vivere in un momento tutto il dolore che doveva avere evitato grazie alla morfina dell'anestesia.
Mentre si mordeva ad occhi chiusi il labbro per non gridare gli fece male anche la guancia: uno schiaffo, un altro. La ragazza gli era arrivata sopra mettendosi cavalcioni sul letto e lo stava colpendo come una furia.
«Bastardo! Tu non sai quanto l'ho cercato, quanto l'ho aspettato! Ed ora che è tornato va a finire sotto una macchina per un bastardo, un niente come te! Ci dovevi essere tu al suo posto, tu dovevi essere in coma! Ma te la faccio pagare, ti ammazzo adesso con le mie mani!»
Remo aveva ancora in corpo gli antidolorifici dell'operazione, ciononostante riuscì a sollevare il braccio buono e a bloccare i colpi della ragazza: da quando aveva 'rilevato' la macelleria del padre si era costruito un fisico considerevole a forza di sollevare quarti di bue, e quando era stressato ci faceva anche un pò di  boxe  immaginandosi di essere Rocky.
Lei lo guardava con disprezzo, sembrava dovesse riversargli addosso tutta la rabbia che aveva accumulato fino a quel momento.
Alzò il braccio che aveva ancora libero e lo fece ricadere con tutta la propria forza sulla guancia sinistra di Remo; questo per tutta risposta non batté ciglio, si limitò a fare un movimento improvviso con le anche disarcionandola.
Finì col culo per terra, ansimante.
Remo sbottò «Ah regazzì, ma si può sapere che cazzo vuoi? Chi t'ha mai visto a te?!? Se non te levi prima de subito chiamo 'e guardie, capito?!».
Lei continuava a tenere gli occhi posati, incollati su lui con tanto di quel rancore che Remo si sentì attraversato da parte a parte dal profondo delle ciglia nerissime.
«Non ti scomodare, animale. Lo so che stavi facendo nella tua 'premiata ditta' prima dell'incidente, e lo sa pure la polizia. L'unica cosa positiva per te è che quello che ti faranno loro non sarà mai nemmeno lontanamente paragonabile a quello che ti farei io. Mi fai pena. Sei il peggior fallimento della natura, mi vergogno di appartenere alla tua stessa specie.»
Si rimise in piedi ed uscì voltandogli le spalle, Remo non riuscì a dire niente; in un minuto gli aveva rivoltato la coscienza, e lo aveva fatto così bene senza nemmeno conoscerlo che si sentì come un bambino sorpreso dai genitori a fare qualcosa che non dovrebbe.
La ragazza attraversò a lunghi passi il corridoio, prese le scale che scendevano fino al piano interrato facendosi largo in mezzo alle barelle vuote fino al reparto di terapia intensiva. All'ingresso un'infermiera bassa e tarchiata con il mento ricoperto di peluria provò a sbarrarle la strada; fece finta di non vederla e tirò dritta senza modificare l'andatura, come l'ebbe passata senza girarsi bisbigliò «Se solo provi a fermarmi ti stendo qui e adesso...».
Entrò nella stanza dov'era il ragazzo, nessuno oltre lui, solo un'altra infermiera che controllava il monitor con le sue funzioni vitali. Era molto più giovane dell'altra, sui venticinque, eppure doveva avere una sensibilità particolare perché appena la vide capì subito i suoi sentimenti «Sei la ragazza, vero?» disse «Senti, solo dieci minuti, e se succede qualcosa devi chiamarmi subito, sennò passiamo guai tutte e due capito? E levati quello sguardo da 'odio il mondo' di dosso, anche se dorme le tue emozioni le capisce le stesso... Ah e senti, in tasca aveva solo questo foglietto, niente documenti, niente soldi, niente cellulare...niente. Tienilo, magari tu sai cos'è, dopo mi spieghi però...
Il viso finalmente le se distese in un sorriso, e il verde degli iridi parve per un poco liberarsi dalla stretta del trucco, rispose solo «Grazie» a bassa voce.
Quando rimasero soli gli prese la mano e le sembrò che il loro tempo non fosse mai passato...
Pianse piano, il mascara si sciolse e si mescolò alle lacrime scendendo fino al mento; le guance, gli occhi e tutto il viso sembravano più leggeri, sfumati nero acquerello.
La porta della stanza si aprì, eppure non erano passati che pochi minuti... Sulla soglia c'erano Antonello e il Bianco con un'espressione sospesa fra il funereo e il sollevato.
Li guardò piena di sorpresa «Ma come avete fatto a...»
Antonello continuò per lei «Siamo arrivati appena saputo, l'incidente e la macelleria stanno mandando in fibrillazione tutte le comari del quartiere. E poi deve ancora nascere l'infermiera che resiste al fascino del capoccione pelato del Bianco».
Si strinsero in un abbraccio a tre.
«Ci siete mancati Lù, tutti e due» le dissero all'orecchio, «Si, anche voi» rispose.
Sciolsero l'abbraccio spontaneamente come ci si erano uniti, ma si sentivano legati da qualcosa di più profondo che dei gesti fisici.
Antonello aveva paura di parlare di Stefano: di fronte alle situazioni complicate di solito perdeva le parole e cercava di sdrammatizzare facendo il cazzone «Oh comunque non te se può vedè così, ma che hai combinato in quest'anno? Ti sei girata tutte le fiere del 'dark' d'Italia?». A Luna scappò una risate liberatoria, era felice di rivedere una parte della sua vita messa da parte da lungo tempo.

3 commenti:

  1. Complimenti per l'impegno, non è da tutti questa costanza ;)


    blogdelloscrittore.blogspot.com

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    1. Ciao Giuliana.
      La costanza non l'ho mai avuta, poi è arrivata da sola. Credo che le cose ci trovino da sole quando è il momento, non serve cercarle.
      Comunque pure tu mica scherzi ad aggiornamenti eh, complimenti a te!

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  2. bellissimo il tuo blog =)
    complimentoni

    un elfico saluto

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