lunedì 23 aprile 2012

Un nuovo motivo - Parte I

Cambio il blog. L'emigrazione non interessa. Voglio inseguire quello che mi è sempre piaciuto e che non ho mai avuto le palle di affrontare. Adesso voglio scrivere di quello che mi è vitale come l'aria . Ogni settimana pubblicherò un capitolo, e se non le leggerà nessuno non importa. Va fatto e basta. Se avete qualcosa da voler far leggere, fatemelo sapere e pubblichiamo una rubrica.


Ragione (e prefazione)


La morte è una di quelle cose che non capiremo mai finché siamo in vita.
Ci si potrebbero scrivere mille libri sopra, e ci rimarrebbe ancora oscura e inesplorata. 
E' un pò come l'amore, o il comunismo, tutti ne hanno scritto (o hanno pensato di esserlo), ma nessuno l'hai mai capito completamente.
E fa un pò ridere, perché appena iniziamo a pensare, appena non siamo più dei bambini insomma, capiamo che nella vita è proprio questo l'unico approdo sicuro e inamovibile. L'unica cosa che dopo il peccato originale, avremo tutti in comune, senza margine di differenza.
Ed è proprio per questo che ne voglio scrivere, ne devo scrivere. Perché capita che quando qualcuno di caro ci muore, dopo un pò dimentichiamo, ma la sensazione di precarietà, di impermanenza delle cose, quella non la dimentichiamo, non va più via.
E ce la porteremo dentro tutti, finché non chiuderemo gli occhi pure noi.


Cap. I


Remo nella vita di calci in culo ne aveva presi tanti, così tanti da fargli capire subito che quella non sarebbe stata una mattina come le altre. Capita che quando una persona affronta un certo numero di situazioni, capisca al volo quali sono quelle buone e quelle no. Lo percepisce appena poggia il piede fuori dal letto dopo essersi svegliato; dall'aria che discreta, gli passa sottopelle; dal sole che gli batte sulla testa. 
Ed era proprio il sole che non lo convinceva.
Erano soltanto le sette del mattino e non faceva caldo, per essere agosto, ma in cielo non c'era una nuvola, e il sole brillava in un modo così strano da renderlo inquieto.
Una luce forte e fredda che gli si attaccò addosso come uscì di casa.
Gli ricordava quella dei duelli all' «OK Corral» dei film western che vedeva da bambino assieme allo zio, dove quando due pistoleri si affrontavano, era proprio la luce a fare la differenza, e chi l'aveva alle spalle quasi sempre vinceva.
Solo che al posto dell'erba rotolante, davanti a lui passavano macchine, e da qualsiasi parte cercasse di girarsi, gli sembrava di averlo sempre in faccia.
Poteva pensare quanto voleva che quella non fosse la mattina «giusta», che sarebbe stato mille volte meglio voltare le scarpe e tornarsene a letto, sotto il fresco rassicurante delle lenzuola. Ma la verità è che non aveva scelta, e al negozio doveva andarci per forza, che gli andasse oppure no. 
Gli tornò in mente un termine giapponese che aveva letto ai tempi dell'università «Shōganai», che tradotto vuol dire «non avere opzioni. Accettare la cosa così com'è, perché per quanto ti puoi sbattere, deve andare così e basta».
Fu con quello stato d'animo «d'inevitabile» che si incamminò, cupo ed inquieto, attraverso i vicoli in penombra. Non salutò le massaie che sbattevano le coperte alla finestre come era solito fare, e nemmeno salutò l'ottugenaria Sora Maria, che da quando le era morto il marito dieci anni prima, alle otto e mezza in punto andava tutti i giorni a fare le compere da lui, perché a parte il dottore che le curava i reumatismi e le sue colonie di gatti vecchi e rognosi, non aveva nessuno con cui parlare. Affrontò il km a piedi che lo separava dalla bottega tutto d'un fiato, cercando di non pensare a niente e di fare meno rumore possibile, come a non volersi far notare dal destino. 
Non fumò nemmeno, e per lui, da quando aveva iniziato, dopo il caffè era come una religione.
Quando, come sempre alle sette e trenta, arrivò sotto l'insegna della «Premiata macelleria Gentile e figlio» si accorse senza bisogno di aprire la serranda che qualcosa di brutto, terribile e importante, si era guastato. E non sarebbe stato affatto semplice aggiustarlo. Le sensazione che si portava dietro da quando era uscito, gli sgusciò in un lampo da sotto la pelle sin dentro le ossa.

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